La dacia di Pitsunda
Una dacia a Pitsunda, località costiera sul Mar Nero, in Abkhazia. Era il luogo di villeggiatura dei leader sovietici ai tempi dell’Urss. Ora Vladimir Putin è intenzionato a riappropriarsene, ma i cittadini abkhazi si oppongono
La dacia di Pitsunda – sul Mar Nero – è stata edificata dal 1958 al 1961, come residenza estiva del Segretario dell’Urss ai tempi di Nikita Krushev. Qui il leader sovietico aveva portato Fidel Castro durante il suo tour caucasico nel 1962, e qui è stato poi tratto in arresto per volontà dell’ala più staliniana del partito nel 1964. L’arresto fu compiuto dall’allora capo del KGB georgiano Aleksi Inauri. Inauri, a capo del Kgb georgiano per trent’anni, aveva svolto un ruolo chiave nella rimozione di Krushev. Era stato lui a prelevarlo da Pitsunda e a scortarlo fino alla riunione speciale del Presidium del Comitato Centrale a Mosca.
Le vacanze sul Mar Nero non sono sempre state di buon auspicio per i leader dell’Urss. Il 18 agosto del 1991 Mikhail Gorbachev era in vacanza nella villa di Foros, in Crimea, quando i golpisti si presentarono per imporgli le dimissioni e il passaggio dei poteri al vice presidente dell’Unione, espressione dell’area più conservatrice dell’URSS e dei suoi organi di sicurezza. Ciononostante l’attrazione dei leader di Mosca per le dacia sul Mar Nero pare non conoscere superstizione. E Vladimir Putin ora vuole Pitsunda.
La dacia di Pitsunda si trova in una riserva naturale in Abkhazia. Dal crollo dell’Urss non è stata più oggetto di restauro. La sua proprietà con la disgregazione dell’Unione Sovietica è passata nel 1991 de jure da Mosca a Tbilisi. De facto però ora è sotto la sovranità di Sukhumi, che non ha i mezzi economici per garantirne il mantenimento e l’ormai non più procrastinabile, se non tardivo, restauro. Nell’impossibilità di amministrarla, Sukhumi ha usato Pitsunda come merce di scambio. Nel 1995, nel tentativo di ingraziarsi la presidenza di Boris Yeltsin, che non aveva riconosciuto l’Abkhazia, Sukhumi ha concesso in leasing la dacia e il territorio pertinente.
Ma poi, dal 2010, la Russia ha iniziato a chiederne la proprietà per farne una dacia di stato.
La legge abkhaza non consente la vendita di terra a stranieri, per cui si è giunti a un accordo, firmato il 19 gennaio 2022, secondo il quale la dacia è divenuta di proprietà di Mosca, ma non il terreno su cui è situata, concesso nuovamente in leasing.
L’Abkhazia non russa
Per entrare in vigore l’accordo doveva poi essere ratificato ma l’11 luglio scorso l’opinione pubblica abkhaza ha scoperto che la dacia era stata ceduta ed è scoppiato uno scandalo. Il presidente Bzhania, il ministro degli Esteri Inal Ardzinba, il segretario del Consiglio di Sicurezza Sergey Shamba hanno unanimemente difeso il provvedimento. Bzhania ha riportato anche la propria testimonianza diretta: prima di incontrare Vladimir Putin aveva dovuto trascorrere due settimane di quarantena e le ha passate a Pitsunda. Ha descritto la dacia come fatiscente, in alcuni parti forse non più recuperabile.
Le figure vicine al governo insistono inoltr sul fatto che la cessione della proprietà alla Russia garantirà maggiore sicurezza, che sul territorio abkhazo arriveranno figure di alto profilo dalle istituzioni della Federazione e che questa sarà una forma di ulteriore tutela per l’Abkhazia. Bzhania, nei numerosi incontri con la società civile, ha ricordato il ruolo di Putin, senza il quale l’Abkhazia non si sarebbe scissa dalla Georgia, avendo l’attuale presidente russo impartito un netto impulso alla frammentazione politica della Georgia e garantito il riconoscimento politico della scissione, che rimane comunque riconosciuta solo da un pugno di stati al mondo.
Ma questo non è bastato né alle opposizioni, né a diversi movimenti tra i quali quello dei veterani, né a parte della società civile. Sono quindi partite lettere pubbliche e richieste alla Corte Costituzionale per verificare la costituzionalità della cessione.
Un paio di incontri di Bzhania con l’opinione pubblica si sono conclusi con scontri. A Ochamchire ci sono stati disordini in strada, e a Gulripsh non è stato possibile portare a termine l’incontro perché la situazione non era più controllabile a causa delle dure contestazioni di cittadini contrari alla cessione della proprietà della dacia.
Il fatto è che a differenza dell’Ossezia del Sud dove ritorna spesso il tema di diventare parte della Russia, gli abkhazi tengono molto alla propria indipendenza, alla preservazione della repubblica de facto, della lingua, della cultura e del proprio patrimonio artistico e paesaggistico. In quest chiave una cessione di questo tipo non può che allarmare, sebbene tutti sappiano di essere dipendenti dalla Russia.
La Georgia russa?
Quella che per gli abkhazi è una cessione di proprietà che solleva polemiche, de jure per la Georgia è una annessione. Ma il governo del Sogno Georgiano – quando è stata resa nota l’imminente annessione – ha nicchiato nel perorare la propria causa.
Davanti alla totale mancanza di reazione del governo è stata una ong, il Centro di Giustizia Sociale, a sollecitare un intervento delle autorità. Il Centro ha sottolineato che non solo sta accadendo un fatto grave ed illegale, appunto l’annessione russa di un immobile che de jure appartiene allo stato georgiano, ma anche che la reazione della società abkhaza offre uno spiraglio di trasformazione del conflitto. Se Tbilisi si mobilitasse per la tutela del patrimonio artistico locato in Abkhazia e dell’intera area naturalistica circostante, dimostrerebbe sensibilità a questioni essenziali per gli abkhazi e questo sarebbe importante per ricucire i rapporti con la piccola comunità secessionista: rappresenterebbe un trampolino per un dialogo che, stando al Centro, il Sogno sta sempre più abbandonando e sul quale ha smesso di investire.
Anche alcuni parlamentari dell’opposizione hanno scritto al ministro degli Esteri per sollecitare un intervento sulla dacia, in georgiano chiamata Bichvinta.
Nel dibattito è intervenuta anche la presidente della Repubblica che ha definito inaccettabile la cessione.
Ma il primo ministro del Sogno non pare intenzionato a sollecitare nessuna condanna ed ha risposto accusando le opposizioni di sollevare uno scandalo su Bichvinta mentre si sono rese responsabili, nel 2008, della guerra e della perdita della gola di Kodori, area non parte dell’Abkhazia ma comunque sottratta al controllo di Tbilisi contestualmente alla guerra russa georgiana di quell’anno.
Intanto il dibattito continua in Abkhazia, dove l’agosto di Pitsunda/Bichvinta continua ad agitare gli animi. E le sorti della dacia rimangono incerte con il presidente de facto che teme a premere troppo contro un’opinione pubblica così ostile.