La Georgia chiede di entrare nell’UE
L’aggressione all’Ucraina ha generato una serie di conseguenze fino a poco tempo fa imprevedibili, in particolare nei paesi dell’ex blocco sovietico. In Georgia si sta vivendo un’accelerazione di processi che erano in corso ma che non erano in agenda, tra questi la richiesta di candidatura all’UE
L’aggressione all’Ucraina è detonata non solo nella sua dimensione militare, ma anche in quella politica e in quest’ultima si è già espansa fuori dall’area dei combattimenti. I nodi vengono al pettine per tutte quelle forze politiche che hanno flirtato con il Cremlino anche quando questo aveva posizioni nettamente ostili ai paesi in cui queste forze politiche operano. In molti paesi gli amici di Putin di ieri oggi prendono le distanze dal suo operato e rinnegano più o meno apertamente i legami passati. In Georgia la situazione ha portato a un’accelerazione di tutti i processi che erano certo già in corso, ma con esiti fino a 10 giorni fa inimmaginabili.
Quando Sogno Georgiano ha vinto le elezioni nel 2012 le voci del legame con la Russia dell’intero progetto politico circolavano abbondantemente. Il fondatore Bidzina Ivanishvili è un oligarca e ha fatto la propria fortuna in Russia. Soprattutto negli ultimi anni il governo georgiano, ora guidato dal prescelto da Ivanishvili, Irakli Garibashvili, ha reso i rapporti Unione Europea – Georgia più macchinosi, se non difficili. Voci crescenti nel paese hanno dato l’allarme che Tbilisi avesse invertito la rotta rispetto alle aspirazioni euro-atlantiste sancite anche dalla costituzione. Il processo però non è stato fatto apertamente, anche perché quando il governo ha dato spazio alla Russia in sede politica l’opinione pubblica ha assunto una posizione inequivocabilmente contraria. È stato questo il caso del 2019, con la protesta anti-russa a causa della quale ancora adesso i voli diretti Russia-Georgia sono sospesi.
Questo era il contesto in cui è detonata la bomba politica dell’aggressione all’Ucraina e gli obblighi che ha imposto ai paesi non belligeranti in termini di presa di posizione rispetto alle parti, e di deterrenza attraverso il loro soft e hard power.
La posizione del Sogno Georgiano
Nel 2008, quando era stata la Georgia a subire l’assalto russo all’integrità territoriale, i bombardamenti su tutto il territorio nazionale e i combattimenti a pochi chilometri dalla capitale, Tbilisi aveva incassato la piena solidarietà ucraina. Molto diversa la reazione del Premier di Sogno Georgiano Irakli Garibashvili che ha sì condannato l’aggressione, ma di fatto si è fermato a questo. La Georgia per espressa volontà del premier e della sua maggioranza non partecipa infatti alle sanzioni contro la Russia, non ha chiuso lo spazio aereo del paese ai voli in transito russi, e ha dichiarato che non serve portare personalmente la propria solidarietà a Kyiv. Sempre stando alla valutazione del premier , la Georgia non partecipa alle sanzioni perché avrebbero un costo troppo alto e comunque sono inutili: incluse ovviamente nel giudizio quelle imposte da altri stati.
Mentre in buona parte del mondo governi e parlamenti si riuniscono per discutere e condannare l’aggressione, coordinare le attività legislativa ed esecutiva, aprono consultazioni dei rispettivi organi di sicurezza per il monitoraggio costante di cosa sta accadendo e delle eventuali ricadute in termine di sicurezza nazionale, in Georgia tutto tace. La seduta straordinaria del parlamento richiesta dall’opposizione e autorizzata dalla Presidente Salomè Zourabishvili non c’è stata. Sogno Georgiano che detiene la maggioranza assoluta dei seggi l’ha boicottata liquidandola come uno “show”. I parlamentari che si sono presentati il giorno della seduta si sono trovati letteralmente la porta chiusa in faccia. Il Parlamento era chiuso ai suoi rappresentanti .
Non si è tenuta nemmeno una riunione del Consiglio Nazionale di Sicurezza, pure auspicata sia dall’opposizione che dalla Presidente Zourabishvili, e questo nonostante movimenti militari registrati lungo la linea amministrativa fra i territori secessionisti e l’area sotto il controllo di Tbilisi. Dall’inizio dell’invasione infatti – nel caso dell’Ossezia del Sud prima ancora che iniziasse – i secessionisti hanno aumentato la loro operatività militare in caso di una espansione del conflitto.
Il comportamento del governo georgiano non è passato inosservato a Kyiv. Il Presidente Volodymyr Zelensky di fronte alla mobilitazione dei cittadini georgiani rispetto a quella del governo ha twittato che a volte i cittadini non sono il loro governo, ma meglio del governo.
La vera frattura è arrivata un paio di giorni dopo. Il governo georgiano non ha lasciato partire dall’aeroporto di Tbilisi dove si erano raccolti i 60 volontari diretti verso l’Ucraina, dove da anni milita con l’esercito regolare ucraino una Legione Georgiana. A seguito di questo rifiuto, Kyiv ha richiamato il proprio ambasciatore dalla Georgia per non aver lasciato partire i volontari e per la “posizione immorale” contro le sanzioni.
La posizione dello stato georgiano
Una marea però si va sempre più ingrossando: sono le manifestazioni quotidiane che si tengono soprattutto a Tbilisi ma anche in tutto il resto paese contro la Russia di Putin e a favore dell’Ucraina e della libera sovranità dei paesi post-sovietici. La marea si sta ingrossando non solo quantitativamente, per numero di partecipanti, ma anche qualitativamente. Le manifestazioni sono infatti nate come protesta contro l’aggressione, ma stanno sviluppando sempre di più un’agenda di politica interna e internazionale. I manifestanti hanno portato avanti la richiesta di unirsi alle sanzioni. Dopo il rifiuto a far partire i volontari – laddove molti paesi stanno allentando le maglie sui foreign fighters per sostenere la resistenza ucraina – i manifestanti georgiani hanno chiesto una politica di cieli aperti per l’Ucraina e chiusi per la Russia. Ma è stato dopo il ritiro dell’ambasciatore ucraino che lo sdegno ha raggiunto il picco per cui i manifestanti hanno disconosciuto il governo in carica chiedendo le dimissioni di Garibashvili e il ritorno, in via accelerata, al percorso europeo.
In questa direzione si sta muovendo il Capo dello Stato.
La Presidente Salomè Zourabishvili ha messo in campo tutte le risorse che il suo ruolo istituzionale le consente per ricucire i rapporti georgiano-ucraini. Ha inviato un messaggio al popolo Ucraino. Ha poi chiamato Zelensky che l’ha ringraziata per il supporto. La Georgia sta inviando aiuti umanitari e gli ambasciatori georgiani stanno sostenendo l’Ucraina in tutti i fora internazionali in cui si affronta la guerra.
La Presidente Zourabishvili è poi partita alla volta di Parigi e di Bruxelles. La Zourabishvili ha dichiarato che la tragedia ucraina sta cambiando lo scenario dell’interesse e la disponibilità europee verso i paesi del Partenariato orientale che hanno ambizioni a diventare paesi candidati membri dell’Unione Europea, e ha identificato in questo una grande occasione per la Georgia.
Mentre Sogno Georgiano sosteneva che nessuna candidatura sarebbe stata presentata prima del 2024 e si perdeva in bizzarre accuse verso la classe dirigente ucraina per il ritiro dell’ambasciatore, la presidente Zourabishvili portava attivamente in Europa una contro-narrativa sulle volontà della nazione.
E l’iniziativa diplomatica della Presidenza e la pressione della piazza hanno portato Sogno Georgiano a decidere di anticipare al 3 marzo 2022 la presentazione della candidatura all’Unione Europea .
Immediata la reazione positiva dell’opposizione. Il Segretario del principale partito di opposizione, Nika Melia del Movimento Nazionale Unito ha così salutato questo passo: “Mi congratulo con il popolo georgiano per la sua lotta, per la sua presenza [nelle strade], per la sua determinazione e sete di libertà che hanno prodotto risultati: il governo della Georgia è stato costretto a presentare domanda di adesione all’UE. Vorrei fare un appello al mondo occidentale: siamo d’accordo con il presidente Zelensky, potremmo davvero non avere un governo decente, ma siamo una nazione rispettabile e combattiva. Il nostro governo potrebbe non meritare la vostra fiducia, ma noi, il popolo georgiano, la meritiamo. Facciamo quindi appello a tutta l’Europa ad accettare questa domanda. Il posto della Georgia è in Europa.”