La caduta del muro
Dopo anni di attesa, un messaggio di fiducia dell’Europa verso i Balcani. All’inizio del 2010 Macedonia, Montenegro e Serbia verranno probabilmente inseriti nella "lista bianca" di Schengen, un atto che significa niente visti e libera circolazione. Ancora fuori Bosnia, Albania e Kosovo
Un "giorno storico", "la caduta del muro", "la fine dei visti". Questi alcuni dei titoli sui principali media balcanici ieri. Ed effettivamente, lo scorso 15 luglio, ha segnato veramente un momento di portata storica, nel quale la Commissione europea ha proposto la liberalizzazione del sistema dei visti per la Macedonia, la Serbia e il Montenegro. Viaggiare senza necessità di richiedere il visto sarà probabilmente possibile a partire dal primo gennaio 2010.
La Macedonia ha già espletato tutte le condizioni tecniche richieste, mentre qualcosa ancora da fare rimane per Serbia e Montenegro. Ora la proposta della Commissione europea verrà discussa in parlamento e la decisione finale verrà presa nei prossimi mesi dal Consiglio europeo.
"Sono fiducioso del fatto che entro la fine dell’anno questa proposta venga adottata dagli stati membri dopo aver consultato il Parlamento europeo", ha dichiarato il Commissario all’allargamento Olli Rehn, presentando l’altro ieri a Bruxelles la proposta della Commissione.
La liberalizzazione dei visti porrà fine a un rituale costoso, spiacevole e a volte umiliante a cui era sottoposto chiunque volesse viaggiare all’estero. "Per i cittadini dei Balcani occidentali questa proposta significa niente più file alle ambasciate, niente più commissioni da pagare per i visti, e niente più raccolta della documentazione necessaria quali lettere d’invito, biglietti, pagamenti per le traduzioni ufficiali", ha aggiunto il Commissario Rehn. "In poche parole ciò significa un’ulteriore europeizzazione delle società civili dei Balcani occidentali, ed è un esempio del fatto che l’integrazione europea non significa solo integrare gli stati ma anche comunità e cittadini".
La notizia è stata accolta con grande entusiasmo in tutti i tre paesi. Era da anni che la questione della difficoltà dell’ottenere i visti focalizzava l’attenzione dei media ed era ai primi posti nelle agende politiche.
"I nostri cittadini lo meritano, e questo è un successo dell’idea di Europa in Macedonia", ha affermato il primo ministro macedone Nikola Gruevski. Il premier montenegrino Milo Djukanović, dal canto suo, ha ricevuto la notizia a Kotor, dove si trovava per un incontro con il responsabile della politica estera europea Javier Solana. Djukanović ha assicurato che il Montenegro terminerà di ottemperare alle ultime condizioni poste dall’Ue entro ottobre, dichiarandosi fiducioso che i cittadini montenegrini potranno viaggiare senza visti a partire dal prossimo primo gennaio.
In risposta alle notizie che sono arrivate da Bruxelles il presidente serbo Boris Tadić ha affermato che la proposta formulata dalla Commissione è estremamente importante per i cittadini della Serbia, aggiungendo inoltre che è positivo che la stessa sorte sia toccata anche ad altri stati della regione perché questo migliorerà la qualità della vita in tutta l’area.
"La Serbia non è responsabile solo per se stessa, ma anche per i legami di cooperazine nella regione, dato il suo ruolo centrale nel sud-est Europa", ha ricordato Tadić. Il premier serbo Mirko Cvetković ha aggiunto che la liberalizzazione ha restituito alla gente dignità. "Dal primo gennaio i nostri cittadini potranno viaggiare liberamente in Europa, e questo ridà loro dignità".
"Il buio del regime dei visti è stato tolto ai cittadini della Serbia ma non c’è tempo per rilassarsi … occorre procedere con le riforme", ha commentato il ministro per l’Integrazione europea Božidar Djelić, di cui molti media serbi hanno riportato il paragone tra la caduta della barriera dei visti e la caduta della Bastiglia.
Alcuni analisti in Serbia hanno espresso preoccupazione sul fatto che la liberalizzazione dei visti ora rischia di dividere i serbi della Serbia dalla comunità di serbi che risiede in Kosovo. A questi ultimi infatti, anche se in possesso di passaporti biometrici, non sarà permesso di viaggiare senza visti per motivi di sicurezza relativi all’immigrazione clandestina.
Le autorità del Kosovo hanno accettato la decisione della Commissione (che ha incluso il Kosovo nella lista nera di Schengen, ndr) come un’ulteriore riconoscimento dell’indipendenza dalla Serbia.
Oltre al Kosovo anche la Bosnia Erzegovina e l’Albania sono state escluse dalla proposta di liberalizzazione della Commissione, non avendo raggiunto i necessari progressi per quanto riguarda le riforme richieste. Rehn comunque, nella presentazione della proposta, sembra lasciare la porta aperta.
"La roadmap fornita dall’Ue l’anno scorso resta valida, spetta alle autorità di questi due paesi (Albania e Bosnia, ndr) adempiere alle condizioni poste il prima possibile". "Se l’Albania e la Bosnia Erzegovina mantengono un buon ritmo nelle riforme e quindi raggiungono le condizioni poste la Commissione potrebbe fare una nuovo proposta a metà del 2010", ha chiarito Rehn.
Naturalmente in Bosnia la notizia non è stata accolta positivamente, ma il ministro per gli Affari civili, Sredoje Nović, ha dichiarato mercoledì scorso che il governo inizierà a consegnare nuovi passaporti biometrici a partire da metà ottobre. I rappresentanti bosniaci sperano di ottenere la liberazione dei visti per metà 2010.
Anche in Albania, nonostante la delusione, le autorità hanno cercato di mettere in luce gli aspetti positivi. Il ministro degli Interni Bujar Nishani ha affermato che all’Albania manca solo adempiere ad alcune questioni tecniche per raggiungere gli altri paesi che sono nella lista bianca di Schengen e che questo avverrà entro la fine del 2009.
Dopo molto tempo Bruxelles ha finalmente lanciato un messaggio di incoraggiamento e fiducia ai Balcani. Per molti cittadini dei Balcani infatti l’idea di Europa è strettamente legata con quella della libertà di movimento.