La voglia di rivalsa del “Sogno georgiano”
La voglia delle autorità georgiane di castigare in modo esemplare i leader del governo precedente comincia ad entrare in conflitto con la politica internazionale del paese. Un’analisi
È evidente che, nonostante un generale ammorbidimento della retorica e l’apertura del mercato russo, la Georgia rimane orientata verso l’Occidente. Questo è testimoniato da una serie di elementi: la firma dell’accordo di associazione con l’UE, il desiderio di elevare lo status delle relazioni del paese con la NATO, la partecipazione della Georgia in tutti i grandi progetti trans-Caspio bypassando la Russia (oleodotti, ferrovie, transito) e molto altro.
Tuttavia, in questa situazione, l’Occidente critica sempre più apertamente Tbilisi per la persecuzione dei dirigenti del partito precedentemente al governo, il "Movimento Nazionale" ora all’opposizione.
Le motivazioni del governo georgiano
Il governo attuale ha diversi motivi per perseguire con fermezza i "nazionali".
Primo, lo chiedono i sostenitori più radicali del governo stesso che sebbene non molto numerosi, sono coloro che più attivamente sostengono il partito “Sogno georgiano”. Secondo tutti i sondaggi, la battaglia contro il "Movimento Nazionale" non è una priorità per la maggioranza dei cittadini georgiani, compresi quelli che hanno votato per l’attuale governo. Inoltre, diverse prove di forza dei radicali sono fallite: poco tempo fa hanno indetto una manifestazione invitando la partecipazione di "tutti coloro che vogliono farla finita con il Movimento Nazionale", ma a presentarsi sono state solo poche centinaia di persone, per lo più attivisti che costantemente parlano di questo argomento in TV. Nonostante questo, il governo è costretto ad andare incontro ai desideri di questo gruppo.
In secondo luogo, l’attuale governo fatica a fare fronte alla propria responsabilità principale: la soluzione dei numerosi problemi che affliggono il paese. Per distogliere l’attenzione da questa situazione è necessario "un lungo e appassionante show". Inoltre, il precedente governo viene incolpato per tutti i fallimenti di quello attuale: le cose andrebbero male perché “nazionali” nascosti organizzano sabotaggi nelle agenzie governative, preparano una nuova rivoluzione, studiano a Kiev il metodo "Maidan", raccolgono le armi e così via. In ogni caso, nessuna delle accuse è mai stata provata, nemmeno in minima parte.
Terzo, molti fra i leader del "Sogno georgiano" credono che i “nazionali” debbano essere puniti per reati veri e incontestabili.
Il risultato è che tre leader del "Movimento Nazionale" sono sotto inchiesta, mentre l’ex presidente Saakashvili è sotto processo.
Nonostante il fatto che la maggior parte delle accuse possa avere un fondamento, non c’è dubbio che si tratti di una questione politica: tutto avviene in modo troppo rumoroso, troppo emotivo, e troppo spesso il primo ministro si lascia andare a dichiarazioni che possono essere interpretate come pressioni sulla magistratura.
In questa campagna c’è anche qualcosa di personale: ad esempio, la Procura della Georgia ha reso pubblico l’acquisto da parte di Saakashvili di un farmaco per la prostata a 150 euro a carico dello stato. È chiaro che questo gesto aveva lo scopo di umiliare l’ex presidente, cosa che non aumenta il grado di fiducia nel governo attuale da parte della comunità internazionale.
La reazione occidentale
Sin dal primo giorno di governo del “Sogno georgiano”, Stati Uniti ed Europa hanno fatto capire ai leader della coalizione che, a loro avviso, non era il caso di perseguire i dirigenti dell’ex partito di governo. E il punto non è che l’Occidente sia sotto l’influenza dei PR di Saakashvili e non sappia ciò che è realmente accaduto durante i 9 anni di "Movimento nazionale".
In realtà, tutti sanno quanto contraddittori siano stati quegli anni. Ci sono però alcune ragioni per cui l’Occidente difende incondizionatamente i “nazionali”.
Primo, l’Occidente ricorda bene in quale terribile condizione si trovasse la Georgia nel 2004: uno stato totalmente fallito, immerso nel caos, corruzione e criminalità. Nel 2012, quando i “nazionali” hanno perso le elezioni, la Georgia era già uno stato che prendeva forma, con un bilancio, una struttura forte e organizzata, criminalità minima e praticamente senza corruzione, con l’eccezione della cosiddetta "corruzione d’élite", soprattutto nei bandi per i lavori pubblici.
In Occidente sono ben consapevoli del fatto che fare tale percorso in modo pulito, con i guanti bianchi e senza flagranti violazioni della legge è praticamente impossibile. Ecco perché nonostante tutto Unione Europea e Stati Uniti, sulla base dell’esperienza e sopravvissuti essi stessi a molti disastri, sono dell’idea che quel periodo sia stato più positivo che negativo.
In secondo luogo, prima delle elezioni del 2012, quando era chiaro che il Movimento Nazionale avrebbe perso, l’Occidente ha fatto di tutto per garantire che si facesse da parte in silenzio, senza resistenza, promettendo in cambio ai leader l’immunità. Americani ed europei credevano che il primo precedente di cambiamento politico pacifico e costituzionale in Georgia fosse molto più importante della condanna o meno di singoli funzionari.
In terzo luogo, nella regione ci sono molti altre regioni in cui l’Occidente sta cercando di ammorbidire i regimi per renderli più democratici e liberali: l’Azerbaijan, l’Asia centrale, ed anche la Russia. E questo solo nella regione. Per tutti loro, un eventuale arresto del precedente capo di stato è l’argomento più convincente per non permettere alcuna liberalizzazione: "Se l’Occidente non è in grado di difendere Saakashvili, che era il suo uomo, allora che cosa sarebbe di noi?".
Ecco perché, quando sono cominciati gli arresti dei “nazionali”, quando si è fatto il primo passo del processo contro Saakashvili, l’Occidente ha cominciato a lanciare discreti avvertimenti, all’inizio attraverso figure autorevoli come John McCain, Carl Bildt, alti funzionari UE e i leader di Polonia, Ungheria, Paesi baltici.
L’attuale governo, per il quale la posizione dei suoi radicali sostenitori è più importante di quella degli alleati occidentali, ha reagito nervosamente alle osservazioni, con dichiarazioni quali "i nazionali hanno indotto in []e gli europei e gli americani", "l’Occidente non è al corrente dei fatti" e così via.
Il caso è a volte arrivato alla villania conclamata: ad esempio, rappresentanti del "Sogno georgiano" hanno accusato il ministro degli Esteri svedese Carl Bildt di essere stato corrotto da Saakashvili, e per questo lo difenderebbe tuttora.
In definitiva, l’attuale governo della Georgia ha ricevuto un chiaro avvertimento sulla necessità di fermare la resa dei conti tramite adeguate dichiarazioni del Dipartimento di Stato e la risoluzione del Consiglio d’Europa, che già richiede apertamente una revisione della politica attuale.
Prospettive
Naturalmente, nonostante tutto questo, l’Occidente rimane amico e alleato della Georgia, e la politica di UE e Stati Uniti nei confronti di Tbilisi rimane in gran parte invariata.
Oggi possiamo supporre che tutte queste dichiarazioni siano solo un avvertimento, ma va ipotizzato che, con l’inasprimento delle azioni del governo contro il Movimento Nazionale, il tono degli alleati occidentali possa inasprirsi.