La Georgia che strizza l’occhio alla Russia

Il governo georgiano viene ormai apertamente definito filo-russo. Buona parte dei georgiani però non condivide la politica dell’esecutivo. Il recente disegno di legge sugli "agenti stranieri" sembra pensato per zittire le voci critiche

01/03/2023, Marilisa Lorusso -

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Aeroporto di Tbilisi - © Halinskyi Max/Shutterstock

E’ dal 2019 che i voli diretti fra Georgia e Russia sono sospesi. La misura della sospensione dei voli era stata adottata unilateralmente dalla Russia in risposta alla “notte di Gavrilov”, cioè gli scontri seguiti all’intervento di Sergei Gavrilov, membro del Partito Comunista della Duma Russa che era in visita in Georgia per l’Assemblea Interparlamentare sull’Ortodossia. Gavrilov aveva tenuto il suo intervento dallo scranno riservato al Presidente del Parlamento (che era allora l’attuale segretario del Sogno Georgiano Irakli Kobakhidze), in russo, esaltando la confraternita ortodossa di Georgia e Russia. Ne erano seguiti giorni di scontri e le dimissioni di Kobakhidze, fatto che però non arrestò la sua carriera. Erano invece i voli ad essere stati arrestati per decreto presidenziale, con Putin che aveva definito la Georgia un paese non sicuro per i russi. A gennaio 2023 però, rispondendo a una domanda di un giornalista georgiano del canale di ultra destra georgiano Alt-Info, il ministro degli Esteri russo Sergey Lavrov si è complimentato con il governo georgiano per non essersi allineato con i paesi occidentali nelle relazioni con la Russia ed ha auspicato una riapertura dei voli diretti fra i due paesi.

Immediata la reazione positiva del Sogno Georgiano i cui vertici hanno magnificato l’ipotesi di riapertura dei voli diretti perché ne trarrebbero, secondo loro, vantaggio i georgiani che vivono in Russia. Assai meno entusiasta la reazione della presidente Salomè Zourabishvili che ha così liquidato l’ipotesi del ritorno dei voli diretti nonché la reazione del partito di governo: “In un momento in cui tutti i nostri partner, con parole o fatti, esprimono la massima solidarietà alla lotta dell’Ucraina per me e, ne sono certa, per la maggior parte della società, la posizione del governo e del partito al governo è incomprensibile […] Il governo dovrebbe invece esaminare seriamente l’afflusso di cittadini russi in Georgia e tutte le implicazioni sociali e politiche che ne derivano. […] Invece di riprendere i voli, il governo dovrebbe prendersi cura della reputazione del paese, rispondere in modo categorico e con prove alle accuse secondo cui la Russia sta aggirando le sanzioni attraverso la Georgia”.

Il governo georgiano viene ormai apertamente definito filo russo. Non è l’unico paese dove al scena politica è dominata da un oligarca con forti interessi personali che lo legano alla Russia, il che condiziona l’azione di governo.

A inizio febbraio il Dipartimento di Stato americano ha reso esplicito che il ritorno dei voli diretti esporrebbe le compagnie anche georgiane che operano con la Russia a regime sanzionatorio. Molti paesi che pure non si sono allineati con le sanzioni hanno sospeso i permessi alle compagnie russe sul loro territorio per questioni legate alla sicurezza o al mancato rinnovo di assicurazioni frutto delle sanzioni. La posizione georgiana è quindi particolarmente anomala.

Agenti stranieri

La frattura fra il governo georgiano, i partner occidentali – ma soprattutto i propri cittadini – si è resa ancora più evidente nei giorni della triste ricorrenza dell’inizio della guerra in Ucraina. L’opinione pubblica georgiana ha manifestato apertamente e senza esitazioni un grande sostegno del diritto dell’Ucraina alla difesa contro l’aggressore, a favore di una pace che tuteli l’integrità degli ucraini e dell’Ucraina. Una grande manifestazione si è tenuta a Tbilisi e vi hanno partecipato vari partiti dell’opposizione filo europeisti ed atlantisti, ma non quelli della maggioranza. Questa stessa opinione pubblica è da parecchio obiettivo di critica da parte del governo, che ora ne vuole silenziare la componente più organizzata.

Le ONG georgiane sono sotto attacco da tempo, ma l’attacco verbale si è trasformato in attacco legale. Una decina di giorni prima della ricorrenza il Potere al Popolo, frazione parlamentare composta da fuoriusciti dal Sogno Georgiano ma ancora parte della maggioranza, ha proposto una legge sugli “agenti stranieri” del tutto analoga a quella adottata in Russia. Il progetto di legge ha subito incassato il favore del Sogno. La bozza prevede che fattispecie non commerciali che ricevono più del 20% del proprio finanziamento da fonti straniere siano registrate come agenti stranieri. Per finanziatori stranieri si intende agenzie di governi stranieri, individui o persone giuridiche che non sono cittadini della Georgia, e organizzazioni incluse fondazioni, associazioni, società, sindacati, o altre associazioni di uno stato estero. Gli “agenti stranieri” si dovranno registrare con una dichiarazione dei redditi a gennaio di ogni anno.

La legge ricalca appunto quella adottata dalla Russia e che ha avuto un effetto oppressivo sulle capacità delle Ong. L’effetto sarebbe probabilmente ancora più avvertito in Georgia. Il paese ha una economia molto debole e buona parte delle organizzazioni non governative, incluse quelle che operano nel settore della ricerca, della medicina ecc. non potrebbero vivere senza sovvenzioni estere. Questo è stato uno dei primi punti sollevati dall’ambasciatrice statunitense Kelly Degnan a commento della proposta di legge. Peraltro, come rilevato dalla presidente Zourabishvili, il progetto di legge è stato depositato proprio contemporaneamente a una visita di senatori americani, il che non pare casuale. La presidente ha fatto una levata di scudi verso questo progetto di legge ed ha commentato : “Si è sviluppata una forza politica che invece di rafforzare il percorso europeo della Georgia, vede l’interesse georgiano altrove.”

La questione sollevata dalla presidente sulla compatibilità della legge con il percorso europeo trova eco nella dichiarazione in merito del Servizio Esterno dell’Unione Europea che ha commentato: "Creare e mantenere un ambiente favorevole per le organizzazioni della società civile e garantire la libertà dei media è al centro della democrazia. È inoltre fondamentale per il processo di adesione all’UE e fa parte delle 12 priorità, in particolare la priorità 7 sulla libertà dei media e la priorità 10 sul coinvolgimento della società civile […] L’adozione del disegno di legge sarebbe incoerente con queste aspirazioni e con le norme e i valori dell’UE".

Anche il Consiglio d’Europa, di cui la Georgia è membro, ha sollevato diverse preoccupazioni per quanto riguarda la compatibilità della legge con gli standard democratici e in materia di diritti umani.

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