La Croazia spera in una “Serbia democratica”

Timori a Zagabria per un possibile esecutivo guidato dai radicali a Belgrado. I commenti dei principali politici croati tendono però ad escludere tale ipotesi, che minerebbe i sempre migliori rapporti tra i due paesi in campo politico ed economico

24/01/2007, Drago Hedl - Osijek

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Kostunica e Sanader

Traduzione per Osservatorio sui Balcani: Ivana Telebak

L’opinione pubblica in Croazia ha tirato un respiro di sollievo, e la Zagabria ufficiale è soddisfatta, benché cauta, riguardo i risultati delle elezioni parlamentari in Serbia. Nonostante il Partito radicale serbo sia il vincitore delle elezioni, si crede che "i partiti democratici", come vengono definiti dai media croati il Partito democratico, la Coalizione DSS-Nova Srbija, G 17 Plus, e il Partito liberale democratico, daranno vita ad un governo che continuerà con la politica dei rapporti di buon vicinato con la Croazia. Gli analisti in Croazia, che sono in attesa delle elezioni parlamentari di quest’anno, dicono che qualsiasi svolta differente, quella che presuppone che i radicali vadano al governo, potrebbe avere una grande influenza sui risultati delle elezioni in Croazia. Secondo la loro opinione ciò potrebbe radicalizzare la scena politica croata e potrebbe portare all’aumento della popolarità dei partiti di destra., soprattutto del Partito croato del diritto, il cui presidente Anto Djapic, ha già rivelato le sue aspirazioni per la poltrona del premier.

Il timore che i radicali potrebbero arrivare al potere in Serbia prima di tutto è suscitato dalla loro mancata rinuncia alle frontiere della Grande Serbia, e della frontiera occidentale che loro vedono sulla linea Virovitica, Karlovac, Karlobag, che entra fino alla metà del territorio croato. Si tratta di quella stessa linea che nel 1991 voleva Vojislav Seselj, oggi sotto giudizio all’Aja, e che provocò uno scontro sanguinoso e lo scioglimento della Jugoslavia. Parlando alla Televisione croata il giorno prima delle elezioni parlamentari in Serbia, il seguace di Seselj, Tomislav Nikolic, leader dei radicali serbi, ha espresso questa pretesa in una forma un po’ più sofisticata, dicendo che nessuno sa quale sarà la soluzione per i serbi di Croazia: se diventerà una regione, un’unità federale o qualcos’altro. Nikolic ha detto che su questo ci saranno delle trattative con la Croazia, ma che queste trattative non sono possibili finché la Croazia non diventa uno Stato democratico.

"E’ bene che i Radicali non formino il Governo perché ciò sarebbe pericoloso per la Croazia, visto che nei loro messaggi hanno sottolineato che di nuovo vedono la frontiera Virovitica, Karlovac, Karlobag", ha affermato commentando le elezioni in Serbia il presidente croato Stjepan Mesic, aggiungendo che si aspetta che "i partiti che sono dall’altra parte, e che sono orientati verso l’Europa", riusciranno "a risolvere alcune questioni che ancora pesano sulla Serbia", e si tratta, dice Mesic, della collaborazione con il Tribunale dell’Aja e della consegna di tutti i colpevoli per i crimini commessi in Croazia e in Bosnia Erzegovina.

Il premier croato Ivo Sanader ha detto che i risultati delle elezioni in Serbia erano "attesi", e ha aggiunto che c’è la possibilità che la Serbia ottenga un governo filo-europeo. Ciò sarebbe un bene, dice Sanader, non solo per la strada europea della Serbia, ma anche per "una permanente stabilità del sud est europeo".

Questa frase di Sanader, credono gli analisti, è in linea col timore della comunità internazionale che l’arrivo dei radicali al potere in Serbia potrebbe non solo peggiorare i rapporti croato-serbi e destabilizzare seriamente la situazione in Bosnia, ma incendiare di nuovo il territorio sensibile del Kosovo, e forse anche quello macedone. Ma il premier croato ora conta anche su un maggiore sostegno al suo Governo, che come scopo prioritario ha l’ingresso nell’Unione europea e nella NATO. E non solo dall’esterno, ma anche dall’interno, considerando il fatto che negli ultimi mesi è calato il sostegno dei cittadini croati all’ingresso del paese nell’UE e nella NATO.

"Questo risultato delle elezioni in Serbia dovrebbe a prima vista suscitare inquietudine e preoccupazione in Croazia, perché il Partito radicale serbo chiaramente e del tutto apertamente ha annunciato la rivincita e le pretese territoriali nei confronti della Croazia, che non possono essere realizzate senza una guerra, sulla linea Virovitica-Karlovac-Karlobag e ha minacciato di fare una nuova guerra per il territorio croato. Credo che il Partito radicale serbo non farà parte del Governo in Serbia", ha detto Vladimir Seks, il presidente del Parlamento croato, commentando i risultati delle elezioni in Serbia.

I rapporti fra Serbia e Croazia, i due maggiori paesi creatisi dalla dissoluzione della ex Jugoslavia, hanno iniziati a normalizzarsi subito dopo la guerra, ancora nel periodo in cui a Belgrado c’era Slobodan Milosevic, e a Zagabria Franjo Tudjman. Nonostante il fatto che questa normalizzazione fosse stata condizionata più dalle pressioni della comunità internazionale, che da un vero desiderio dei due paesi di migliorare i reciproci rapporti, alcuni passi sono comunque stati fatti. Ma il vero progresso nei rapporti è arrivato dopo la morte del presidente croato Franjo Tudjman (fine 1999), e dopo la caduta di Milosevic e la sua consegna al Tribunale dell’Aja, ottobre 2001.

Oggi Croazia e Serbia hanno non solo dei buoni rapporti economici, ma sono anche in una continua crescita politica. Il presidente serbo Boris Tadic ha visitato la Croazia, e l’anno scorso è stato persino a Knin, dove vi fu il centro della rivolta serba in Croazia, dove ha invitato i suoi connazionali ad essere dei leali cittadini della Croazia. Anche il presidente Mesic ha visitato più volte Belgrado, e anche i due premier, quello croato Ivo Sanader e quello serbo, Vojislav Kostunica, si sono scambiati le visite.

Gli imprenditori croati investono nell’economia serba, e i due proprietari delle più grosse catene nazionali di commercio al minuto, Ivica Todoric, croato, proprietario della potente compagnia Agrokor e Miroslav Miskovic, serbo, proprietario della fruttuosa Delta Holdin, stanno trattando per fare affari in comune, e dai media sono già definiti come "i nuovi padroni dei Balcani". I negozi croati sono piene di prodotti serbi, e l’esportazione croata in Serbia batte tutti i record. Quando fra poco inizierà la produzione della versione serba della Punto italiana, su licenza della Fiat, nella fabbrica automobilistica di Kragujevac, in questa autovettura verranno montati i pezzi prodotti da 20 partner della Croazia. In Croazia c’è già un grande interesse per la "Zastava 10", come verrà chiamata questa automobile, soprattutto per il suo prezzo, di circa 10.000 euro.

"Sarebbe un peccato che tutte queste cose con l’arrivo dei radicali al potere vengano messe in questione", dice una fonte vicina al Governo croato che ha voluto rimanere anonima. "Questo porterebbe i nostri rapporti molti anni indietro, e questo non è nell’interesse di nessun paese, né della Serbia, né della Croazia".

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