La febbre della flat tax arriva in Bulgaria
Per gennaio 2008 abbandono del sistema di tassazione progressivo e introduzione di una flat tax: un’imposta generale del 10% per tutte le persone fisiche, a prescindere dal reddito. E’ la recente proposta del governo bulgaro
Con una decisione inattesa, presa poco prima di andare in vacanza, il governo bulgaro ha proposto radicali cambiamenti nel sistema fiscale, con l’introduzione della flat tax, che dovrebbe avvenire il 1 gennaio 2008 e un aumento delle pensioni del 10%, con la contemporanea diminuzione dei contributi da versare al fisco, che dovrebbero invece partire dal 1 ottobre prossimo.
Il piatto forte del piano dell’esecutivo, annunciato il 29 luglio scorso dopo una riunione di tutta la maggioranza di governo, è l’introduzione di un’imposta generale del 10% sui redditi delle persone fisiche, a prescindere dall’entità delle entrate dichiarate, che dovrebbe sostituire il sistema di tassazione progressivo utilizzato al momento.
"La decisione di introdurre una flat tax è a favore dell’intera nazione, aumenterà la competitività del nostro sistema produttivo e porterà all’emersione di buona parte dell’economia in nero", ha dichiarato subito dopo l’annuncio il ministro dell’Economia Petar Dimitrov, mettendo in evidenza gli obiettivi che il governo formato dal Partito Socialista Bulgaro (BSP), dal Movimento Nazionale per la Stabilità e lo Sviluppo (NDSV) e dal Movimento per le Libertà e i Diritti (DPS) intende raggiungere con le misure proposte.
L’introduzione della flat tax, come strumento volto a stimolare la competitività e i consumi e ad attirare investimenti stranieri, non è certo una novità in Europa orientale, dove si concentrano buona parte dei paesi a livello mondiale che hanno deciso di utilizzarla.
A fare da apripista fu l’Estonia, che ne introdusse una del 26% nel 1994, presto seguita da Lituania e Lettonia. Dal 2001 al 2005 la stessa misura, con caratteristiche di volta in volta diverse, è stata adottata da Russia, Serbia, Ucraina, Slovacchia, e Romania. Adesso si propone di farlo anche anche la Bulgaria, senza contare l’intenzione dei governi di Repubblica Ceca, Macedonia ed Albania di seguire la stessa strada.
Se buona parte di questi paesi ha vissuto un piccolo boom economico negli ultimi anni, non tutti gli economisti sono però d’accordo sul ruolo svolto a livello macroeconomico dalla flat tax. Se da una parte gli esperti sottolineano i vantaggi di un sistema di tassazione semplificato, che dovrebbe scoraggiare l’evasione e incoraggiare gli investimenti esteri, dall’altra in molti si chiedono quanto sia sostenibile sul lungo periodo la diminuzione delle entrate generali che, fino ad oggi, non sembra essere compensata dal maggiore stimolo ricevuto dall’economia.
Una considerazione centrale riguarda poi l’equità di questo tipo di tassazione, che colpisce in egual misura tutti i redditi, pesando quindi maggiormente su quelli più bassi.
In Bulgaria l’introduzione della flat tax dovrebbe essere accompagnata all’eliminazione di ogni tipo di esenzione, da quella totale che riguarda i redditi fino a 200 leva a quelle parziali che si applicano alle famiglie con figli e ai portatori di handicap.
"Ci sono due filosofie: o aliquote alte e molti tipi di esenzione, oppure aliquote basse e nessun trattamento preferenziale", come si è affrettato a spiegare il ministro delle Finanze Plamen Oresharski.
A guadagnare dai cambiamenti proposti, che toccherebbero direttamente i 2/3 dei contribuenti bulgari, sarebbero soprattutto i redditi più alti, mentre quelli che vanno dai 200 ai 350 leva (100-175 euro) e che riguardano circa un milione di lavoratori, verrebbero ad essere tassati più di quanto non lo siano oggi.
Ad essere fortemente penalizzate sarebbero anche alcune categorie di lavoratori autonomi, che oggi si vedono riconosciute per default spese connesse alla produzione di reddito, che vengono poi sottratte alla base imponibile.
Giudizi molto distanti sono stati espressi dalle categorie economiche. La Confederazione dei Datori di Lavoro e degli Industriali, per bocca del suo segretario generale Evgeniy Ivanov, ha accolto con soddisfazione le nuove misure, sulle quali insiste da anni, mentre per Dikran Tebeyan, vice-presidente della Camera di commercio bulgara "la flat tax porterà ad una notevole diminuzione dell’evasione fiscale".
Secondo Georgi Stoev, dell’istituto "Industry Watch" le preoccupazioni che "i redditi più deboli saranno i più penalizzati non sono realistiche, perché molto probabilmente verranno elaborate contromisure per evitare che questo succeda".
Ad essere fortemente contrarie, invece, sono le grandi confederazioni sindacali. Secondo "Podkrepa" la flat tax è socialmente iniqua, e va contro le promesse fatte dall’esecutivo di diminuire il peso fiscale sui redditi bassi e medi. "Questa decisione è dovuta alla congiuntura politica, non è lungimirante e può portare a conseguenze imprevedibili per il paese", è invece la posizione ufficiale del sindacato KNSB.
Critiche sono venute anche dall’opposizione politica. Il leader del movimento GERB (Cittadini per lo Sviluppo Europeo della Bulgaria), Boyko Borisov, ha accusato la maggioranza di avergli "rubato" le proposte di politica fiscale.
I partiti della destra tradizionale hanno poi attaccato soprattutto la decisione di aumentare le pensioni da inizio ottobre. "Questo aumento sarebbe possibile soltanto in caso di un contemporaneo aumento delle retribuzioni. In questo caso il governo agisce in modo populista pensando alle elezioni locali del 21 ottobre", ha sostenuto Martin Dimitrov, deputato dell’Unione delle Forze Democratiche (SDS). Una posizione presa anche da Aleksandar Bozhkov, presidente del Centro per lo Sviluppo Economico, che ha definito l’aumento in questione "un modo legale di comperare i voti".
La flat tax potrebbe portare ad altri effetti indesiderati, connessi alla cancellazione di ogni tipo di esenzione fiscale. "L’eliminazione delle esenzioni sulle donazioni non è ragionevole né giusto, e per noi sarà un grave ostacolo", ha denunciato Vesela Gercheva, direttrice del Forum dei Donatori Bulgaro, che prevede una diminuzione delle donazioni fatte dai contribuenti bulgari.
C’è poi chi prevede una minore propensione a investire in fondi pensione o in assicurazioni sulla vita, anche questi oggi detassati, investimenti che, visto il generale malfunzionamento dello stato sociale, vengono visti da molti cittadini bulgari come un salvagente previdenziale.
Anche dall’estero sono arrivati giudizi non troppo lusinghieri sulla proposta di riforma. Secondo molti esperti internazionali, citati dall’agenzia Reuters, gli investimenti stranieri non si attirano con una diminuzione delle tasse, ma con l’abbattimento della corruzione e la creazione di un clima favorevole al business.
La flat tax, stimolando i consumi, potrebbe poi portare ad un ulteriore peggioramento della bilancia commerciale, considerato il problema macroeconomico più grave per l’economia bulgara. "L’anno prossimo il deficit della bilancia commerciale toccherà con tutta probabilità il 20% del PIL." ha dichiarato Agata Urbanska della ING Wholesale Banking di Londra. "Visto che questo indicatore peggiora sempre di più, la riforma proposta sembra davvero molto strana".
Con un peggioramento dei sui conti internazionali la Bulgaria assistere ad una revisione verso il basso il giudizio sulle prospettive di investimento nel paese da parte delle agenzie di rating internazionali.