La sorella segreta

Un viaggio attraverso tutto il ‘900, dalla Grecia agli Stati uniti e ritorno. La deriva di una madre, il dolore dei suoi figli, ciò che non si sapeva in famiglia che infine viene detto. Una recensione

16/10/2014, Diego Zandel -

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(Flickr/Wayne Lo)

Un romanzo breve, poco più di cento pagine, questo della scrittrice greca Fotini Zalikoglu (più precisamente Tsalikoglu) “La sorella segreta”, edito da e/o e tradotto da Maurizio De Rosa. E’ però denso di avvenimenti che attraversano un po’ tutto il Novecento e finiscono per ricordare alcune pagine capitali della storia della Grecia.

Il punto di partenza può essere assimilato a quello dello struggente film di Pantelis Voulgaris “Nyfes”, sceneggiato dalla moglie, la grande scrittrice greca Ioanna Karistiani. E cioè il viaggio di settecento ragazze promesse spose a emigrati greci che vivevano negli Stati uniti e che non intendevano sposare donne appartenenti ad altre nazionalità.

Nel romanzo della Zalikoglu il matrimonio, quello tra Menèlaos Arghiriu e la giovanissima Erasmia, è già avvenuto ed entrambi decidono di partire per l’America, in cerca di fortuna su un piroscafo, il Nuova Ellade, che assomiglia molto a quello del film di Voulgaris, con quelle terribili terze classi immerse nella promiscuità e negli odori abietti e quadri sociali disperati. E in America Erasmia darà alla luce Froso, che a un certo momento, crescendo, deciderà di recidere ogni legame con la terra avita e la sua gente, si dà all’alcol per vivere come in un continuo smarrimento di se stessa, fino al punto di assumere un nuovo nome, quello di Lale Andersen.

Perché? Ed è nel rispondere a questa domanda che il romanzo assume consistenza.

La deriva esistenziale a cui si condanna Froso è il grande dolore dei due figli, Jonathan e Amalia, entrambi di padre ignoto, che la donna ha messo al mondo. E, non a caso, il romanzo comincia con loro e comincia oggi, precisamente alle ore 11 di domenica 20 gennaio 2013, quando Jonathan si trova seduto su un aereo che lo porterà in Grecia alla ricerca delle proprie radici.

E’ la prima volta nella sua vita che va in quella che è la sua terra avita e della quale non conosce una sola parola, una sola persona, perché la loro madre non ha voluto. Il suo, perciò, è un volo carico di timori che lo iniziano a un colloquio ideale con la sorella Amalia che è lì con lui solo virtualmente, nell’immaginazione.

“La sorella segreta”, pertanto, si svolge tutto nella testa di Jonathan. L’America di oggi, la Grecia della crisi finanziaria, la storia della sua famiglia che inevitabilmente s’intreccia con la storia della Grecia: la messa a fuoco di Smirne da parte dei turchi con la comunità greca costretta a fuggire, lo scambio di popolazioni in seguito al Trattato di Losanna, la perdita di Costantinopoli, la dittatura di Metaxas, la Seconda guerra mondiale, la guerra civile, la dittatura dei colonnelli, la loro caduta e la conquista, per la prima volta, della democrazia piena nel corso degli anni Settanta.

E’ straordinario come l’autrice riesca in poche pagine e con il semplice espediente di un viaggio aereo a consegnare al lettore tanto materiale, e a farlo con una intensità che è alimentata dai forti sentimenti che, evocati da Jonathan, emergono sul filo dei ricordi.

E’ altrettanto straordinario, nei pochi tratti che ne danno il racconto – attraverso un’immagine, una battuta, una situazione – il profilo dei caratteri che emerge dai singoli personaggi. Quello di Froso innanzitutto, della quale comunque scopriremo anche il perché della sua scelta. Una storia naturalmente legata al passato della loro famiglia e tenuta segreta per molti anni. Troppi per Jonathan e Amalia, una storia conosciuta quando ormai erano grandi, dalla viva voce della loro nonna.

Devo parlarvi” disse “Voglio raccontarvi una storia che dovete conoscere”. Ti ricordi, Amalia? Eravamo impreparati, le uniche cose che conoscevamo erano quelle che vedevamo, mentre quello che non si vedeva era come se non esistesse per noi. “Avevo una sorella” confessò la nonna…

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