La piattaforma caucasica di Ankara

La Turchia cerca di mantenere un ruolo di mediazione nella delicata crisi caucasica. Consapevole dei propri interessi in gioco e del bisogno di fonti energetiche, Ankara propone una "piattaforma per la stabilità e la collaborazione caucasica"

01/09/2008, Fazıla Mat -

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Il premier turco Erdogan

Fin dal primo giorno degli scontri, la crisi nel Caucaso è stata seguita dai media turchi con particolare attenzione a quella che avrebbe dovuto essere la posizione di Ankara nella vicenda. Il ministro degli Esteri Ali Babacan si era immediatamente mobilitato telefonando ai suoi omologhi georgiano e russo, invitandoli al dialogo e alla diplomazia.

La Turchia, che ha preso inizialmente le parti della Georgia, ha poi assunto il ruolo di mediatore, presentando la proposta di realizzare una "Piattaforma per la stabilità e la collaborazione caucasica", che dovrebbe inizialmente includere la Turchia, la Russia, l’Azerbaijan, la Georgia e l’Armenia, e poi estendere la partecipazione ad altri paesi. Erdoğan l’ha definita "una piattaforma a base geografica, che abbia come fine la pace e la sicurezza della zona e che includa la collaborazione economica e la sicurezza energetica. La piattaforma in questione deve fondarsi sugli ideali e sui principi della CSCE (Conferenza sulla sicurezza e la cooperazione in Europa) e deve includere un meccanismo comune di risoluzione e gestione delle controversie".

A questo scopo si sono succedute le visite lampo del premier Tayyip Erdoğan e del ministro degli Esteri Ali Babacan, prima in Russia e poi in Georgia il 13 e il 14 agosto scorsi. Erdoğan, dopo Mosca e Tblisi, si è recato a Baku, dove ha presentato la proposta della "piattaforma caucasica" al presidente azero Alijev. L’iniziativa, per come è stata trasmessa ai giornali, è stata accolta molto positivamente da Alijev e i due leader hanno raggiunto un accordo. Il premier turco, nella dichiarazione rilasciata alla stampa dopo l’incontro, ha detto: "Condividiamo le stesse posizioni con il presidente Alijev riguardo la pace, la stabilità, il benessere e la collaborazione da mettere in atto".

In riferimento al conflitto nel Nagorno-Karabagh, Erdoğan ha sottolineato che la questione andrebbe risolta "nel rispetto delle leggi internazionali", mentre Alijev si è detto contento dell’appoggio ricevuto dalla Turchia riguardo alla questione. Il tentativo di Erdoğan di includere nella piattaforma caucasica anche l’Armenia sembra avere ottenuto un riscontro favorevole anche da Yerevan: il ministro degli Esteri armeno Edvard Nalbandyan ha così commentato: "L’intenzione del primo ministro turco di dare inizio a degli incontri su questi temi è da ritenersi altamente lodevole". (Radikal 21.08)

Segnali di apertura al dialogo tra Ankara e Yerevan sono in corso da un po’ di tempo, non senza una certa apprensione da parte di Baku, per via delle terre contese con l’Armenia. L’invito del presidente armeno al presidente della Repubblica turca Gül per assistere insieme ad una partita di calcio che si terrà a Yerevan il 6 settembre prossimo, al quale Gül non ha ancora risposto, è il più recente tentativo di dialogo tra i due paesi.

Fonti diplomatiche informano che la proposta della "piattaforma" è stata presentata anche a Buxelles, al vertice dei ministri degli Esteri della Nato del 19 agosto scorso, dal ministro Ali Babacan.

Il ministro degli Esteri turco avrebbe descritto dettagliatamente il progetto e richiesto l’appoggio dagli stati presenti. Tre dei rappresentanti Nato, tra cui il ministro degli Esteri statunitense Condoleeza Rice, avrebbero accolto favorevolmente l’idea e proposto agli altri membri di elaborarla meglio. Tuttavia, Matt Byrza, del Dipartimento di Stato USA, ha successivamente affermato di non essere stato informato su tale proposta e che gli Stati Uniti non hanno accolto bene il fatto che il premier turco abbia informato la Russia, senza aver prima condiviso il progetto con gli Stati Uniti. (Radikal 21.08)

La stampa russa, secondo quanto riporta il quotidiano "Radikal" (16.08) ha interpretato l’iniziativa della Turchia nel senso di un suo sostegno alla Russia. Così il "Komosomolskaja Prava", che ha sottolineato l’importanza dell’avvicinamento di due paesi confinanti come la Turchia e la Russia in momenti di crisi. Il russo "RBC Daily" titolava: "La Turchia sosterrà la Russia", commentando che "Ankara vuole che nel Caucaso ci sia pace e stabilità perché questo paese riceve la maggior parte delle sue fonti energetiche attraverso il Caucaso. Ankara è disturbata dalla politica USA che intralcia la stabilità dell’area".

I rapporti con la Russia e con tutta la zona del Caucaso, senza dimenticare l’Iran, hanno assunto un peso sempre più rilevante per la Turchia, che si è impegnata negli ultimi anni nella realizzazione di progetti che dovrebbero vederla svincolata dalla dipendenza dalla Russia, dalla quale reperisce il 60% del suo fabbisogno di metano.

La Russia nel 2008 è diventata anche il primo partner commerciale della Turchia sorpassando la Germania. Nella prima metà di quest’anno si è registrato un volume di affari di 19,9 miliardi di dollari, mentre nel 2007 si era raggiunta la cifra di 28,2 miliardi di dollari.

Anche gli investimenti turchi in Georgia, pari a circa 200 milioni di dollari, non sono da sottovalutare. L’ultimo dei più importanti progetti intrapresi dalla Turchia con la Georgia – e l’Azerbaijan – è la linea ferroviaria Baku-Tblisi-Kars la cui costruzione è stata inaugurata lo scorso luglio in Turchia. Si tratta del terzo progetto intrapreso in collaborazione tra i tre paesi. I due precedenti – l’oleodotto Baku-Tblisi-Ceyhan (BTC) inaugurato nell’estate del 2006, e il gasdotto Baku-Tblisi-Erzurum (BTE) – sono già operativi, anche se l’esplosione avvenuta il 5 agosto scorso nell’oleodotto BTC, lungo un condotto dell’area turca, la cui causa resta tuttora "misteriosa" – il sindaco di Erzincan ha escluso che si tratti di un sabotaggio (Hürriyet 06.08) -, ha causato la temporanea deviazione del petrolio proveniente dall’Azerbaijan sul condotto Baku-Novorosiysk e il suo trasferimento tramite la rete ferroviaria. Anche il gasdotto BTE è stato reso inoperativo dal 12 agosto scorso, dopo la decisione di attendere una distensione della situazione in Caucaso, assunta dalla rappresentanza della British Petrol in Azerbaijan. (Milliyet 13.08)

Dal canto suo, Ankara sembra comunque infastidita dal fatto che la Russia abbia dato origine ad una nuova dimostrazione di forza e dal fatto che cerchi di rafforzare la sua influenza nel Caucaso, ma, pur non dichiarandolo apertamente, ritiene che il responsabile della situazione sia il presidente della Georgia Mikheil Saakashvili.

Murat Yetkin del quotidiano "Radikal", in un articolo del 16 agosto, citando una fonte diplomatica turca "di alto profilo", scrive che i turchi hanno avvisato più volte la controparte georgiana sull’atteggiamento da tenere con la Russia.

Dietro l’idea di fare da mediatore per contribuire alla pace e alla stabilità dell’area, per la Turchia resta pressante la ricerca di fonti energetiche per far fronte al prossimo inverno. E mentre Ankara cerca di rafforzare i rapporti con la Georgia e l’Azerbaijan, deve fare attenzione a non guastare quelli con la Russia.

Pertanto la Turchia deve in qualche modo far quadrare i suoi diversi interessi in campo, possibilmente cercando di non dimostrare di parteggiare per qualcuno in particolare, ma dando almeno l’impressione di darsi da fare per mantenere la stabilità dell’area. L’idea della "piattaforma" dovrà essere accordata con gli interessi dei diversi paesi in gioco, e già la brusca reazione del ministero degli Esteri americano non è un buon preludio.

Semih İdiz, in un articolo apparso su "Milliyet" del 23 agosto, si domanda se Baku, di inclinazione filoamericana, sia veramente contenta della proposta del governo di Ankara, dato il conflitto sul Nagorno-Karabagh con l’Armenia, sostenuta dalla Russia, e la cui presenza risulta imprescindibile per il funzionamento della "piattaforma".

"In pratica" scrive İdiz, "è innaturale, allo stato attuale delle cose, che Baku, sostenitore degli Stati Uniti, possa vedere di buon occhio una formula che darà più potere alla Russia e diminuirà l’influenza americana nell’area, concedendo all’Iran, partner strategico dell’Armenia, il diritto di intervento. Intanto, la possibilità che l’Iran, paese che non si può mettere da parte quando si parla del Caucaso, entri nel merito della questione, alimenterà sempre più l’avversione degli USA al progetto."

Proprio durante gli incontri sulla proposta della "piattaforma caucasica", tra il 14 e il 16 agosto scorsi, il presidente iraniano Mahmud Ahmedinejad era in visita in Turchia, ospite del presidente della Repubblica turco Abdullah Gül, per discutere di questioni energetiche. Durante l’incontro a porte chiuse, Gül avrebbe esortato l’omologo iraniano ad assumere un atteggiamento conciliatorio verso gli Stati Uniti e l’Unione Europea.

Ahmedinejad avrebbe risposto che le attività nucleari iraniane sono pacifiche e che non può fermare le attività di arricchimento dell’uranio perché altrimenti l’Iran rimarrebbe tecnologicamente indietro. Ahmedinejad, parlando della crisi nel Caucaso, ha definito le grandi forze europee occidentali come le principali responsabili del conflitto in Georgia, ma anche in Palestina, in Iraq e in Afghanistan. Infine, ha salutato la Turchia come un "ponte sicuro nell’area", un amico che deve fare passi in avanti e che ha il diritto di far parte dell’Unione europea.

Nulla di fatto per l’accordo energetico tra i due paesi. Il motivo della mancata firma di un patto energetico con l’Iran sarebbe, secondo alcune fonti, il risultato di una forte pressione americana. Gli Stati Uniti avrebbero il timore che un eventuale accordo energetico siglato tra la Turchia e l’Iran diminuisca le pressioni per un maggiore controllo delle Nazioni Unite sul programma nucleare iraniano. Le fonti del ministero degli Esteri e di quello per l’Energia rifiutano drasticamente questo tipo di interpretazione, e parlano di richieste "inaccettabili" avanzate dall’Iran, che d’altro canto "ritiene molto importante, sia per la sua politica interna che estera, arrivare ad un accordo con la Turchia". Le trattative sul trasferimento del gas dalla Turchia all’Iran, sul trasferimento del gas proveniente dal Turkmenistan attraverso l’Iran e sull’investimento della TPAO (Türkiye Petrolleri Anonim Ortaklığı – Società anonima petrolifera turca) in Iran per estrarre gas metano, allo stato attuale, sono ferme. (Radikal 14.08)

L’unico esito effettivo dell’incontro tra il presidente iraniano e il presidente Gül è stato l’accordo raggiunto su un piano di rifornimento energetico locale: in pratica un’area al confine tra la Turchia e l’Iran verrà isolata dalle fonti di elettricità turca per essere alimentata da quelle iraniane. Quando inizierà ad essere attuato, questo sistema permetterà alla Turchia di deviare l’elettricità risparmiata in questo modo nelle zone con una bassa alimentazione energetica.

Intanto a Cipro, in attesa delle trattative per trovare un nuovo accordo tra Mehmet Ali Talat e Dimitris Christofyas, capi rispettivamente della parte turca e greca, riguardante lo status della popolazione turca dell’isola, che prenderanno il via il prossimo 3 settembre, il riconoscimento da parte della Russia della Ossezia del Sud e dell’Abkhazia ha portato all’ordine del giorno la posizione che la Russia "dovrebbe avere nei confronti della parte turca di Cipro". Il portavoce della Repubblica turca di Cipro Nord, Hasan Erçakıca, dopo aver affermato che Cipro Nord accetta e rispetta il volere dell’Ossezia del Sud e dell’Abbazia di essere degli stati indipendenti, ha aggiunto che la Russia, dal momento che ha riconosciuto la loro indipendenza, dovrebbe rivedere la sua posizione in merito alla questione di Cipro." (Milliyet 27.08)

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