L’Aja: rivelazioni sul caso Simatovic
Fonti in possesso di Iwpr proverebbero il collegamento diretto tra i Servizi Segreti di Belgrado e i crimini di guerra commessi in Bosnia e Croazia
Di: Emir Suljagic, L’Aja (da: Tribunal Update 315, 26-30 Maggio 2003)
Tradotto da: Carlo Dall’Asta
Secondo la documentazione in possesso di Iwpr, gran parte dei gruppi paramilitari che combattevano dalla parte dei Serbi di Bosnia e di Croazia tra il 1991 e il 1995 sarebbero stati organizzati, sostenuti e finanziati direttamente da Belgrado. Il processo in corso nei confronti degli ex ufficiali dei servizi segreti di Belgrado Simatovic e Stanisic, arrestati dalla polizia serba nel quadro della inchiesta sull’omicidio del premier Djindjic e poi estradati all’Aja, potrebbe portare a dimostrare il legame esistente in quegli anni tra il regime di Milosevic e la pulizia etnica. Pubblichiamo questo articolo scritto da Emir Suljagic per l’Institute for War and Peace Reporting (IWPR)
Iwpr ha preso visione di documenti che dimostrano che l’imputato al Tribunale dell’Aja Franko Simatovic, ex comandante dei servizi segreti serbi(DB), ha giocato un ruolo di primo piano nell’inviare migliaia di paramilitari serbi a combattere in Croazia e in Bosnia.
Secondo i documenti che Iwpr ha ottenuto da fonti occidentali, il DB finanziava e comandava i vari gruppi paramilitari che commisero la maggior parte della pulizia etnica e dei crimini di guerra in Croazia e in Bosnia.
Non è chiaro se le carte siano state date all’accusa. Se così fosse, aumenterebbero enormemente le possibilità dell’accusa di far testimoniare Simatovic contro Milosevic, in cambio di uno sconto di pena, dicono gli esperti legali.
Simatovic era apparso davanti al tribunale il 2 giugno e si era proclamato non colpevole per tutte e cinque le sue imputazioni.
Accusato di crimini contro l’umanità e violazioni delle leggi e delle consuetudini di guerra, Simatovic è apparso calmo, benchè un po’ logorato dopo due mesi di prigionia a Belgrado.
Simatovic fu arrestato in marzo dalla polizia serba nel quadro delle indagini sull’assassinio del primo ministro Djindjic. Il Tribunale Internazionale ha emesso un atto di accusa nei suoi confronti il 1° maggio. Simatovic è stato estradato all’Aja il 30 di quello stesso mese.
Simatovic, che un tempo guidava il dipartimento informazioni dei servizi segreti, cui faceva capo la famigerata unità dei Berretti Rossi, era un uomo di fiducia del capo del DB, Jovica Stanisic. Nella metà degli anni novanta, i due erano considerati i più fedeli alleati di Slobodan Milosevic.
L’atto d’accusa contro Simatovic sostiene che, in quanto capo dell’unità di intelligence del DB, aiutò a "costituire, finanziare, rifornire e sostenere unità speciali dei servizi segreti". Queste includevano non solo unità speciali ufficiali della polizia, ma anche una gamma di gruppi paramilitari che erano in effetti comandati dal DB.
Il materiale in possesso di Iwpr descrive presunti incontri tra ufficiali serbi di Bosnia e le loro controparti in Serbia, intercettazioni telefoniche e diari; tutto questo concorre a suggerire che Simatovic ebbe un ruolo principale nell’inviare diverse migliaia di volontari serbi a combattere in Bosnia e in Croazia come membri delle Tigri, della Guardia Serba, del Movimento Cetnico Serbo, delle Aquile Bianche, della Guardia Nazionale Serba, come anche in gruppi paramilitari meno noti come le Vespe Gialle o i Lupi Grigi.
Uno dei documenti sembra essere un rapporto di Velibor Ostojic, uno stretto alleato di Radovan Karadzic, che descrive dettagliatamente un suo incontro del 1991 con l’allora primo ministro serbo Radoman Bozovic. Il rapporto, che si pensa sia stato preparato da Ostojic prima dell’inizio della guerra in Bosnia, dice che Belgrado pianificava di fornire equipaggiamento militare ed istruttori alle forze serbe bosniache.
Il materiale in possesso di Iwpr sembra dare un quadro dei legami tra Serbia e leadership serbo bosniaca prima della guerra come di legami non incidentali ma centrali, e indica la implicazione sia di Simatovic che di Stanisic nei preparativi della guerra.
Le intercettazioni telefoniche descritte nei documenti includono presunte conversazioni tra Karadzic e Stanisic del 1991 in cui il capo del DB dice: "Abbiamo fatto un buon lavoro", riferendosi ai preparativi per la guerra. Inoltre Stanisic si riferisce presumibilmente a Milosevic come al "grande capo".
In un’intercettazione Stanisic riferisce i saluti di Simatovic a Karadzic dalla linea del fronte in Croazia, e si dice sicuro che Karadzic e Simatovic avranno occasione di "lavorare insieme" in futuro.
Un’altra intercettazione sembra dimostrare che gli uomini di Simatovic erano impegnati in operazioni nel giugno del 1995, nelle vicinanze di Sarajevo. Nell’intercettazione, un distaccamento di polizia dalla Serbia chiamato Caimano, che combatteva intorno a Trnovo nel giugno 1995, riferisce di aver fatto due vittime.
L’intercettazione suggerisce che all’inizio di luglio 1995, mentre le forze serbo bosniache attaccavano Srebrenica, gli uomini di Simatovic erano ancora intorno a Sarajevo, a combattere sul monte Treskavica. Si ritirarono a Belgrado nell’ultima settimana di luglio.
Un altro documento si ritiene essere un diario delle operazioni del 1995, "il diario di un ufficiale in servizio che meticolosamente descrive nei dettagli operazioni militari", per l’Operazione Ragno, nome in codice per l’assistenza che l’esercito e la polizia serba portarono alle province autonome separatiste di Fikret Abdic nella Bosnia occidentale.
Il diario riporta che diverse centinaia di militari della polizia speciale sotto il comando di Simatovic furono mandati a Velika Kladusa, la capitale della regione ribelle, per aiutare Abdic. Tra questi le Tigri, comandate da Milorad "Legija" Lukovic, famigerato capo paramilitare ora ricercato da Belgrado nel quadro delle inchieste per l’assassinio Djindjic, e i Berretti Rossi sotto il comando di Radojica Bozovic.
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