La sfida della Serbia
L’UE ha dato un’ulteriore chance alla Serbia per adempiere agli obblighi con il Tribunale dell’Aja, non sospendendo i negoziati per l’Accordo di associazione e stabilizzazione e prolungando il termine di cattura di Ratko Mladic. La Serbia rimane in gioco, ma le difficoltà non mancano
Dopo l’ultimo turno di eliminazioni, la Serbia e Montenegro è rimasta ancora in gara per la sfida europea. Ma la sua posizione di partenza si è ulteriormente aggravata e il cappello dal quale si tireranno fuori i vincitori del premio nel sempre aperto concorso dell’Unione europea sembra sempre più vuoto. Detto in termini sportivi la Serbia e Montenegro (SM) è pur sempre in gara, ma la notizia migliore è rappresentata dal comportamento della Bruxelles ufficiale, la quale con la decisione di procedere coi negoziati sull’Accordo di associazione e stabilizzazione ha adottato la politica dello stimolo al posto di inasprire le relazioni con Belgrado.
Per la SM la decisione di proseguire i negoziati è importante a più livelli e in misura maggiore per il fatto che l’UE invia un segnale amichevole rinunciando, almeno per un certo periodo, alla politica delle continue pressioni, che senza dubbio si ripercuoterebbe seriamente sulla scena politica interna. Con timore si sono attese le valutazioni di Olli Rehn, commissario dell’UE per l’allargamento, e di Carla del Ponte, noto procuratore del Tribunale dell’Aja le cui visite a Belgrado fanno alzare i capelli ai funzionari serbi. Per alcune settimane vari politici hanno fatto rimbalzare la palla da un’istituzione all’altra, dicendo che l’attuale interesse dello stato è la cattura e la consegna di Ratko Mladic, e che la Serbia lo dovrà comunque fare, nel momento in cui dovesse essere scoperto il suo nascondiglio.
Ad un osservatore attento non può sfuggire che la retorica dei funzionari locali è in qualche modo cambiata, sicché dal mantra che Ratko Mladic non si trova in Serbia si è giunti al definitivo riconoscimento che si nasconde qui da qualche parte tra di noi, che quasi si sapeva o si supponevano i suoi movimenti, e poi che ora è veramente inaccessibile agli organi preposti alla sua cattura che fanno di tutto per localizzarlo e arrestarlo. Il cambio di posizione è giunto anche perché la maggioranza dei cittadini in un modo o nell’altro non credeva che non si sapesse dov’è il noto generale, e non lo credevano neppure i rappresentanti della comunità internazionale i quali, pare, questa volta se ne vanno da Belgrado con la ferma convinzione che presto Mladic si troverà all’Aja.
Tuttavia all’opinione pubblica non è "filtrata" alcuna informazione sulle garanzie che Kostunica ha dato, prima di tutto, a Olli Rehn e a Carla del Ponte. Lo scenario su cui in questi giorni si discute a Belgrado indica che Mladic è stato localizzato e che si sta preparando l’azione per il suo arresto, che gli sono stati congelati tutti i beni, che gli sono stati tagliati tutti i canali di comunicazione con i suoi aiutanti, e quindi che ha già un piede all’Aja. Ciò che accomuna tutte queste voci è che si è in attesa del momento propizio per arrestare Mladic e per consegnarlo. È evidente che la posta sul suo arresto è piuttosto alta, proprio come è evidente che questa posta non ha relazioni solo con un’eventuale destabilizzazione della situazione politica del paese, ma anche col fatto che il generale conosce molte cose e che è pronto a portarsi con sé altre persone la cui implicazione in varie porcherie non è nemmeno nota al pubblico.
Per il momento, quindi, stesso obiettivo e stessa distanza. Mladic non è ancora all’Aja, la SM continua i negoziati con l’UE, il governo non è caduto. Il termine è stato ancora una volta prolungato, e questa volta con la speranza che tutti abbiano imparato almeno in parte la lezione. L’Unione europea finalmente ha capito che i tre binari paralleli, Kosovo, Montenegro e l’Aja, sono un peso eccessivo per l’elite politica locale e che, per quanto riguarda i negoziati, si deve tenere conto anche delle mosse positive che il paese ha realizzato e ciò soprattutto sul piano della preparazione all’integrazione europea. Di ciò è testimone il prolungamento del temine e le dichiarazioni di diversi funzionari che sono state connotate da toni positivi e dalle espressioni di fiducia che la Serbia nel minor tempo possibile consegnerà Mladic e gli altri accusati di crimini di guerra. Olli Rehn ha confermato che la decisione sul proseguimento dei negoziati l’ha presa sulla base dei colloqui con Carla del Ponte e Kostunica, il quale gli ha mostrato la netta convinzione che senza rinvii trasferirà Mladic all’Aja. L’ambasciatore della Gran Bretagna in SM, David Gauen, in una dichiarazione per B92 ha detto di essere "incoraggiato dalla risolutezza mostrata in pubblica dal premier della Serbia affinché il problema della collaborazione con il Tribunale dell’Aja sia risolto" e ha aggiunto che "il capo procuratore del Tribunale dell’Aja ha ottenuto una convinzione molto forte dal governo serbo ee è in attesa che questa convinzione si concretizzi". Una dichiarazione simile è stata rilasciata pure da Anton Nikiforov, il consigliere diplomatico del procuratore del Tribunale dell’Aja, confermando che Kostunica ha dato delle serie garanzie, e che questo elemento va preso in considerazione, aggiungendo che questa volta ha fiducia nel potere serbo e aspetta solo che questo problema venga risolto a Belgrado.
In Serbia la notizia sul proseguimento dei negoziati è stata accolta positivamente e, come ha detto Vuk Draskovic, ministro degli Esteri, una boccata d’ossigeno. Sull’integrazione europea e sui negoziati con l’UE in tutti i partiti del cosiddetto blocco democratico c’è un solido consenso. Tutto il resto è invece terreno di contesa. Così in questi giorni piovono dichiarazioni di vari politici che confermano il loro darsi da fare per la strada europea e si attendono che l’ultimo ostacolo verrà eliminato a breve, con l’obbligatoria presa di distanza che in fondo ciò non dipende molto da loro. Da chi dipenda esattamente, oltre che da Kostunica, non è del tutto chiaro, ma proprio per questo con impazienza si attendono le sue reazioni e il modo in cui Mladic verrà consegnato all’Aja.
È piuttosto interessante analizzare anche alcune altre cose che al primo sguardo non sembrano essere molto collegate con la consegna di Mladic e con il proseguimento dei negoziati con l’UE, ma che forniscono una completa immagine della situazione attuale del paese. Un esempio è il seguente: Kostunica senza accordarsi coi partner di coalizione, e attraverso il Ministero per l’amministrazione statale e l’autonomia locale, ha preso la decisione di sciogliere l’assemblea comunale di Novi Pazar (sud della Serbia). I motivi addotti per una tale decisione sono di carattere procedurale e giustificati con la mancata determinazione del budget dello scorso anno, oltre a []i circa l’adozione del budget di quest’anno. È indicativo che prima di questa decisione l’assemblea comunale abbia indetto un referendum sulla fiducia a Sulejman Ugljanin, che è stato eletto direttamente come presidente dell’assemblea comunale e che ha frenato tutte le decisioni dell’assemblea comunale che è controllata da Rasim Ljajic in coalizione con i radicali. Si specula anche che Kostunica abbia sospeso l’assemblea comunale e abbia introdotto un’amministrazione forzata che possa annullare le decisioni del referendum con cui si deve confrontare Ugljanin, il quale coi suoi due deputati assicura la maggioranza al governo di Kostunica.
Rasim Ljajic ha annunciato eventuali dimissioni da tutte le funzioni statali che ricopre, compreso pure il Ministero per le questioni delle minoranze e dei diritti umani. Il G17 ha espresso insoddisfazione per questa decisione, ma al DSS non hanno prestato particolare attenzione a ciò, sicché il ministro della Giustizia, dalle file del DSS, ha dichiarato a B92 che Labus (uno dei leader del G17 e vice premier di governo) molto di frequente rilascia strane dichiarazioni che non occorre commentare. Nel momento di distribuzione delle forze politiche a pochi è chiaro chi compone il governo, chi appoggia chi e con chi si è stretto un nuovo accordo politico. Sorprende che a Kostunica, come sembra, sia più accettabile bilanciare i molti piccoli partiti, i cui interessi e vanità deve continuamente assecondare per far sì che il governo rimanga in sella, piuttosto che trovare definitivamente un accordo con il DS di Tadic. Ma a giudicare dalle dichiarazioni dell’UE, questo gioco è giunto al termine, e una delle "più forti raccomandazioni" che Rehn ha rivolto a Kostunica è che il DSS e il DS formino immediatamente una coalizione.