La mobilitazione russa in Caucaso
Con l’annuncio della mobilitazione parziale dei riservisti russi, fatta dal presidente Vladimir Putin ormai un mese fa, molti cittadini dell’Ossezia del sud e dell’Abkhazia hanno temuto di dover andare al fronte a causa della loro doppia cittadinanza
Il 21 settembre in un discorso alla nazione preregistrato il presidente della Federazione russa ha annunciato la mobilitazione parziale in Russia che prevede il richiamo di 300mila riservisti su 25 milioni, e che dovrebbe portare al fronte ucraino cittadini che hanno già avuto una formazione militare. Il giorno prima la Duma aveva approvato una serie di emendamenti che hanno rafforzato le pene in caso di mobilitazione, legge marziale e renitenza alla leva. Le pene arrivano fino a 10 anni di reclusione.
La questione dei russi che sono soggetti a possibile mobilitazione si è riverberata immediatamente anche fuori dalla Russia, e per le fughe di tante persone soggette a chiamata e perché cittadini russi che sono passibili di mobilitazione vivono all’estero. Non sempre, però, il quadro dei propri obblighi rispetto alla Federazione russa è chiaro.
Di norma sono le rappresentanze diplomatiche che, se hanno un ufficio militare al proprio interno, si occupano degli obblighi di leva e difesa dei cittadini residenti all’estero. Per intenderci: quando c’era la leva in Italia, gli italiani residenti all’estero erano dispensati dal prestare il servizio di leva in Italia a determinate condizioni e purché regolarizzassero la propria posizione militare. La regolarizzazione poteva essere effettuata nel luogo di residenza al compimento del 18esimo anno presso l’Ufficio leva del consolato competente.
Questo meccanismo presuppone che le rappresentanze diplomatiche abbiamo i mezzi per organizzare questo tipo di attività, come appunto mobilitare i cittadini russi con esperienza militare registrati e residenti all’estero. Raramente gli stati sono in grado di avere un Ufficio leva o mobilitazione all’estero, è dispendioso e spesso le comunità di espatriati sono sparpagliate, non ovunque ci sono raggruppamenti che giustificano l’investimento di un ufficio dedicato. Al tempo della leva obbligatoria in Italia il consolato di Basilea aveva ad esempio un ufficio apposito, perché lì c’era una grossa comunità, ma in altre città chi risiedeva all’estero si trovava più in difficoltà a regolarizzare i propri obblighi militari.
È la situazione di molti cittadini russi oggi, che vivendo all’estero e non residenti in alcun distretto militare russo danno per scontato di non ricevere “la cartolina”.
Russi di Abkhazia e Ossezia del Sud
In Abkhazia e Ossezia del Sud la situazione è complessa. Le due repubbliche secessioniste georgiane sono in tutto dipendenti dalla Russia, anche per i passaporti. Sono infatti riconosciute da un pugno di paesi, e la mobilità internazionale dei loro residenti è quindi garantita solo dalla doppia cittadinanza russa, che peraltro è stata facilitata negli ultimi anni. C’è stato un così detto processo di passaportizzazione: moltissimi cittadini abkhazi e ossetini hanno ricevuto il passaporto russo e sono a tutti gli effetti cittadini russi. Quando è stata annunciata la mobilitazione, si è scatenato il panico.
Già il 21 settembre, lo stesso giorno dell’annuncio di Putin sulla mobilitazione parziale, è intervenuto il ministero degli Esteri de facto che ha preso parola per calmare le voci incontrollate di un’imminente mobilitazione a Sukhumi, accusando chi parlava di mobilitazione per gli abkhazi di seminare dissidi con la Russia. Dopo qualche giorno anche in Ossezia del Sud il ministero della Difesa de facto ha parlato di disinformazione su una possibile mobilitazione dei locali e di pettegolezzi che avvelenano i rapporti ossetino-russi.
Ma i dubbi non si sono placati nei giorni seguenti e verso fine mese il presidente del Parlamento de facto abkhazo ha chiarito che: “I cittadini della Repubblica di Abkhazia con doppia cittadinanza registrati nel registro militare della Repubblica di Abkhazia non rientrano nell’annunciata mobilitazione nella Federazione russa”. L’Ossezia del Sud ha comunicato invece che il presidente de facto ossetino ha dato disposizione di stabilire una stretta cooperazione con le autorità competenti della Federazione russa per concordare con esse la procedura per la circolazione dei cittadini della Repubblica dell’Ossezia del Sud che hanno la cittadinanza della Federazione russa, indicazione che ha a che fare sia con la presenza di residenti russi in Ossezia del Sud, sia con il transito di cittadini russi soggetti alla chiamata che hanno cercato di raggiungere la Georgia attraverso il territorio secessionista.
Mobilitazione no, e sì
Il quadro nelle repubbliche secessioniste georgiane è articolato per quanto riguarda l’impegno bellico russo in Ucraina. Ci sono i cittadini russi in transito o residenti che sono registrati nelle liste dell’esercito russo, ci sono i cittadini locali che sono anche russi, ma registrati presso gli organi di difesa secessionisti e ci sono i volontari.
I volontari da Abkhazia e anche dall’Ossezia del Sud sono nella cosiddetta Brigata internazionale "Pyatnashka" (in russo "15a brigata") comandata da Akhra Avidzba, detto l’Abkhazo, che combatte in Donetsk. Ad agosto la base della Pyatnashka è stata danneggiata da un attacco ucraino . La posizione dei volontari non dipende dalla cittadinanza ma da scelte autonome e, perlappunto, volontarie.
Nonostante le rassicurazioni sul fatto che i cittadini abkhazi e ossetini non saranno oggetto di mobilitazione, nell’ultimo mese ci sono stati eventi che hanno fatto pensare al contrario.
In Abkhazia il ministro della Difesa de facto e i dipartimenti di mobilitazione dello Stato maggiore hanno incontrato i parlamentari per discutere della sicurezza nazionale. Poi il Presidente de facto ha incontrato i rappresentanti delle municipalità per discutere della “situazione internazionale” e delle misure che vanno adottate per migliorare la mobilitazione. Aslan Bzhania ha richiamato l’attenzione dei capi delle amministrazioni sulla necessità di rafforzare le attività amministrative sul campo e fornire la massima assistenza nell’organizzazione del lavoro dei commissariati militari. Infine è stato creato un gruppo di lavoro per sviluppare le capacità di mobilitazione. A inizio ottobre con la Russia si è svolto un training militare, un’esercitazione di commando e mobilitazione, sul fronte est, quindi verso la Georgia di Tbilisi.
Il 18 ottobre il parlamento de facto sud ossetino ha discusso della questione della mobilitazione e della cittadinanza. L’Ossezia del sud ha inviato una nota all’ambasciata russa, alla quale quest’ultima ha risposto dicendo che c’è un Decreto della Federazione russa, il n. 719 del 27 novembre 2006 "Sull’approvazione dei regolamenti sulla registrazione militare", secondo cui cittadini della Federazione russa residenti all’estero non sono soggetti alla leva per il servizio militare in caso di mobilitazione parziale.