La Macedonia e le prigioni della CIA
Anche la Macedonia entra nel mirino delle indagini sulle prigioni segrete della CIA. A distanza di 2 anni si riapre il caso di un cittadino tedesco di origine libanese arrestato e interrogato dai servizi segreti. Dal nostro corrispondente
Il 31 dicembre 2003, Kaled Al Masri, cittadino tedesco di origine libanese, fu arrestato dall’intelligence macedone mentre entrava nel paese alla frontiera di Tabanovce, nei pressi di Kumanovo. Fu consegnato ai funzionari dell’Intelligence statunitense, che lo presero in consegna e lo tennero per 23 giorni nell’hotel "Skopski merak", in una stanza senza finestre, dove fu interrogato. Il 23 gennaio 2004 fu imbarcato su un Boeing 737 degli USA, definito dallo stesso nei giorni a venire come "la prigione volante della CIA", che volò per Kabul, Afghanistan. Là, secondo quanto detto da Al Masri, fu ulteriormente interrogato e torturato, fino a quando, nel marzo del 2004, si ammise che si era trattato di uno scambio di persona. Al Masri aveva lo stesso nome di un sospettato di Al Qaeda. Sono serviti due mesi prima che lo rilasciassero. Fu abbandonato in un bosco dell’Albania nel giugno dello steso anno. Al Masri ora accusa il governo USA.
"Tre civili armati mi portarono in una stanza e iniziarono a perquisirmi. Dopo che non trovarono niente, iniziarono a chiedermi se avevo qualche legame con Al Qaeda o con qualche organizzazione islamica", così descrive il suo arresto Al Masri.
Sono state le autorità tedesche che per prime hanno chiesto alla controparte macedone indicazioni in merito al mio caso, basandosi sulle accuse rese dallo stesso Al Masri all’inizio del gennaio 2005. Più tardi i deputati del parlamento tedesco hanno sollevato il caso presso il Parlamento europeo.
All’inizio le autorità macedoni hanno mantenuto prudentemente il silenzio, il ministero dell’Interno ha risposto alle inchieste di alcuni giornalisti sostenendo che "di prassi non commentano le operazioni di intelligence"; è poi seguito un riconoscimento informale da parte dell’Agenzia per la sicurezza e il controspionaggio, la quale ha affermato che Al Masri è stato arrestato ma seguendo standard professionali.
Ma poco dopo è venuto a galla lo scandalo delle prigioni segrete della CIA e la Macedonia è stata immediatamente tirata in ballo. Diversi articoli di media occidentali di alto profilo hanno nominato la Macedonia come uno dei possibili paesi dell’Europa orientale ospitanti le carceri segrete degli USA.
"Non ci sono prigioni segrete della CIA in Macedonia", hanno risposto alle accuse in modo sbrigativo le autorità macedoni.
"Non ci sono prigioni segrete nel paese, né ci sono membri di Al Qaeda in qualsiasi delle prigioni da noi conosciute", ha ribadito il portavoce del ministero della Giustizia, Ubavka Matevska.
Ci sono in totale 9 prigioni in Macedonia. Sovraffollate e in cattive condizioni. Secondo fonti ben informate, la Macedonia non ha la capacità di detenere persone che abbiano un profilo che richiede un alto livello di sicurezza.
Anche se non vi sono prove evidenti della presenza di centri di detenzione illegali in Macedonia è la condotta poco ortodossa nei confronti di Al Masri che ha coinvolto, nella vicenda, anche la Macedonia.
Nel novembre 2005, poco dopo che le indiscrezioni sono iniziate a circolare, il Consiglio d’Europa ha inviato una delegazione per monitorare la situazione delle prigioni macedoni.
Una settimana fa la stampa macedone ha riportato che la Macedonia potrebbe essere messa sotto monitoraggio del Comitato per la tortura, da parte del Consiglio d’Europa. Il paese dovrà inoltre consegnare al più presto un rapporto, a quella che è la più vecchia organizzazione europea, su possibili abusi commessi durante gli arresti.
L’opposizione ha richiesto al parlamento macedone una sessione sul caso del cittadino tedesco.
"Come paese candidato, dobbiamo seguire la UE in special modo con riguardo alla comune politica estera e di sicurezza. Non possiamo diventare un effetto collaterale nello scontro tra la vecchia e la nuova Europa", ha detto il deputato Slobodan Casule della VMRO-NP "dobbiamo scusarci col signor Al Masri, offrirgli un risarcimento, e promettere a Bruxelles che cose come queste in futuro non si ripeteranno più".
Secondo Casule, alcuni dei nuovi stati membri sono molto più coinvolti nello scandalo, ma però sono già stati membri. Le conseguenze potrebbero essere molto più svantaggiose per quei paesi che sono ancora in via di adesione.
Il governo adesso sente la pressione della Commissione europea. All’inizio di gennaio alla delegazione della Commissione a Skopje è stato consegnato un secondo rapporto sul caso Al Masri.
"Il ministero dell’Interno ha spedito direttamente il rapporto al signor Ervan Fuere capo della delegazione. Questo è il secondo rapporto ufficiale che proviene dal ministero dell’Interno; il primo fu inviato diversi mesi fa su richiesta di alcuni parlamentari europei", ha detto il capo del gabinetto del ministero dell’Interno, Goran Pavlovski.
Subito dopo aver ricevuto il rapporto la delegazione della Commissione europea ha dichiarato di non essere soddisfatta delle informazioni ricevute e che si aspetta un nuovo e più completo rapporto.
"Diciamo che le informazioni erano troppo concentrate sui dettagli", ha dichiarato Andrea Angelli, portavoce della delegazione.
"Vogliamo che sia chiaro che richiediamo ancora delle informazioni aggiuntive sul periodo in cui il signor Al Masri era nel paese. Ripetiamo che insisteremo per avere una completa indagine del caso", riportano le fonti da Bruxelles.
L’ultimo shock è giunto il 24 gennaio con Dick Marty, l’investigatore del Consiglio d’Europa incaricato di indagare sullo scandalo delle prigioni segrete CIA che nel proprio rapporto ha affermato che in Macedonia vi sono centri per interrogatori segreti.
"Sono scandalizzato dal fatto che cittadini europei siano stati rapiti dagli agenti dei servizi segreti", i media macedoni trasmettono le dichiarazioni di Marty, che puntano il dito sul cattivo comportamento del paese, "specialmente quando qualcuno va in vacanza in Macedonia, viene rapito e sparisce per settimane, e questo non è stato fatto da gangsters ma da agenti governativi".
La delegazione macedone presso il Consiglio d’Europa ha chiesto un incontro con Marty e ha annunciato un rapporto ufficiale entro febbraio. "Non è vero che ci sono prigioni segrete in Macedonia e le accuse di Al Masri sono false", ha dichiarato Igor Ivanovski, portavoce del Presidente della Repubblica.
Il minimizzare la cosa è anche il risultato del silenzio dei funzionari macedoni che hanno cercato il più possibile di evitare dichiarazioni. Alcuni giornalisti hanno comunque iniziato a chiedere come possono le autorità pretendere che non sia successo niente quando il caso è sulla bocca di tutti.
Per ora il caso non ha occupato le pagine dei principali quotidiani macedoni anche se le autorità macedoni si sono trovate obbligate a superare dichiarazioni quali "non commentiamo operazioni di intelligence". Il caso sta rotolando a valle come una palla di neve e non si sa se si trasformerà in una vera e propria valanga.