La tigre turca va in Georgia

La Turchia è il principale partner commerciale della Georgia. Una questione che a Tbilisi entra fortemente anche nel dibattito politico, in particolare in periodo pre-elettorale. Perché c’è chi paventa l’invasione economica e chi agli "ottomani" preferirebbe i russi

13/09/2012, Tengiz Ablotia - Tbilisi

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Il confine tra Turchia e Georgia, Sarpi (goggins world/flickr )

Alla vigilia delle elezioni politiche in Georgia, fra i temi più controversi ricompaiono le relazioni turco-georgiane.

Negli ultimi anni le autorità georgiane hanno fatto tutto il possibile per riavvicinare il paese alla Turchia, che non solo è tra la più potenti forze economiche della regione, ma anche la quindicesima economia al mondo (e in forte crescita). Questo però preoccupa l’elettorato nazionalista ed è divenuto un elemento di scontro nel dibattito politico tra governo e opposizione. 

Le riserve dell’opposizione

L’opposizione nutre diverse perplessità in merito al riavvicinamento alla Turchia. Per cominciare, ritiene la Georgia terreno di conquista economica per la Turchia, in particolare in Agiaria, regione turistica di frontiera sulla costa del Mar Nero. I nazionalisti affermano che non vi siano più imprese georgiane e che tutti i guadagni e i posti di lavoro vadano ai turchi, mentre la popolazione georgiana vive nella miseria.

A questo si aggiunge il fattore religioso: il governo georgiano sta negoziando con la Turchia per il restauro di diverse chiese georgiane situate in territorio turco e Ankara si impegna solo a condizione che nella capitale dell’Agiaria, Batumi, patria di un buon numero di musulmani, si costruisca una moschea. Questo suscita grande insoddisfazione nei credenti, che vedono nell’iniziativa un tentativo di espansione religiosa da parte turca. Contro la costruzione della mosche, nel corso della primavera si sono tenute a Batumi anche azioni di protesta .

In generale, una certa turcofobia esiste dal primo giorno di indipendenza della Georgia, quando uomini d’affari provenienti dai paesi limitrofi hanno iniziato a farsi strada a Tbilisi e Batumi. Allora si diceva che "la Turchia ci vuole invadere", ma vent’anni sono passati senza che vi fosse alcuna invasione. Di tanto in tanto queste paure si placano, per poi amplificarsi soprattutto in periodo pre-elettorale, in particolare negli ultimi anni: per l’opposizione la minaccia dell’"invasione" turca è uno degli argomenti contro il governo, che avrebbe venduto il paese agli stranieri.

Inoltre, il sentimento anti-turco è diffuso nella popolazione filo-russa, per cui gli attacchi alla Turchia sono un modo per rafforzare le simpatie per il popolo “correligionario” di Mosca e suscitare ostilità per quello "ottomano".

La risposta delle autorità

Le autorità georgiane hanno sempre reagito nervosamente a questi attacchi, sia perché in contrasto con la loro ideologia, lontana dai valori tradizionali, sia perché la Turchia è il principale partner economico della Georgia. I turchi sono anche al primo posto per numero di visitatori nel paese (657.339 persone nel periodo gennaio-giugno 2012) e presenze nella stagione turistica, soprattutto sulla costa del Mar Nero, dove il loro interesse principale sono i numerosi casinò, vietati in Turchia.

I rappresentanti delle autorità ritengono i timori sulla dominazione turca in Agiaria molto esagerato. Ad esempio l’hotel "Radisson", il più grande della regione, appartiene al gruppo georgiano "Via della Seta", che non ha alcun legame con la Turchia. Anche l’hotel "Kempinski", attualmente in fase di costruzione a Batumi, è di proprietà di investitori georgiani.

Naturalmente in Agiaria ci sono molti alberghi, ristoranti e luoghi di intrattenimento turchi, ma il business georgiano non è certo meno rappresentato. Inoltre, l’attività degli investitori turchi è visibile soprattutto a Batumi, al confine con la Turchia, mentre Kobuleti, la seconda città più popolosa della regione, non suscita in loro particolare interesse. Lì non vi sono aziende turche, né grandi né piccole, forse perché la maggior parte dei turisti e degli investitori stranieri a Kobuleti sono armeni. Per questo le autorità georgiane considerano le accuse di svendita del paese alla Turchia sciocche, miopi, populiste e unicamente volte a screditare la politica economica del governo.

I rapporti economici

Dal primo giorno di indipendenza, la Turchia è sempre stata un importante partner economico della Georgia.

Nel periodo gennaio-giugno 2012, il giro d’affari con la Turchia ammontava a 741,1 milioni di dollari (15% degli scambi commerciali totali), circa il 10,6% in più rispetto al periodo gennaio-giugno 2011. Dalla Turchia proviene la maggior parte dei prodotti di consumo, materiali da costruzione, abbigliamento, alimenti e tutto ciò che si può acquistare nel paese. Molto spesso non si tratta effettivamente di business turco: nell’importazione di merci turche sono coinvolte anche imprese georgiane.

Allo stesso tempo, le aziende turche sono attive nella costruzione di hotel e infrastrutture, piccole e medie imprese, ristoranti e locali: nel 2008 gli imprenditori turchi hanno investito in Georgia circa 175 milioni di dollari. Al momento, il volume complessivo d’investimenti si è ridotto: nel primo semestre 2012, ammontavano a circa 40 milioni di dollari. Tuttavia, gli investimenti precedenti continuano a funzionare e rendere profitti agli investitori.

Turchia e Georgia hanno una serie di progetti infrastrutturali comuni, il più grande fra i quali è la costruzione della linea ferroviaria Baku-Tbilisi-Kars, che collegherà l’Asia centrale con l’Europa e sarà pronta nel 2013 circa. Società turche sono coinvolte anche nella costruzione di 15 medi e grandi centrali idroelettriche, che in futuro produrranno energia da vendersi anche in Turchia.

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