La Grecia di Giorgos Xylouris

Incontro con Giorgos Xylouris, musicista e suonatore di liuto cretese. La sua opera risuona di echi tradizionali in una perfetta alchimia di mondi sonori e immagini trasognanti

30/12/2016, Gianluca Grossi -

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Giorgos Xylouris (foto G.Garitan )

L’ultimo disco di Giorgos Xylouris, Black Peak, è molto bello. Si respira la Grecia antica, le spezie, le sirene di Ulisse, il vento che sferza lungo le coste del Peloponneso, il Minotauro; la musica è coinvolgente e ipnotizzante. Con lui c’è anche un australiano, il batterista Jim White; fondatore con Warren Ellis e Mick Turner dei Dirty Three, negli anni a fianco di celebrità come Nick Cave, John Cale e i Sonic Youth. Lavorano insieme dal precedente gioiello, Goats, uscito nel 2014. Continuano sulla stessa lunghezza d’onda regalando brani struggenti come "Hey, musicians" (otto minuti di suoni sincopati) e pezzi brillanti tipo la title track, "Black Peak". Dietro c’è la favola di Bella Union, brillante etichetta indipendente inglese che abbiamo imparato ad amare dopo i dischi di gente come Andrew Bird e Fleet Foxes.

Chi è Xylouris? Un musicista, un suonatore di liuto, un cantante, una proposta ellenica che non smette di stupire per la sua passione e il suo lavoro. E’ un figlio d’arte. Psarorgiorgis, celeberrimo strumentista cretese, che abbiamo incontrato e apprezzato lo scorso anno a Calitri, in occasione dello Sponz Festival di Vinicio Capossela, è il padre. Giorgos, per la verità, è circondato da musica e musicisti fin dalla tenera età. E se non è il padre, è lo zio Nikos Xylouri ad avvicinarlo al mondo delle sette note; un personaggio schierato politicamente, che influenzerà notevolmente il pensiero del nipote. Nasce ad Anogeia, nel 1965, un borgo cretese di 3mila anime, fra i pochi comuni isolani a non avere uno sbocco sul mare. E forse anche per questo è uno degli artisti dove, più che in altri, è possibile rintracciare l’anima più pura e immacolata dell’antropologia cretese.

Lavora fin da piccino con il padre e lo zio. A undici anni è già un provetto strumentista. Con i parenti gira di villaggio in villaggio prendendo parte a feste e celebrazioni. Finché non si trasferisce in Australia, a Melbourne, dove dà vita a un progetto personale: Xylouris Ensemble. Due album, in particolare, rappresentano la sua entrata ufficiale nel music business: Antipodes è del 1998, Drakos del 1999. Il liuto in primo piano, due tributi al mondo cretese che si perde nella notte dei tempi. Scale che parafrasano la cultura ellenica, ma anche quella del medio oriente. Impossibile non percepire echi anatolici, libanesi, siriani. Rimandi alla tradizione, alle mitologie locali, alle funamboliche imprese di dei e dee. C’è ovunque lo spirito di Zeus che aleggia, come un mantra. Sono cambi di ritmo e tonalità, che offuscano il pensiero occidentale, ma proprio per questo rendono le opere di Xylouris affascinanti e struggenti. I dischi vengono registrati in vari studi australiani. Con lui ci sono anche Deidre Hannan, esperta di musiche e danze irlandesi, al mandolino e al liuto; Alice Garner, cultrice di tradizioni curde, al violoncello; Mairead Hannan, al violino; Shalagh Hanna, al flauto. Mischiano brani originali e composizioni tradizionali cretesi, creando una perfetta alchimia di mondi sonori e immagini trasognanti.

Vince premi, proponendo un sound mai sentito, dove il liuto è pizzicato come uno strumento solista, sovvertendo le regole classiche della musica tradizionale. Si propone in Europa, Nord America e Australia, e diviene uno degli artisti più apprezzati nel mondo greco. I suoi concerti sono leggendari. Si dice che in un’occasione abbia suonato per diciotto ore di fila. Nel 2010 esce con Live in Melbourne; e nel 2014 è la volta di Aera, con brani come "Aiolos" e "Karamouzanes Kontiles", registrati fra l’Australia e gli Stati Uniti. E ora è la volta del sodalizio con Jim White: i due si sono conosciuti in Australia negli anni 90 per via di amici in comune. Abbiamo incontrato Giorgos in occasione dell’uscita del nuovo cd. 

Come hai conosciuto Jim?

Era la fine degli anni Ottanta e giravo per Melbourne, in tour con mio padre. L’ho conosciuto attraverso amici comuni. Al mio rientro a Creta ci siamo tenuti in contatto. Poi Jim ha raggiunto l’isola tre anni e mezzo fa, e da lì è cominciata la nostra avventura artistica.

Quali sono le tue influenze musicali?

Derivano perlopiù dal mio paese di origine, Creta. Ma ascolto musica proveniente da ogni parte del mondo.

Vivi ancora a Melbourne?

No, a Creta. Ma ho vissuto a Melbourne, durante il periodo del mio incontro con Jim.

Com’è la scena musicale cretese?

La musica a Creta è di fondamentale importanza. Per tutti. Ci sono centinaia di musicisti che girano l’isola tutto l’anno. Giovani e meno giovani, soprattutto durante il periodo estivo.

Ci sono ricorrenze da festeggiare e luoghi dove trovarsi a cantare e a suonare?

Ogni villaggio ha il suo mondo. Ed è come vivere una festa continua. Il giorno di San Giorgio, quello delle lumache… è il succo della cultura mediterranea, trasversale, comprendente l’est e l’ovest, ma soprattutto un substrato ancestrale che permea ogni cosa.

Cosa differenzia la musica cretese da quella greca?

Ci sono molte differenze, partendo dal presupposto che a volte basta spostarsi da un villaggio all’altro per vedere cambiare i paradigmi musicali. A nord di Creta si suona in un modo, a sud in un altro. Riguarda anche gli strumenti utilizzati, le melodie, le scale.

E le danze?

Certamente. In Grecia prevalgono le danze lente, a Creta sono più vivaci. Anche il canto è diverso. Polifonico in Grecia, monofonico a Creta. Nella parte a ovest dell’isola ci si dedica alle rizitika.

Di cosa si tratta?

Sono canti di origine bizantina, con influssi dell’epopea veneziana. Molti brani risalgono al periodo ottomano. L’ultima fase storica di questo periodo musicale concerne la dominazione tedesca, gli anni a cavallo fra il 1941 e il 1944.

Le leggende della Grecia antica: che importanza hanno nelle tue composizioni?

Non c’è una leggenda particolare. Sono tutte impresse nelle nostre memorie, e qualunque lavoro è influenzato dalla mitologia cretese. Non sono solo le leggende ma anche le montagne che ci circondano, le persone, i villaggi.

Suonate anche brani tradizionali?

Naturalmente.

Com’è la situazione politica sull’isola?

Siamo autonomi. Ma spesso la politica si ripercuote negativamente sui cretesi. Ecco perché la musica aiuta a tirare avanti, a vincere corruzione e nefandezze.

Prossimi concerti?

Siamo in tour negli Stati Uniti. Faremo tappa a Brooklyn, Burlington, Chicago, Portsmouth e molte altre città. A gennaio saremo in Australia con PJ Harvey.

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