La Serbia sott’acqua

I fiumi in Serbia si stanno poco a poco ritirando, ma il pericolo di nuove inondazioni non è ancora passato. Si iniziano a stimare gli ingenti danni causati dalle alluvioni, che hanno compromesso la stagione agricola soprattutto in Vojvodina

26/04/2006, Danijela Nenadić - Belgrado

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Serbia alluvione (Beta)

In Serbia il livello di tutti i fiumi è in diminuzione, ma il pericolo di inondazioni non è ancora passato. Il periodo critico durerà fino alla metà del mese di giugno, per quando è atteso lo scioglimento della neve delle montagne e un nuovo innalzamento del livello dei fiumi della Serbia. Tuttavia, le istituzioni competenti sperano che non ci saranno nuove inondazioni perché ciò potrebbe arrecare dei seri problemi al paese.

Il livello delle acque è stato il più alto mai registrato negli ultimi cento anni in Serbia. I danni lasciati dalle inondazioni non sono ancora stati calcolati con precisione, ma gli organi competenti si aspettano che la somma complessiva potrà essere determinata solo alla fine di giugno quando si ritireranno tutti i fiumi e si stabilizzerà il livello delle acque sotterranee. Tuttavia, fino ad ora i danni arrecati dalle inondazioni e dalle frane in 120 luoghi della Serbia e nella città di Belgrado, secondo le stime della Direzione per le acque, ammontano a 3,11 miliardi di dinari (circa 38 milioni di euro), cifra che rappresenta l’intero ammontare del budget di quest’anno che il governo aveva previsto per gli indennizzi delle inondazioni.

Secondo i dati raccolti sarebbero oltre 3.000 le case danneggiate e oltre 220.000 ettari di terreni coltivabili sono stati inondati. La situazione peggiore è in Vojvodina, granaio della Serbia, dove sarà praticamente impossibile organizzare la semina di primavera. Sull’intero territorio della Vojvodina, ma anche in altre zone del paese è tuttora in vigore lo stato d’emergenza perché gli organi competenti hanno ritenuto che è necessario attendere ancora tre settimane per scongiurare il pericolo di nuove inondazioni e fuoriuscite delle acque sotterranee. Il pericolo maggiore proviene dal Danubio e dalla Sava che per adesso si trovano in lieve ma costante diminuzione nell’intero corso che attraversa la Serbia, mentre si teme pur sempre l’aumento del livello del Tisa in Vojvodina e della Mlava nel distretto di Macva.

In questo momento uno dei maggiori problemi è rappresentato dalla valutazione dei danni causati dalle inondazioni. Perché non esiste un’istituzione centrale che abbia le risorse e le capacità di prendere per le corna questo problema e di censire i danni reali. I dati vengono raccolti sulla base dei rapporti delle commissioni comunali, il che molto di frequente non fornisce un’immagine del tutto precisa della situazione. Secondo le parole della ministra per l’agricoltura Ivana Dulic Markovic i comuni denunciano i danni secondo il principio di denunciare molto di più del danno effettivo per far sì che ottengano dallo stato almeno una parte di denaro necessario al risanamento. Questo paradosso indica la mancanza di fiducia dei poteri locali nei confronti di quello centrale, ma anche l’abitudine di fare le cose parzialmente e senza indicazioni concrete.

Le inondazioni in Serbia hanno suscitato nuovi problemi per il governo e per le altre istituzioni, e la maggior parte delle attività sono state indirizzate proprio a trovare i modi e le finanze per far fronte più adeguatamente ai danni. In questo momento l’attenzione maggiore è rivolta alle cosiddette misure di contenimento delle conseguenze delle inondazioni, ma sempre più insistentemente si sentono le richieste di adottare una nuova strategia per la difesa dalle calamità naturali e di miglioramento di un sistema decisamente obsoleto. Il governo serbo ha aperto un conto corrente speciale per l’aiuto dei cittadini danneggiati dalle inondazioni, che dovrebbe essere solo un parte di aiuto per il risanamento degli ingenti danni materiali. Tenendo presente che si è già sforato il budget previsto per far fronte ai danni delle inondazioni, il governo sta cercando delle fonti alternative per far sì che le regioni inondate si riprendano il prima possibile. Nonostante il ministro delle finanze abbia annunciato un eccedenza del budget, i segnali che in questi giorni giungono dal governo indicano che il sovrappiù non riguarderà il risarcimento dei danni, ma che oltre al resto l’aiuto verrà cercato all’estero.

In una dichiarazione rilasciata all’emittente B92, la ministra per l’agricoltura Ivana Dulic Markovic ha detto che il governo è pronto a far fronte a questo problema, ma che è stata adottata una strategia secondo la quale l’eccedenza del budget sarà indirizzata agli investimenti, e non continuamente per i vari pagamenti. Allo stesso tempo, la ministra ha dichiarato che non è possibile realizzare una strategia del tutto efficace per la lotta alle inondazioni, e che nemmeno gli stati economicamente forti sono in grado di lottare contro le inondazioni, come illustrano gli esempi della Repubblica Ceca, la Germania e l’America, le quali negli ultimi anni hanno anche esse avuto problemi con le calamità naturali.

Allo stesso tempo, numerosi funzionari annunciano l’adozione di una serie di misure che dovrebbero contribuire ad una migliore difesa dalle calamità naturali, e in particolare dalle inondazioni. Una di queste misure è l’adozione di una nuova legge sulle acque che dovrebbe sistematicamente risolvere questo problema. Il presidente serbo Boris Tadic, durante la recente visita in Vojvodina, ha dichiarato che la Serbia deve necessariamente investire nella costruzione di dighe di sbarramento, e che bisogna creare un piano unitario e onnicomprensivo per il risanamento dei danni delle alluvioni di quest’anno, mentre il ministro per gli investimenti di capitale Velimir Ilic ha già stanziato 83 milioni di dinari (circa 1 milione di euro) per le spese di costruzione della diga sul Tisa. Il ministro degli esteri Vuk Draskovic la scorsa settimana ha discusso col suo collega ungherese e con quello romeno e ha annunciato una comune lotta contro le alluvioni attraverso il finanziamento di un team di esperti dei tre paesi, l’introduzione di piani di azione e la ricerca di finanziamenti dell’UE. La generale valutazione che la Serbia non sia adeguatamente preparata per far fronte alle inondazioni risalta nelle conclusioni del londinese Times, il quale mostra che né in Serbia, né in Ungheria e in Romania esiste una infrastruttura di base per la lotta alle alluvioni.

Anche la città di Belgrado durante le ultime due settimane è stata coinvolta dai danni dell’esondazione della Sava e del Danubio. I punti più critici sono le zone sotto la fortezza di Kalemegdan dove il traffico è rimasto chiuso, i quartieri che si trovano nelle immediate vicinanze del fiume e dove risiedono le categorie di cittadini più socialmente deboli, e Ada Ciganlija, ambito luogo di riposo e di ricreazione dei belgradesi. Negli ultimi giorni il governo di Belgrado ha rivolto costanti appelli ai cittadini dicendo di non recarsi ad Ada Ciganlija perché si tratta di uno dei punti più critici, contrassegnato con il pericolo di morte. Come misura preventiva l’Azienda elettrica belgradese ha tolto la corrente sull’Ada Ciganlija, e all’ingresso la polizia identifica tutti i cittadini che a propria responsabilità decidono di entrare in questa zona. Il comune di Belgrado ha deciso di adottare questa misura dal momento che non esistono le condizioni legislative per vietare completamente l’ingresso ad Ada Ciganlija.

Un’altra attesa conseguenza delle alluvioni è la possibilità di epidemie. Secondo le parole della dottoressa Snezana Dejanovic, specialista in igiene dell’Istituto Batut di Begrlado, è necessario adottare alcune misure compresa la pulizia meccanica dei terreni, l’eliminazione delle impurità e dei corpi degli animali morti, e poi condurre una sistematica disinfezione, disinfestazione e derattizzazione. Il comune ha già iniziato a far fronte ai danni in alcune parti dove l’acqua si è ritirata, e il sindaco di Belgrado Nenad Bogdanovic ha stanziato 12 milioni di dinari per la distruzione di larve e zanzare, dal momento che si attende che questo sarà un grosso problema per i cittadini d Belgrado.

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