La Croazia delle diseguaglianze sociali ed economiche
Secondo un recente rapporto un quinto della popolazione croata vivrebbe sotto la soglia di povertà, con una più forte incidenza nelle aree meridionali e orientali del paese. Una rassegna
Negli ultimi anni, nei paesi dell’Europa meridionale, si è sempre più parlato della crescita esponenziale delle diseguaglianze nella società, in parte anche sulla scia dell’opera spartiacque di Thomas Piketty Il capitale nel XXI secolo. In Croazia, dove il libro dell’economista francese è stato tradotto e pubblicato nel 2014, il tema delle crescenti diseguaglianze non sembra abbia avuto un particolare spazio nel discorso pubblico, ma piuttosto pare venir accettato come un dato di fatto incontrovertibile.
Il paese ha visto un allargamento della forbice sociale a partire dall’indipendenza, con un lento recupero nei primi anni 2000 al quale è seguito un trend inverso post-crisi. Secondo lo studio Geometar nejednakosti prodotto dal Center for Peace Studies di Zagabria un quinto della popolazione del paese vivrebbe sotto la soglia di povertà, 300.000 sarebbero coloro ai quali i conti bancari sono stati bloccati e 25.000 i lavoratori che non ricevono uno stipendio dai propri datori di lavoro. Una piaga sociale che non risparmierebbe i bambini, un quinto dei quali, secondo un report dell’Unicef risalente al 2015, non potrebbe accedere a un abbigliamento adeguato e neppure a un’alimentazione consona.
Povertà
Secondo gli ultimi dati disponibili, prodotti dall’Istituto nazionale per le statistiche, nel 2015 il 59,8% degli intervistati dichiarava di non essere in grado di sostenere una spesa imprevista e una cifra ancora superiore (65,8%) ammetteva di non potersi permettere neppure una settimana di vacanza all’anno. Ma le difficoltà non risparmiano neppure le generazioni più giovani.
La povertà, inoltre, ha una forte incidenza nelle aree meridionali (Dalmazia ed entroterra) e orientali (la Slavonia), mentre in cima alla classifica appaiono le regioni settentrionali (la capitale Zagabria e la regione di Varaždin al confine con la Slovenia), l’Istria e la regione Litoraneo-Montana (Quarnero e entroterra del Gorski Kotar). Visto che le prime sono tradizionalmente roccaforti dell’HDZ e dei partiti di destra, questi dati potrebbero portare ad interrogarsi sull’incidenza della povertà sulle scelte politiche.
Secondo un rapporto di J. Michelle Brock per la European Bank for Reconstruction and Development del 2016, particolarmente critica sarebbe la situazione delle giovani donne in cerca di lavoro, mentre per i giovani delle zone rurali svantaggiate le possibilità di successo dipendono sostanzialmente dalla posizione dei propri genitori, indice di un ascensore sociale bloccato. Infine, la disoccupazione, che pure è diminuita fortemente rispetto ai valori raggiunti durante la crisi economica che avevano toccato il 21%, oggi si assesta al 14,8%, ancora una volta con forti differenze regionali.
Riforme fiscali
In questo contesto ha fatto irruzione la riforma fiscale, ereditata dal precedente governo Orešković e portata avanti in nome della semplificazione e della creazione di un’atmosfera incoraggiante verso le piccole imprese. La riforma introduce alcune misure di colore sociale – come la cancellazione dei debiti inesigibili, e mette mano al settore delle imposte sul valore aggiunto, diminuendo l’IVA nel settore dell’energia (controbilanciando l’aumento dovuto a incentivi per le energie rinnovabili) e innalzandola nel settore della ristorazione e alberghiero dal 13 al 25%.
L’aliquota maggiore scende dal 40 al 36%, e l’applicazione del nuovo scaglione più elevato partirà da un reddito di 17.500 kune (2.345 €) anziché di 13.200 (1.769 €), diminuendo così la progressività della tassazione. Dal momento che coloro che hanno introiti minimi sono esentati dalla tassazione sul reddito, sono molte le voci, come quella dell’ONG Gong, a denunciare che la riforma contribuirà ad aumentare le diseguaglianze perché a beneficiarne saranno coloro che appartengono agli scaglioni più alti.
Secondo la presidente del sindacato dei pensionati Jasna A. Petrović, la nuova riforma ha influssi anche sulle pensioni ma aumenterebbe solo lo zoccolo più alto del misero parco dei pensionati croati, coloro che guadagnano più di 6400 kn al lordo, mentre le pensioni del 74% dei beneficiari non supererebbero le 2850 kn e 183.000 percepiscono meno di 1000 kn al mese. Un quadro al quale si potrebbero aggiungere aumenti del gas e dell’energia elettrica – sulle cui previsioni il governo non ha per ora fatto chiarezza – che si riverberebbero inevitabilmente sui beni essenziali.
Gli anziani si configurano in Croazia, seguendo un trend tipico delle transizioni post-socialiste, come una delle principali categorie a rischio. L’abitudine di raccogliere dai cassonetti le bottiglie di plastiche per scambiarle per poche kune è una delle immagini più ricorrenti delle categorie di disagio della società.
Ai margini della società
La possibilità di scivolare dalla fascia di povertà ai margini della società sembra essere diventata un rischio sempre più costante negli ultimi anni. E sebbene una legge del 2011 abbia impegnato i centri urbani di medie dimensioni a dotarsi di un rifugio per senzatetto, sono molte le località croate a non essersi ancora adeguate. Oggi sono circa 450 i posti nelle strutture di accoglienza per una popolazione di senzatetto le cui stime arrivano alle 10.000 unità, comprendendo anche coloro che vivono sotto ogni livello di dignità.
Il freddo inverno 2016 ha portato una certa attenzione mediatica sulle condizioni in cui vivono coloro che si trovano ai margini della società, attenzione che però sembra essere svanita con l’innalzamento delle temperature. Tuttavia, esiste anche chi al problema degli homeless si dedica tutto l’anno. Si tratta di Antonella, una studentessa che ha iniziato ad impegnarsi attivamente dopo l’incontro con Mile circa tre anni fa per la strada. Antonella era una studentessa, Mile un senzatetto sarajevese di nascita, un lavoro come scenografo e una famiglia, entrambi portati via dalla guerra. Un anno dopo è nata l’associazione “Fajter”.
“L’associazione si chiama Fajter – Fighter – perché siamo dei combattenti e ci vediamo come qualcosa di più di un’associazione umanitaria. Quello che vorremmo offrire è un’idea” racconta Antonella a OBC Transeuropa. “Un’idea legata a una migliore qualità della vita, nella quale ci aiutiamo a vicenda e apriamo le nostre porte perché insieme siamo più forti. Per noi Fajter è il simbolo di un diverso tipo di essere umano, che è attivo, ribelle, che si scontra con ogni imposizione morale, religiosa, dogmatica, ma stimola a ragionare con la propria testa”.
Un’azione tanto più necessaria quanto è ampio il pubblico a cui si rivolge. Oltre a chi vive in strada, spiega Antonella, vi sarebbero in Croazia altre 300.000 persone non in grado di far fronte alle spese quotidiane. Alcuni di loro, pur essendo possessori di un piccolo immobile, vivono in condizioni di estrema indigenza.
L’associazione accompagna i senzatetto, aiutandoli ad ottenere documenti identificativi, senza i quali è impossibile accedere ai servizi essenziali, e accompagnandoli nel processo di richiesta di un sussidio, ma lavorando allo stesso tempo sulla risocializzazione attraverso laboratori creativi e la vendita della rivista “Ulični Fajter” [Il guerriero della strada]. L’associazione si occupa anche di progetti educativi per sensibilizzare l’opinione pubblica sul problema dell’esclusione sociale, con un’attenzione particolare per le scuole. Un’attività quanto più necessaria, dal momento che numerose recenti indagine indagini sociologiche hanno fornito il ritratto di nuove generazioni sempre meno tolleranti verso ogni forma di diversità.