La guerra sul grande schermo: la filmografia sulla tragedia jugoslava

In totale sono stati girati più di trenta film, nelle varie Repubbliche, sulla dissoluzione violenta dell’ex-Jugoslavia. E’ stato creato un nuovo genere, che si potrebbe chiamare "il nuovo film di guerra post-jugoslava". Un’analisi e l’elenco dei film.

16/04/2004, Redazione -

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Un'immagine dal film

Di Nevena Dakovic – Vreme
Traduzione a cura dell’Osservatorio sui Balcani
Le guerre nei territori della ex Jugoslavia sono divenute i soggetti ossessivi non solo dei registri locali, ma anche, in una forma reinterpretata, della cinematografia mondiale. Più di trecento film-documentari e di fiction si sono ispirati alla fine della Jugoslavia risultando in metafore complesse ed ambiziose (Prima della pioggia del macedone Mancevski, Underground di Emir Kusturica), in un naturalismo vivo ed arricchito di metafisica (Come bruciano bene i bei villaggi, I testimoni), uno humor agrodolce (L’inizio della guerra sulla mia isola, o Al fuoco! del bosniaco Pjer Valica) o, più raramente, in una propaganda unilaterale del tipo "i buoni contro i cattivi" (Cetvertored, L’ambiente). La nuova filmografia si basa sull’esperienza spettacolare della guerra, ma questa volta senza essere condizionati dall’ideologia. I film sui partigiani di Tito sono stati adattati al chaos balcanico con motivi ripresi dai film sul Vietnam e attraverso i traumi legati all’urbanicidio, la povertà, l’isolamento, la disgregazione sociale.
La narrazione cinematografica offre spiegazioni complesse e variegate dei conflitti e riflette le attitudini caotiche ed opposte dei partecipanti volontari ed involontari alla guerra. Qualcuno tra questi film ricorre all’ipotesi di debiti storici e nazionali non pagati e trascinati dal passato (Underground, Cetvertored), altri invece spiegano tutto attraverso l’impassibilità del destino balcanico (La polveriera, Prima della pioggia) altri ancora presentano i fatti attraverso una comicità basata sulla follia del temperamento balcanico (Quando i morti cantano, Al fuoco!). Questi film osano criticare, anche se indirettamente, chi ha incitato alla guerra e suddividono le responsabilità tra tutte le parti in causa (Come bruciano bene i bei villaggi, I testimoni). Offrono a volte una consolazione umanizzante presentando la guerra come un male universale e non come un fenomeno endemico della regione (No man’s land).
Uno specchio deformante
I film di fiction sono apparsi relativamente poco tempo dopo lo svolgersi dei fatti reali. Gli incendi a Vukovar non erano ancora del tutto spenti che questa città barocca sul Danubio è divenuta il simbolo cinematografico di una distruzione senza fine. Il film Il disertore di Zivojin Pavlovic, girato nel 1992, definiva già il modello di trasposizione della storia all’indietro e di trasferimento del peso emotivo. Utilizzando la cronologia dei veri massacri i nuovi film di guerra trattano di questioni universali quali l’amore, l’odio, il tradimento, l’onore, tra personaggi che sono rappresentativi sia dal punto di vista nazionale che sociale e con i quali il pubblico si identifica facilmente. Il dramma del ritorno a casa di Oleg Nocvkovic, titolato Dimmi perché mi hai lasciato parla della morte spirituale delle vittime che, rientrate nei luoghi d’origine, non riescono più a ritrovare il senso della vita.
Il film Vukovar, una storia di Bora Draskovic si serve in maniera calcolata di un Romeo e di una Giulietta che appartengono alle due diverse fazioni in guerra. In una città distrutta senza pietà, la violenza degli eserciti nazionali è superata da qualle dei "cani di guerra", miliziani che saccheggiano, violentano e uccidono in modo animalesco. In risposta ai film serbi il regista croato Branko Shmidt gira Il ricordo di Vukovar e Vukovar torna a casa, il dramma di un soldato che torna a casa. Viene comparato il passato ed il presente della città, con un tono pieno di odio e di tristezza verso quelli che si ritiene i soli colpevoli della distruzione. Il prezzo della vita di Bogdan Zizic analizza i matrimoni misti e le rotture avvenute tra marito e moglie durante la guerra, ritenendo i serbi come la parte problematica del rapporto.
I film che trasformano le caratteristiche etniche in principi etici riprendono il cammino miope della propaganda politica. In La madonna di Neven Hitrec, un giovane regista croato, i serbi sono descritti come una collettività incline all’alcolismo e con i più bassi istinti, spinti al saccheggio, allo stupro ed all’uccisione di innocenti.
Il punto di svolta di Dayton
La firma degli Accordi di Dayton ha influito notevolmente sulla cinematografia balcanica. Emir Kusturica gira Underground, un affresco ricco sia dal punto di vista narrativo che visuale, indefinibile sia dal punto di vista politico che ideologico, premiato a Cannes lo stesso anno della firma di Dayton. Questo film codifica due caratteristiche importanti di questo nuovo genere cinematografico: l’utilizzo di una serie di riferimenti mitologici, di determinanti fatalistiche, antropologiche e nazionali sulla natura e le cause del conflitto; la strutturazione narrativa attraverso un dialogo continuo tra il presente ed il passato.
E’ possibile distinguere due grandi categorie di spiegazione cinematografica della guerra: la categoria storico-critica e la categoria mitico-fatalista. Nel film Remake di Dino Mustafic, il giovane regista, rifugiato, gira in Francia un film che evoca la storia jugoslava come un continuo ripetersi incessante di conflitti ed odi nazionali. Nel film Il tunnel di Faruk Sokolovic l’ingresso in un vero e proprio tunnel di un anziano rifugiato sfuggito dalla Bosnia segna simbolicamente il riemergere dei suoi ricordi degli anni ’50, del suo amore di gioventù distrutto dalla gelosia e dalla voglia di vendetta di un poliziotto serbo e dei ricordi relativi alla repressione degli "stalinisti" contro il movimento dei "Giovani musulmani". Come in una tragedia antica i discendenti sono puniti da peccati dei loro antenati. Altri film, come ad esempio Come bruciano bene i bei villaggi o La polveriera adottano invece una visione mitico-fatalista: la polveriera balcanica esplode ogni cinquant’anni, a prescindere dai nostri atti. Nel film Prima della pioggia un medico afferma che la guerra è come un virus, una malattia che non si può debellare, che minaccia sempre di trasformarsi in epidemia.
Il vero eroe del film Lo stato dei morti di Zivojin Pavlovic è una famiglia multinazionale di un anziano ufficiale dell’armata jugoslava: il padre è sloveno, la madre della Macedonia, il genero di Sarajevo, la ragazza del figlio è croata. Finiscono tutti a Belgrado, in un campo collettivo, attanagliati dalla povertà, dai suicidi, dalla criminalità, dal malessere generale di un Paese e di un’ epoca.
Il film No man’s land di Danis Tanovic, premiato con l’Oscar, rivela un gran numero di stereotipi internazionali sulla guerra in Bosnia Erzegovina e su ciò che è percepito come politically correct. No man’s land è parte del territorio di combattimento, una prigione sia per i soldati serbi che per quelli musulmani che tentano di salvare un collega, sdraiato su di una mina. Le forze internazionali partecipano al salvataggio, seguendo il loro mandato "osserva e prendi nota, ma non t’immischiare". Incapaci di comprendere l’assurdità della situazione e privati di una volontà d’analisi, riescono, tutti insieme, a trovare una soluzione, con la collaborazione inerte dei media. In realtà, nulla cambia. Le posizioni rimangono delle "no man’s lands", ed il film rende un’immagine universale della guerra in un tempo inafferrabile.Il film La terra della verità, dell’amore e della libertà girato durante i cambiamenti politici in Serbia, offre una versione alternativa della narrazione sulla guerra. Un giovane montatore, sopravvissuto al bombardamento dell’edificio della televisione di stato da parte della NATO, viene portato in un ospedale psichiatrico. Il regista Milutin Petrovic e lo sceneggiatore Sasa Radojevic raccontano la follia come uno stato dello spirito dell’intera nazione e del mondo intero che passa da una guerra all’altra.
La filmografia della dissoluzione della Jugoslavia
Dezerter (Il disertore), 1992, Zivojin Pavlovic, Serbia
Kazi zasto me ostavi (Dimmi perché mi hai lasciata), 1993, Oleg Novkovic, Serbia
Vukovar, jedna prica (Vukovar, una storia), 1994, Boro Draskovic, Serbia
Vukovarski memento (Il ricordo di Vukovar), 1993, Branko Schmidt, Croazia
Vukovar se vraca kuci (Vukovar torna a casa),1994, Branko Schmidt, Croazia
Pre kise (Prima della pioggia)1994, Milco Mancevski, Macedonia
Cijena zivota (Il prezzo della vita) 1994, Bogdan Zizic, Croazia
Vidimo se u citulji (A presto in un annuncio funebre), 1994, Janko Baljak, Serbia
Tamna je noc (La notte oscura), 1995, Dragan Kresoja, Serbia
Podzemlje (Underground), 1995, Emir Kusturica, Serbia
Ubistvo s predumisljajem (Assassinio con premeditazione), 1995,Gorcin Stojanovic, Serbia
Lepa sela lepo gore (Come bruciano bene i bei villaggi), 1996,Srdjan Dragojevic, Serbia/Bosnia Erzegovina
Kako je poceo rat na mom otoku (Come è cominciata la guerra sulla mia isola), 1996,Vinko Brezan, Croazia
Autsajder (Outsider) 1997, Andrej Kosak, Slovenia
Treca zena (La terza donna), 1997, Zoran Tadic, Croazia
Savrseni krug (Il cerchio perfetto) 1997, Ademir Kenovic, Bosnia Erzegovina
Balkanska pravila (Le regole balcnaiche), 1997, Darko Bajic, Serbia
U okruzenju (Nei dintorni),1998, Stjepan Sabljak, Croazia
Marsal (Il maresaciallo), 1999,Vinko Bresan, Croazia
Noz (Il coltello), 1999, Miroslav Lekic, Serbia
Bogorodica (La Madonna), 1999, Neven Hitrec, Croazia
Crvena prasina (Polvere rossa) 1999, Zrinko Ogresta, Croazia
Cetvorored 1999, Jakov Sedlar, Croazia
Kad mrtvi zapjevaju (Quando i morti cantano),1999, Krsto Papic, Croazia
Drzava mrtvih (Lo Stato dei morti) 1999/2002, Zivojin Pavlovic, Serbia
Zemlja istine, ljubavi i slobode (La terra della verità, dell’amore e della libertà), 2000, Milutin Petrovic, Serbia
Tunel (Il tunnel), 2000, Faruk Sokolovic, Bosnia Erzegovina
Nicija zemlja (No man’s land), 2001,Danis Tanovic, Bosnie-Herzégovine
Mljecni put (La via lattea), 2001,Faruk Sokolovic, Bosnia Erzegovina
Prasina (Dust) 2001, Milco Mancevski, Macedonia
Fine mrtve djevojke (Les belle ragazzine morte), 2002, Dalibor Matanic, Croazia
Remake, 2002, Dino Mustafic, Bosnia Erzegovina
Ledina, 2003, Ljubisa Samardzic, Serbia
Gori vatra (Al fuoco), 2003, Pjer Zalica, Bosnia Erzegovina
Ljeto u zlatnoj dolini (L’estate nella valle dorata), 2003,Srdjan Vuletic, Bosnia Erzegovina
Svjedoci (I testimoni) 2003, Vinko Bresan, Croazia
Vedi anche:
 Cinema-Balcani: i film 2003-2004

 Albania: Tirana Film Festival
 Intervista con Pjer Zalica, regista di Gori Vatra
 Locarno e Venezia, in concorso i film balcanici
 Lettere al vento
 I Balcani al Festival di Cannes
 A Trieste il cinema dell’Europa centro orientale
 Il primo Oscar bosniaco

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