La mia città in Europa!

Jelica Minić, consigliera del Movimento europeo in Serbia, ci parla della campagna "La mia città in Europa" e della connessa idea dell’Euro Bus, così come dei passi della SM verso l’UE

07/09/2004, Luka Zanoni -

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Eurobus

Osservatorio sui Balcani: Ho saputo che avete organizzato un progetto sotto lo slogan "La mia città in Europa" di che cosa si tratta? E qual è l’intento del progetto?

Jelica Minić: Il progetto Euro Star Bus è una campagna informativa sull’UE, che si svolge sotto lo slogan "La mia città in Europa!", realizzata dal Movimento europeo in Serbia con la collaborazione delle organizzazioni giovanili Generacija 21 e Mladi evropski federalisti Beograda (Giovani federalisti europei di Belgrado, ndt.). La campagna si svolgerà nel periodo compreso tra l’8 settembre e il 1 dicembre di quest’anno.

L’intento del progetto è di informare i cittadini sulle questioni importanti dell’Unione europea e di promuovere i valori europei in Serbia e Montenegro. Il progetto ha il compito di fornire ai cittadini una migliore comprensione degli aspetti più importanti dell’UE, dei problemi legati all’integrazione e al processo di transizione in Serbia e Montenegro, si occupa della riduzione del numero degli euro-scettici e dei pregiudizi legati alla UE, così come dell’aumento del livello di sapere dei giovani riguardo l’UE, in particolare nelle piccole città e della loro partecipazione alla promozione dell’UE in Serbia e Montenegro.

L’Euro Star Bus è un autobus speciale equipaggiato per la campagna "La mia città in Europa". Il suo viaggio in Serbia e Montenegro prenderà il via da Belgrado, per poi proseguire verso Novi Sad, Niš, Čačak, Pirot, e farà visita pure a Novi Pazar, Podgorica, Bjelo Polje e Nikšić. Nelle piazze di queste città verranno organizzate delle manifestazioni di strada durante le quali gli attivisti discuteranno con i cittadini e distribuiranno materiale informativo. Oltre a ciò, per gli adulti, per i giovani e per i bambini, abbiamo organizzato dei quiz sul grado di conoscenza dell’UE. Alla campagna "La mia città in Europa" farà seguito una gara di disegno per i bambini delle elementari, la visita alle scuole superiori, le visite degli ambasciatori ai comuni e vari eventi culturali.

Il progetto è stato realizzato con l’aiuto dell’Ambasciata dell’Olanda, della Svezia, del British Council, dell’Ambasciata Britannica, della Delegazione della Commissione europea in Serbia e Montenegro e dalla Agenzia per la ricostruzione.

OB: Voi vi rivolgete innanzitutto verso gli euro-scettici. Quanti ce ne sono in Serbia? E qual è il motivo principale a favore dell’euro-scetticismo?

JM: In Serbia e Montenegro circa l’80% dei cittadini si dichiara a favore dell’integrazione europea. Quindi, meno di un quinto dei cittadini potrebbe essere caratterizzato come euro-scettico. Il motivo dell’euro-scetticismo è molteplice: lunghi anni di isolamento e di conflitti, il bombardamento della NATO, la lentezza dell’amministrazione, la mancanza di informazioni sull’Unione europea e sul processo compiuto dai paesi che sono diventati nuovi membri.

OB: Il progetto è condotto su tutto il territorio della Serbia e Montenegro, ma perché non andate in Kosovo?

JM: Innanzitutto non esiste una sicurezza di base che renderebbe possibile la libertà di movimento per i membri del team che guida questo progetto. Poi, esiste la barriera linguistica, in particolare quando si tratta dei giovani, che sono uno dei gruppi di riferimento principali. Pertanto, gli utenti sarebbero solo coloro che vivono nelle enclavi serbe in Kosovo, e il breve periodo, i mezzi limitati e la mancanza della libertà di movimento rendono piuttosto difficile realizzare progetti in Kosovo.

OB: A che punto è la SM nella strada verso la UE? Normalmente si dice che la SM non entrerà nell’UE prima del 2015. Dal vostro punto di vista, cosa e quanto manca ancora?

JM: La Serbia e il Montenegro si preparano all’integrazione europea nonostante tutte le difficoltà. Al Parlamento della Serbia si lavora alla procedura della Risoluzione sull’associazione all’UE, e attività simili sono in preparazione anche in Montenegro, quindi anche a livello dell’Unione statale. Il raggiungimento di un pieno consenso sull’integrazione europea e un forte desiderio politico affinché questo processo sia accelerato sono i fattori determinanti. Influenzano decisamente anche sulla collaborazione con il Tribunale dell’Aia e sulle relazioni interne nel Paese, così come sulla soluzione delle relazioni col Kosovo. Inoltre, dalla volontà politica dipende pure la velocità con cui verrà portato avanti il processo di integrazione. Certo, a noi è necessario l’appoggio dell’UE, ma sembra che in questo momento, da questo versante, esista una maggior comprensione per i nostri problemi di quanta non ce ne sia stata fino ad oggi.

OB: La UE continua a ribadire che desidera la Serbia e il Montenegro insieme, qual è la vostra posizione al riguardo?

JM: A Bruxelles il 4 settembre è stata ribadita di nuovo la posizione della Commissione europea, consistente nell’appoggio al mantenimento della SM come unione statale, ma in un modo flessibile rispetto allo sviluppo dei negoziati con l’UE, i cui ritardi sono stati motivo di accuse reciproche tra la Serbia e il Montenegro. Sembra che ora ogni repubblica debba mostrare la sua preparazione e la sua volontà di adottare gli standard e le politiche europei e condurre le necessarie riforme.

OB: Qual è l’influenza delle ONG, a in particolare della vostra rete, sulle decisioni del governo?

JM: Le organizzazioni non governative, dopo i cambiamenti politici in Serbia, non hanno ancora avuto una legge grazie alla si regola in modo adeguato il loro status. Tuttavia, esse rappresentano dei validi attori in numerosi campi e lanciano iniziative che influiscono sulla politica di governo in svariati ambiti: diritti umani, lotta alla corruzione, amministrazioni locali, educazione, difesa dell’ambiente, miglioramento del ruolo dei portatori di handicap, ecc. Il movimento europeo in Serbia dispone di una forte rete nei consigli comunali di circa 30 città ed è un importante e riuscito promotore dell’integrazione europea e della collaborazione regionale già da 12 anni. Così che, per esempio, gli esperti del Movimento europeo hanno partecipato al concepimento e alla discussione della Risoluzione sull’associazione all’UE del Parlamento serbo, che si sono svolte nell’Ufficio per l’integrazione europea.

OB: Qual è la vostra posizione verso il governo locale e la decentralizzazione?

JM: Il Movimento europeo è per il federalismo, l’Europa delle regioni e il principio di sussidiarietà, e noi facciamo lo stesso in Serbia. La collaborazione con le comunità locali e la loro affermazione è, d’altra parte, una delle attività centrali del Movimento europeo in Serbia, lo si può vedere dalla struttura dei progetti e delle attività che vengono svolte.

OB: Criticate la globalizzazione e che idea avete della globalizzazione?

JM: La globalizzazione ha i suoi lati positivi e negativi. Va usata nel modo giusto (commercio, investimenti, sviluppo tecnologico, in particolare le nuove forme di informazione e le tecnologie della comunicazione, ecc.), ma ci si deve difendere dai suoi aspetti negativi (marginalizzazione, sviluppo diseguale, crimine organizzato, e il t[]ismo come problema globale). In qualche modo, la stessa Unione europea è una risposta alla globalizzazione, da un lato come parte di quel presso di ingrandimento e di omogeneizzazione, dall’altra come difesa dai suoi comportamenti incontrollati e come strumento di mediazione nell’introduzione ai processi globali. Ecco perché il nostro futuro lo vediamo nella UE, come unico ambito della politica estera, della politica economica estera e della difesa (in combinazione con la NATO), in grado di garantirci la prosperità e una stabilità di lungo corso.

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