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La febbre delle caricature

I quotidiani bulgari le hanno pubblicate per "testare le possibilità di coesistenza tra occidente e mondo islamico". Anche in Bulgaria è acceso il dibattito sulle caricature di Maometto. Per il direttore di una rivista in lingua turca pubblicata a Sofia "i media bulgari dovevano mostrare tolleranza, piuttosto che queste caricature"

13/02/2006, Tanya Mangalakova - Sofia

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Conferenza stampa

Il 3 febbraio le caricature del profeta Maometto, ormai note in tutto il mondo, sono state pubblicate da tre quotidiani bulgari, "Novinar", "Troud" e "Monitor". "Le 12 caricature che hanno scosso l’Islam" è stato il titolo d’apertura dello stesso "Novinar", che ha così spiegato la decisione di pubblicarle,"queste vignette sono una cartina di tornasole per testare le possibilità di coesistenza pacifica tra occidente e mondo islamico". "Monitor" ha parlato di "Islam ai ferri corti con l’Europa", presentando le vignette come la causa del più grande scontro tra questi due mondi.

La pubblicazione delle vignette sul profeta Maometto ha dato il via, anche in Bulgaria, ad un dibattito su limiti della libertà di parola, rispetto dei sentimenti religiosi e modernizzazione dell’Islam. Il 6 febbraio lo stesso premier Sergey Stanishev, in una sua dichiarazione ufficiale, ha dichiarato: "E’ mia ferma convinzione che ogni forma di mancato rispetto dell’identità religiosa di ogni cittadino sia inaccettabile. Temo che la libertà di stampa e di parola, che sono alla base di ogni società democratica, possano essere usate in modo da risultare offensive per i credenti, qualunque sia la fede che professano".
Scontro di civiltà
"Speriamo non ci aspetti il destino di alcune ambasciate danesi, solo perché consideriamo sacra la libertà di espressione" ha scritto il 7 febbraio "Novinar", aggiungendo che "mentre gli europei conoscono l’autoironia, questo non può dirsi degli arabi. I cristiani non sono così ostili a chi ha un’altra fede". Il quotidiano ha fatto riferimento esplicito alla tesi dello "scontro di civiltà" di Samuel Huntington, sostenendo che forse l’occidente, per sopravvivere, dovrà veramente costruire un muro che lo separi dall’Islam.

"Monitor" ha invece parlato del Kosovo, dove "i mussulmani hanno distrutto più di duecento chiese". Il quotidiano ha sostenuto, molto polemicamente, che gli albanesi mussulmani abbiano una vera e propria "tecnica", che consiste nel violare l’edificio sacro, trasformarlo in un gabinetto e riempirlo di scritte oscene prima di incendiarlo e farlo esplodere.

"La cristianità vive ormai da lungo tempo nella modernità" è stato il commento di "Dnevnik". "In Europa il rinascimento è iniziato nel tredicesimo secolo, ma solo nel corso del ventesimo le società del vecchio continente si sono realmente liberate dei pregiudizi religiosi. Anche se questo processo fosse già iniziato tra i mussulmani, dovremmo comunque aspettare due o tre secoli prima che accettino i valori di libertà e si liberino dai dogmi".
L’indignazione dei mussulmani di Bulgaria
"I giornalisti sono più pericolosi dei kamikaze" ha dichiarato ai media Haider Al Barak, ambasciatore iracheno a Sofia. Gli ambasciatori dei paesi arabi in Bulgaria hanno sottoscritto una dichiarazione in cui esprimevano sorpresa nel constatare che alcuni quotidiani bulgari hanno partecipato alla "campagna" di diffusione delle caricature di Maometto.

L’8 febbraio il Consiglio del Gran Muftì di Bulgaria ha preparato una dichiarazione ufficiale sulla pubblicazione delle vignette satiriche in una conferenza stampa, tenuta nella centralissima moschea "Banya Bashi" e ricca di momenti significativi. Due o tre giornalisti hanno protestato per l’obbligo di scalzarsi prima di entrare nell’edificio, così come per aver dovuto attendere la preghiera di mezzogiorno prima che la conferenza iniziasse. Tutte le giornaliste hanno dovuto coprire la testa, usando fazzoletti, cappelli o scialli. La conferenza è iniziata in modo insolito, con il Gran Muftì Mustafa Hadji e gli altri dodici membri del consiglio che intonavano un inno religioso in gloria di Allah. "Ci sentiamo profondamente insultati e feriti dalla pubblicazione di queste caricature", ha detto il Gran Muftì, definendole "dileggio", "insulto" e " atto di profanazione teso a provocare destabilizzazione e caos". "Noi siamo per la libertà di parola", ha continuato poi, "ma questa deve avere parametri e confini chiari. L’identificazione del Profeta col t[]e mostra ignoranza sull’Islam e sulla missione di Maometto".

I tredici dignitari mussulmani hanno fatto un appello a tutti i cittadini bulgari, ma soprattutto ai propri correligionari, esprimendo tutta la propria indignazione attraverso lettere, sms, ed e-mail inviate a tutte le istituzioni, organizzazioni, missioni diplomatiche e mass-media. "Ci appelliamo a tutti gli uomini di stato bulgari affinché si pongano a difesa degli inviolabili sentimenti religiosi di più di un milione di loro concittadini…Ci appelliamo alla procura, alle corti e al ministero degli Interni affinché prendano posizione su tale argomento, difendendo i diritti enucleati nell’articolo 37 della costituzione (che tutela libertà di coscienza, di pensiero e di scelta di fede definendoli inviolabili)".
Il conflitto è impossibile
Interpellato da Osservatorio, Sabri Alagoz, caporedattore di "Kaynak", rivista in lingua turca pubblicata a Sofia, ha parlato di "provocazione". Ad una domanda sulla libertà di parola, ha risposto che "la libertà di parola non significa poter calpestare l’identità religiosa di qualcuno. Nessuno può arrogarsi tale diritto, tanto più che con l’articolo 37, lo stato dovrebbe salvaguardare i cittadini e la loro fede. La Bulgaria è alle soglie dell’Unione Europea, e i media bulgari dovevano mostrare tolleranza, piuttosto che queste caricature".

"Nonostante militi in "Ataka", mi trovo d’accordo con quanto proposto dal deputato Petar Beron" ha detto poi Alagoz, "bisognerebbe prendere provvedimenti contro il signor Borshosh, caporedattore di "Novinar". Negli anni ’80, Alagoz è stato una delle molte vittime del cosiddetto "processo di rinascita", tentativo di forzata slavizzazione della minoranza turca voluto dal regime di Todor Zhivkov. A suo parere proprio le sofferenze subite hanno reso saggi i mussulmani di Bulgaria, e nel paese un conflitto tra le comunità religiose sarebbe impossibile.

Anche Faik Hadjimurat, muftì di Haskovo e della provincia di Stara Zagora, regione abitata da una forte minoranza mussulmana, ha risposto indignato che le caricature di Maometto sono "un’enorme offesa". Ugualmente, però, ritiene che il conflitto non sia possibile, visto che le comunità vivono insieme da lungo tempo, e ad Haskovo c’è un "buon homshulak" (vicinato) tra cristiani e mussulmani.

Alcuni degli emigranti dal Medio Oriente, che vivono e lavorano in Bulgaria da molti anni, hanno una spiegazione politica della crisi innescata dai caricaturisti danesi. "Dopo il crollo del comunismo, l’amministrazione Usa ha tentato di sostituire il "pericolo rosso" con il "pericolo islamico". La guerra al t[]ismo è stata presentata come una guerra di valori. Ma è una grande offesa affermare che li mondo arabo dovrebbe cambiare i propri valori". Sono queste le parole del dottor Mohd Abuasi, nato in Palestina, laureato nella facoltà di giornalismo di Sofia nel 1989 e attualmente imprenditore edile e direttore del "Centro per le ricerche nel medio oriente".
L’Islam e la modernità
I mussulmani di Bulgaria sono particolarmente sensibili riguardo alla modernizzazione dell’Islam, e un vero dibattito su questo tema non sembra ancora essere stato intrapreso all’interno della comunità islamica. Alla conferenza stampa tenuta alla "Banya Bashi", alcune domande di "Osservatorio" su questo argomento, e poi sulla condizione della donna nell’Islam, hanno provocato prima il silenzio, poi una reazione nervosa di alcuni muftì. "Forse un giorno questi temi verranno affrontati anche in Bulgaria" ha poi concluso il giovane muftì di Pleven, "ma questo succederà più avanti, a tempo debito".

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