La stanza bosniaca
Una "stanza bosniaca" ha attraversato mezza Europa, testimonianza della grande arte degli artigiani di Konijc e dell’amore di una famiglia per le proprie radici bosniache
Mi hanno sempre affascinato le storie di chi ha lasciato segni indelebili nelle proprie nuove patrie dove si è “capitati” per il volere del destino. Mi incuriosiscono soprattutto per l’amore spesso dimostrato per le comunità d’accoglienza e per le “terre straniere”.
Le storie in tal senso sono tante. Ve ne sono molte anche in Bosnia, paese che nella sua storia ha accolto figli di tutta Europa.
Una di queste comincia da Norimberga. A raccontarmela Felicitas ed Ado, amici di origine bosniaca. Lei è nipote dei conti Del Mestri, friulani che hanno costruito la Bosnia, città di Banja Luka in primis. Un’altra storia eccezionale che sta aspettando ancora di essere scritta e salvata dall’oblio.
Nel loro appartamento, a Norimberga, è presente una “stanza bosniaca”: è lo studio di traduzioni di Felicitas, tutto arredato con mobilio tradizionale realizzato in Bosnia Erzegovina. Ma come è arrivato in Germania?
La storia incomincia con Hans (Ivan) Winkler, figlio di immigrati austriaci, nato a Sarajevo nel 1900. Hans, dopo aver studiato a Zagabria nel lontano 1934, ormai medico dentista, per lavoro dovette trasferirsi a Zagabria.
Lo stesso anno si era sposato e con la giovane moglie Franciska decise di andare, come viaggio di nozze, a Dubrovnik. Prima di arrivare sulla costa volle però mostrare alla sua sposa la Bosnia. Da nord a sud, passando per la sua Sarajevo.
Il viaggio prevedeva una sosta nella cittadina erzegovese di Konjic. Lì il dottor Winkler, come già deciso prima, intendeva regalare alla moglie qualche pezzo d’arredamento: i mobili in legno intagliati a mano dei virtuosi artigiani di Konjic. Nel periodo tra le due Guerre mondiali erano addirittura 30 le famiglie di Konjic che producevano oggetti in legno e mobilio. Una maestra nell’intaglio che rendeva ogni pezzo unico. Hans Winkler ordinò in quell’occasione l’arredamento completo per una stanza.
La giovane coppia proseguì poi il proprio viaggio di nozze per tornare poi a Zagabria dove Hans Ivan esercitava la professione in un proprio studio odontoiatrico. L’otto dicembre 1934 la stanza prodotta dalla Produktivna Zadruga (Cooperativa produttiva) "Neretva" partì da Konjic per Zagabria. Destinazione Via Livadieva, 16. Lo testimonia tutt’oggi la bolla di spedizione originale conservata per quasi 90 anni nella sua busta. I mobili dei maestri dell’intaglio di Konjic per tutti gli anni della permanenza dei Winkler a Zagabria fecero parte dell’arredamento della loro abitazione.
Nel 1943 il dott. Winkler lasciò Zagabria per trasferirsi a Vienna. Ivan, pur essendo nel pieno della Seconda guerra mondiale, decise di spedire anche i mobili, ormai battezzati come "la stanza bosniaca" al suo nuovo indirizzo viennese.
Per lunghi 50 anni la stanza bosniaca fece sempre parte dell’arredamento di ogni abitazione della famiglia Winkler. Sono indelebili i ricordi della stessa Felicitas di tante vacanze estive e invernali che trascorreva dallo zio di suo padre, Herbert Winkler, non rinunciando mai a trascorrere almeno qualche ora nella "mistica" stanza bosniaca.
Ivan morì nel 1993. Lasciò a Vienna la sua seconda moglie. Non ebbero figli. Il nipote Herbert e la pronipote Felicitas, residenti a Norimberga dove si erano trasferiti da Banja Luka negli anni Settanta, rimasero in contatto con la vedova Winkler non nascondendo mai le intenzioni di acquistare la stanza bosniaca in caso la vedova dovesse decidere di venderla. Volevano che quella meraviglia dell’artigianato bosniaco erzegovese restasse in famiglia.
Nel 2009 la pronipote Felicitas ricevette una lettera da un mittente sconosciuto di Vienna. Era una nipote della vedova Winkler, ormai defunta, ed erede del suo appartamento completamente arredato di cui faceva parte anche la stanza bosniaca. Sistemando la documentazione ereditata la signora trovò anche le lettere di Herbert e Felicitas nelle quali esprimevano il desiderio di acquistare la stanza dello zio.
La nipote della vedova Winkler propose a Felicitas e al padre, se ancora interessati, di venire a Vienna e caricare i mobili, nel frattempo diventati “stanza turca”, senza chiedere in cambio alcun compenso. Così fu. La stanza bosniaca finì così nella casa di Felicitas e del marito Ado. Da Konjic a Zagabria poi a Vienna e da lì a Norimberga.