La disfatta dei radicali
La scorsa domenica si sono tenute le amministrative in tre comuni in Serbia. Successo per il Partito serbo del progresso, corrente guidata da Nikolić ed uscita dal Partito radicale serbo meno di un anno fa. Una vera disfatta per il Partito di Šešelj. Mentre il partito di Tadić perde moderatamente
Il vincitore delle elezioni amministrative anticipate, che si sono tenute il 7 giugno in due sobborghi belgradesi, Zemun e Voždovac, e a Kosjerić, comune della Serbia occidentale, è stato il Partito serbo del progresso (SNS) di Tomislav Nikolić. Se gli elettori hanno penalizzato moderatamente il Partito democratico (DS), i radicali di Šešelj hanno invece subito una vera e propria disfatta.
Alle elezioni nei comuni belgradesi di Zemun e Voždovac, il Partito serbo del progresso ha ottenuto più voti, mentre a Kosjerić è più forte il Partito democratico (DS) di Boris Tadić. A Zemun, un tempo roccaforte dei radicali, l’SNS ha preso il 33, 99 percento di voti, la coalizione Per la Serbia europea (ZES) guidata dal DS ha ottenuto il 27,71 percento, il Partito radicale serbo (SRS) il 10 percento, la coalizione Partito socialista della Serbia – Partito dei pensionati uniti della Serbia – Serbia unita (SPS-PUPS-JS) ha ottenuto il 7,7 per cento dei voti degli elettori, la coalizione Partito democratico della Serbia-Nuova Serbia-Movimento popolare (DSS-NS-NP) ha preso il 7 percento, e la Lista per la tolleranza di Rasim Ljajić ha preso il 2,21 percento di voti.
L’Assemblea locale di Voždovac sarà composta da 18 consiglieri del partito di Nikolić, 17 del Partito democratico e dai suoi partner di coalizione, 7 consiglieri del DSS-NS-NP, sei della coalizione SPS-PUPS-JS. Nell’Assemblea sono entrati anche i radicali con tre consiglieri, il Partito liberal democratico (LDP) con tre consiglieri e la Lista per la tolleranza con due consiglieri.
A Kosjerić il DS ha 8 consiglieri, l’SNS 4, Nuova Serbia 4, Partito democratico della Serbia 4, la coalizione SPS-PUPS-JS 4, l’SPO 2, il G17 plus 1, mentre i radicali e LDP non hanno passato la soglia di sbarramento.
Le amministrative dei tre comuni serbi non apparirebbero particolarmente rilevanti se non fosse per alcuni fattori da tenere in considerazione.
Il primo elemento importante è la netta supremazia di due partiti politici. Uno è il Partito democratico, attualmente al governo e l’altro, nuovo per il nome, e vecchio per gli attori, il Partito serbo del progresso. Il Partito democratico è il cardine del cosiddetto blocco filoeuropeo, invece il Partito serbo del progresso è il partito più forte del blocco autodefinitosi patriottico.
Questi due blocchi, però, non sono in forte contrapposizione tra loro, tanto che è possibile, se non persino certo, aspettarsi in futuro diverse combinazioni tra loro e coalizioni, per esempio: tra democratici e progressisti, oppure il sostegno del SPS (Partito socialista serbo) a uno o all’altro blocco. A soli due giorni dalle elezioni sia i democratici che i progressisti hanno annunciato che è possibile raggiungere un accordo di collaborazione, perché senza questi due partiti è quasi impossibile formare la maggioranza nei comuni dove si è votato.
I due partiti più irremovibili sulle proprie posizioni, Partito radicale serbo e Partito democratico liberale di Čedomir Jovanović, o non hanno passato la soglia di sbarramento o hanno ottenuto pessimi risultati. Questi due partiti rimangono ai margini degli avvenimenti politici, e il loro potenziale di coalizione diminuisce ad ogni nuova tornata elettorale. I radicali hanno confermato che staranno all’opposizione. Indicativo che a Belgrado una nota simpatizzante dei radicali, al termine delle elezioni, abbia detto soltanto: "Siamo scoppiati". Mentre Čedomir Jovanović se vuole passare la soglia di sbarramento alle prossime elezioni, dovrà riconsiderare la politica del suo partito.
L’altra caratteristica delle elezioni di domenica scorsa è il successo del Partito serbo del progresso. In molti se l’aspettavano anche se Voždovac è una tradizionale roccaforte dei democratici, e Zemun la fortezza dei radicali. Con questo elezioni l’SNS ha avuto la legittimazione dagli elettori. Infatti è stato il primo debutto dell’SNS, dopo che dieci mesi fa Nikolić con alcuni suoi fedeli avevano deciso di uscire dal Partito radicale serbo (SRS). Non è un segreto che Nikolić e il suo più giovane collaboratore, Aleksandar Vučić, sanno come conquistare gli elettori. Questo duetto è stato timoniere di tutti i successi dei radicali negli ultimi anni, e a causa di Šešelj e ad una corrente oltranzista non sono mai riusciti a conquistare il potere a livello nazionale.
Aleksandar Vučić ha dichiarato che questa volta i progressisti saranno in grado di capitalizzare il loro successo. Inoltre occorre tenere presente che Nikolić in un breve periodo non ha soltanto sottratto elettori ai radicali, ma ha anche acquisito nuovi sostenitori, per lo più dalle file dei cosiddetti patrioti. Nazionalisti moderati, aperti verso l’Unione europea (a una condizione: non nell’Unione ad ogni costo e il costo lo decideranno loro), sono diventati accettabili per molti degli elettori che si sono stufati della retorica sciovinista, così come della sensazione di essere sempre perdenti, perché è dal 2000 che non riescono a togliere i "gialli" (DS) dal potere. Se vogliamo credere alle voci di corridoio secondo le quali Boris Tadić sarebbe responsabile dello scioglimento dei radicali, resta il fatto che oggi di sicuro non gli è indifferente il risultato che hanno avuto i progressisti.
Il terzo elemento importante è il relativo insuccesso del DS. Il primo uomo dei democratici a Belgrado, il sindaco Dragan Ðilas, si spettava un risultato migliore. Ðilas dopo la pubblicazione dei risultati si è complimentato coi progressisti e ha criticato il vertice del DS, perché nessuno dei ministri del DS ha dato una mano durante la campagna elettorale. Ricordiamo che in tutti e tre i comuni il DS ha perso da quattro a sette seggi. Il DS si consola col fatto che c’è stata una pessima affluenza a Voždovac e a Zemun, rispettivamente del 33 e del 36 percento di elettori, pertanto è difficile generalizzare i risultati.
Il DS di Belgrado dovrà fare i conti con l’analisi dei risultati e l’apatia degli elettori, e c’è da aspettarsi anche la severa critica di Tadić. A Kosjerić la situazione è un po’ diversa, e il DS potrebbe essere più soddisfatto. In questo comune della Serbia occidentale l’affluenza è stata pari a quella delle politiche dell’anno scorso (68 per cento) e, nonostante i quattro seggi in meno, il DS può formare un governo con una composizione identica a quella che guida il paese.
Nei corridoi si dice che i progressisti offriranno il governo di coalizione al DS a Zemun per ottenere l’ingresso anche nella coalizione di Kosjerić.
Nonostante il risultato sia complessivamente negativo, il DS, così come la stessa coalizione di governo, può comunque essere relativamente soddisfatto dei risultati. Perché nell’anno della crisi economica, senza esaudire le promesse fatte su un più rapido avvicinamento all’Unione europea, con l’accordo commerciale di transizione ancora bloccato, gli elettori non hanno punito eccessivamente la coalizione di governo. Se dovesse realizzarsi la promessa che la Serbia dall’inizio dell’anno prossimo potrà essere iscritta nella lista bianca di Schengen (cioè la possibilità di muoversi senza visto nei paesi Ue), e se la forza dell’iniziativa diplomatica consentirà un ammorbidimento dell’atteggiamento dell’Olanda, contraria all’integrazione della Serbia sino a quando non sarà dimostrata una piena collaborazione con il Tribunale dell’Aja, allora tutto questo potrebbe garantire una nuova spinta a favore della politica di Tadić. E se andrà così tutto sarà possibile, incluse anche nuove elezioni, se il presidente valuterà che sarà un buon momento per assicurare un governo stabile alla Serbia.
A Tadić serve un partner. La scelta strategica è caduta su Ivica Dačić e l’SPS, e questo partito che era semi emarginato deve ringraziare prima di tutto il leader dei democratici per averlo resuscitato. Il rating del SPS in salita è un’altra caratteristica delle elezioni locali. I socialisti hanno notevolmente migliorato i risultati in tutti i tre comuni e prima di tutto grazie all’immagine di Dačić, ministro dell’Interno, che a Bruxelles riceve grandi apprezzamenti per il suo lavoro e al quale sono state aperte le porte di tutte le capitali europee.
Vojislav Koštunica intanto attende per vedere come vanno le cose, prima di accettare l’invito ad unirsi con l’opposizione orientata patriotticamente. Non sa infatti se aderire al regno dei radicali o al regno dei progressisti, aspettando di vedere da chi otterrà più profitto. Resta da vedere quindi con chi accetterà di allearsi e, la cosa più importante, se accettarà o meno che Nikolić divenga leader dell’opposizione. Il DSS rimane dov’è, non si sposta di un millimetro, e non gli ha giovato nemmeno che nella campagna elettorale abbiano partecipato svariati personaggi famosi: registri, attori, cantanti e sportivi.
I risultati delle elezioni sono ormai noti. Chi è vincitore e chi è perdente lo sapremo invece quando i comuni formeranno il loro governo, e il più interessante sarà quello di Zemun.