La scomodità di Giacomo Scotti

Il professor Damir Grubisa interviene sulle colonne del quotidiano fiumano Novi list in difesa dello scrittore Giacomo Scotti, recentemente oggetto di una dura campagna diffamatoria. Nostra traduzione

15/03/2007, Redazione -

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Giacomo Scotti (foto L. Zanoni)

Di Damir Grubiša, Novi List, 12 marzo 2007 (tit. orig. Repovi slučaja Napolitano)
Traduzione per Osservatorio Balcani: Ivana Telebak

"Il caso Napolitano", o "il caso Mesic"- dipende da che angolo si guarda la cosa, se croato o italiano – nonostante sia finito con un compromesso diplomatico, ha avuto comunque delle conseguenze. Una di tali conseguenze è anche la campagna contro lo scrittore e pubblicista Giacomo Scotti, che nelle sue dichiarazioni pubbliche durante le polemiche riguardo questo caso si è impegnato in modo coerente per il dialogo e la compressione, nonostante gli alti toni da entrambe le parti. Scotti ha invitato alla tolleranza e alla reciproca comprensione dell’"immaginario storico di entrambe le nazioni", secondo il quale gli stessi avvenimenti storici vengono chiamati diversamente, con rispettive connotazioni e implicazioni politiche: mentre per gli italiani sono "gli esuli", per i croati le sesse persone sono "optanti"; mentre per gli italiani la partenza è "l’esodo", per i croati si tratta della "partenza degli optanti"; mentre per gli uni l’adesione dell’Istria alla Croazia è il frutto dell’"annessionismo slavo", per gli altri è "l’atto di liberazione nazionale"…

Le più colpite sono le minoranze

Similmente è anche con le foibe, con le esecuzioni sommarie del "t[]e rosso" dopo la guerra, con la barbarie fascista prima e durante la guerra, con gli assassini proclamati martiri come nel caso del questore "repubblicano" di Zara, Sorrentino, e così via all’infinito. Tutto questo indica che l’UE e il Consiglio d’Europa dovrebbero armonizzare queste diverse memorie storiche fra gli italiani, gli sloveni e croati, prima che fra croati, serbi e bosgnacchi, come stanno facendo adesso gli attori europei con lo scopo di far fare pace dopo le guerre 1991-1995. E’ molto più urgente, lo si vede anche adesso, stimolare gli storici di questi tre paesi a lavorare un po’ nel conformare le memorie storiche, quelle che non sono "le nostre", così che si possa capire perché anche in futuro questi affaire, come quello Napolitano-Mesic, potrebbero saltare fuori di nuovo, se i politici, gli storici, i sacerdoti, gli scrittori, gli intellettuali e tutti gli altri attori, da tutte e tre le parti, non dovessero fare qualcosa, e il prima possibile.

Questa può sembrare solo un’osservazione di principio come reazione alle conseguenze di questo caso, ma le cose non sono così di principio come sembra, almeno non a noi che ci troviamo in uno o nell’altro "mainstream". Perché quando c’è uno scontro a livello etnico fra italiani-sloveni-croati, i più colpiti sono sempre coloro che si trovano al margine dei tre grandi blocchi etnici – e questi sono i membri delle minoranze – quella slovena, croata, italiana. Così è sempre stato fino ad ora, e così, a quanto pare lo sarà, se non ci saranno da tutte e tre le parti sufficienti voci ragionevoli che fermeranno questo "inesorabile cammino della storia". In questo caso, come conseguenza del caso Napolitano- Mesic, ci si rivela la campagna contro lo scrittore italiano- croato Giacomo Scotti, contro una delle voci della ragione e della riconciliazione. Circa due mesi fa, Scotti, quasi ottantenne, ha ricevuto l’onorificenza italiana della Stella della solidarietà e così è diventato "commendatore". La cerimonia della onorificenza è stata toccante, quando all’Istituto culturale italiano a Zagabria, l’ambasciatore italiano Alessandro Graffini ha consegnato l’onorificenza a Scotti, il riconoscimento per il suo sessantennale contributo alla protezione, promozione e creazione della cultura italiana in Croazia e in Slovenia, in particolare nell’ambito della letteratura e della pubblicistica storica – questa è stata la spiegazione ufficiale.

L’alta marea dell’assurdo

E dopo che Scotti si è dichiarato a favore della compressione dei punti di vista di entrambi nella polemica Napolitano-Mesic, è partita una valanga di contestazioni di questa onorificenza, articolata nell’interpellanza del deputato Roberto Menia, post fascista di Trieste, lo stesso che si rifiutò di andare a portare gli onori alle vittime slovene fucilate dai fascisti italiani vicino alle foibe a Bazovica, ma che si impegnò scrupolosamente per esaltare le vittime delle foibe e minimizzare le vittime del fascismo italiano. A Menia dà fastidio che Scotti nel suo libro "Dossier foibe", pubblicato due anni fa in Italia, ha portato allo scoperto non solo l’orrore delle esecuzioni sommarie condotte dai partigiani sloveni e croati, ma ha scoperto anche il meccanismo della manipolazione delle vittime delle foibe da parte della destra neofascista italiana, alla quale anche Menia appartiene. Menia ha chiamato Scotti collaboratore, traditore che è andato nella direzione opposta agli esuli – si è aggregato al "paradiso comunista" per divulgare dall’altra parte l’odio verso il proprio popolo. A Menia si è unito Renzo de Vidovich, un altro appartenente alle fila dell’irredentismo post fascista.

In questa situazione, Scotti è soltanto un simbolo dell’ira degli irredenti post fascisti contro tutti quegli italiani che sono rimasti in Slovenia e in Croazia e che non vogliono essere oggetto della manipolazione degli estremisti dell’una, dell’altra o della terza parte. E ciò significa che si trovano nella situazione più difficile, perché sono sempre esposti al sospetto di essere dalla parte di "quegli altri". Ma l’esempio di Scotti mostra al meglio quanto sia difficile invitare ad essere ragionevoli quando monta l’alta marea dell’assurdo: in difesa di Scotti sono scese importanti persone della cultura italiana, come Claudio Magris, Paolo Rumiz, Gianpaolo Pansa, Tommaso di Francesco e altri, e la settimana scorso il giornale degli italiani in Croazia e in Slovenia "La voce del popolo" ha pubblicato una lettera di solidarietà a Scotti firmata da sei noti intellettuali dell’Istria, Trieste, Slovenia e Croazia. Si tratta di Stefano Lusa, Franco Juri, Predrag Matvejevic, Milan Rakovac, Stojan Speti e MarinoVocci. Fra questi firmatari ci sono italiani, sloveni, croati – e tutti loro esprimono la loro solidarietà e il sostegno a Scotti per la campagna alla quale è stato esposto: Scotti è uno dei nomi più importanti della minoranza italiana in Slovenia e in Croazia. È un "intellettuale scomodo", lo è stato quando ha parlato di Goli otok, dei crimini contro i civili durante l’operazione Oluja Tempesta), e anche oggi quando parla delle foibe. Per questo merita, per questa sua "scomodità", il sostegno di tutti gli uomini di libero pensiero da tutti e tre i versanti della frontiera. In questo modo anch’io appongo, benché dopo e non invitato, la firma a questa lettera per Scotti.

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