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La nuova legge turca
Critiche di giornalisti e rappresentanti della società civile spingono il Premier Erdogan a rinviare l’entrata in vigore del nuovo Codice Penale e di Procedura Penale. La Turchia lascia la tradizione giuridica italiana – Codici Zanardelli e Rocco – per avvicinarsi a quella tedesca
Il governo turco ha deciso di rinviare al 1 Giugno l’entrata in vigore del nuovo Codice Penale e del Codice di Procedura Penale, prevista per il 1 Aprile scorso. Nelle ultime settimane infatti si è compattato un vasto movimento di opinione formato dagli organi di stampa e dalle associazioni dei giornalisti, alle quali si erano aggiunti anche numerose realtà della società civile che protestavano per i contenuti antidemocratici del nuovo Codice.
Già nello scorso settembre il progetto del nuovo Codice Penale si era trovato nell’occhio del ciclone quando il Presidente Erdogan aveva cercato, a pochi giorni dalla sua discussione in Parlamento, di inserire il reato di adulterio, un reato abolito nel 1995 con una decisione della Corte Costituzionale. Le vibrate proteste in Turchia ed anche nei Paesi europei avevano costretto il Presidente a fare precipitosamente marcia indietro. Il Codice aveva così potuto essere approvato con una larga maggioranza parlamentare.
Al di là di questo incidente di percorso, il nuovo Codice Penale nel suo complesso era stato accolto molto favorevolmente dai più diversi settori della società turca. Poche erano state le voci critiche, che si erano levate soprattutto dagli ambienti giuridici. Le critiche riguardavano soprattutto la rapidità, la fretta, con cui era stato riscritto il nuovo Codice, in realtà un’autentica rivoluzione piuttosto che un’azione riformatrice.
Il Codice Penale attualmente in vigore è di fatto, nella sua struttura portante e nella filosofia ispiratrice, una copia del Codice Zanardelli, scelto nel 1926 dalla neonata repubblica alla ricerca di modelli europei per il suo processo riformatore, anche in campo giuridico. In realtà l’attenzione per il Codice Penale e la tradizione giuridica italiana risalivano già alla fase riformatrice ottomana, durante la quale il Codice Zanardelli venne tradotto in turco ottomano, dalla versione francese. Fu solamente però con la nascita della Repubblica che esso venne introdotto nel sistema giuridico turco. A partire dal 1936 il codice venne riformato introducendo le modifiche, di stampo fascista, introdotte in Italia con il Codice Rocco. Tutte le riforme intervenute nel corso del tempo, le ultime realizzate a partite dal 2000 nel quadro del processo di adeguamento ai Criteri di Copenaghen, avevano di fatto lasciato invariato l’impianto generale del Codice.
Il nuovo Codice invece, realizzato in tempi molto brevi da un gruppo di giuristi dell’Università di Istanbul, segna l’abbandono della tradizione italiana. Esso infatti si ispira marcatamente al Codice Penale ed alla tradizione giuridica tedesca – importante infatti nella fase di elaborazione è stata la collaborazione di consulenti tedeschi – e comprende anche articoli e principi provenienti da altre tradizioni giuridiche.
Il generale consenso che ha accompagnato il nuovo Codice si è però progressivamente incrinato con l’avvicinarsi della scadenza del 1° Aprile. Significativamente sono stati alcuni mezzi di informazione e poi le associazione di categoria, in testa l’Ordine dei giornalisti, a dare il via ad un movimento di protesta, concretizzatosi nel moltiplicarsi di convegni, conferenze stampa e manifestazioni di piazza che hanno accusato il nuovo codice di rappresentare una grave minaccia per la libertà di informazione. Con il pretesto di difendere le libertà individuali e la privacy, esso infatti prevede forti pene detentive che di fatto costringerebbero i giornalisti ad una forma di autocensura.
La mobilitazione del mondo dei media contro il nuovo Codice ed il governo Erdogan rappresenta la fine della lunga luna di miele che ha caratterizzato i rapporti tra il mondo dell’informazione ed il partito AKP Partito della Giustizia e dello Sviluppo. Nei mesi precedenti le elezioni del 2002, gli organi di informazione nella loro stragrande maggioranza, unica eccezione lo storico quotidiano kemalista Cumhurrieyt, avevano accompagnato e sostenuto il partito di Erdogan verso il trionfo elettorale. Un rapporto idilliaco che però negli ultimi tempi aveva incominciato a mostrare alcune crepe di fronte alla crescente insofferenza del premier Erdogan per le critiche che da più parti sono piovute sul suo governo. Un fastidio che si è concretamente manifestato con le querele sporte dal Primo Ministro nei confronti di due caricaturisti, uno dei quali appartenente allo storico settimanale satirico Penguen.
Il fronte di opposizione non è però limitato solo al mondo dei media. Ad esso infatti nelle ultime settimane si sono aggiunte anche numerose associazioni della società civile, ultima delle quali Amnesty International secondo cui il nuovo Codice conterrebbe alcuni elementi contrari al diritto europeo, e rappresentanti dell’Unione Europea. Le critiche hanno progressivamente coinvolto anche altri aspetti: la presenza di un gran numero di []i tecnici, come li definiscono i giuristi, dovuti alla fretta con cui sarebbe stato preparato il nuovo progetto, ed anche il controverso articolo 305, quello che contiene il reato di offesa agli "interessi nazionali", un concetto assai vago e fumoso, che si potrebbe facilmente trasformare nelle mani del potere politico di turno in uno strumento per la limitazione della libertà di pensiero e di espressione.
In realtà le opinioni dei giuristi del campo progressista non sono così unanimi nel giudicare il nuovo Codice. Secondo alcuni le critiche sarebbero eccessive, ed in ogni caso per poter giudicare la validità di un nuovo codice, si sottolinea la necessità di vederlo alla prova della sua applicazione. Secondo altri l’abbandono della tradizione italiana, con i suoi richiami fascisti e le limitazioni alla libertà individuale, costituisce il pregio più importante di questo nuovo Codice. I punti sui quali concordano i giudizi positivi riguardano invece la lingua utilizzata, molto più semplice ed accessibile rispetto alle oscurità che contraddistinguevano la versione precedente, la filosofia ispiratrice volta a proteggere ed allargare gli spazi delle libertà individuali e l’attenzione verso il nuovo, con l’introduzione, ad esempio, dei reati ambientali.
Dal canto suo il governo inizialmente ha reagito in modo stizzito al fronte della contestazione. Dapprima Erdogan ha di nuovo accusato la stampa, rea a suo parere di condurre una campagna strumentale. In seguito preparando un rapporto nel quale si replicava alle accuse rivolte a singoli articoli del codice. Di fronte al crescere della contestazione però, nelle ultime settimane si sono moltiplicati i segnali, provenienti soprattutto dal Ministro della Giustizia Cicek, che mostravano la volontà di ridiscutere gli aspetti più contestati del Codice. Fino ad arrivare alla decisione di rinviare tutto al 1 Giugno.