La Bulgaria e i suoi monumenti di pietra: ora on-line

È on-line un nuovo portale che valorizza appieno il lavoro di ricerca e raccolta svolto da Luca Ponchiroli e dedicato ai monumenti di epoca comunista in Bulgaria

14/06/2021, Redazione -

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L'immagine nell'hompage del portale "Witnesses of Stone"

(Originariamente pubblicato dal portale witnessesofstone.com )

Percorrendo le strade della Bulgaria ci si imbatte ancora, quasi inevitabilmente, in monumenti, sculture, immagini che risalgono agli anni del regime comunista. Strumenti di propaganda realizzati seguendo pratiche e stilemi frutto della ideologia affermatesi dopo il 1944, queste rappresentazioni, celebrando i personaggi o gli eventi politicamente più rilevanti per il partito, volevano proclamare la gloria del nuovo ordine sociale, contribuendo con ciò a plasmare una memoria collettiva destinata a durare, nelle intenzioni, per sempre.

Alla caduta del regime, l’esistenza stessa di queste strutture fu inevitabilmente messa in discussione: molti monumenti vennero abbattuti, altri furono trasformati o interpretati ad arte al fine di renderli compatibili con la nuova situazione politica. Nelle discussioni di quegli anni – e ancora adesso – la domanda era sempre la stessa: cancellare o no quei resti architettonici? In molti casi di quei relitti monumentali non rimangono oggi che piedistalli vuoti o segni significativi solo agli occhi di un osservatore particolarmente attento e strumentato. In numerosi altri casi, invece, essi continuano a decorare strade e piazze del Paese, ‘visuali’ testimonianze del periodo più controverso della moderna storia bulgara. Il sito a ciò è dedicato: vuole offrire al lettore una collezione ragionata della varietà di monumenti di epoca comunista che si possono visitare ancor’oggi in Bulgaria. è il frutto di un progetto di lungo periodo e costituisce una concreta risposta alla totale assenza di una strutturata documentazione architettonica e iconografica al riguardo. Il materiale fotografico utilizzato – totalmente originale – è stato raccolto nel corso di numerosi viaggi.

A tale ricerca sul campo è seguita una minuziosa analisi archivistica volta ad individuare, per quanto oggi è possibile, i dati relativi all’epoca di costruzione dei manufatti presi in considerazione e a precisare le loro finalità commemorative. Questa operazione ha consentito di meglio comprendere le ‘strategie monumentali’ adottate nei decenni dal regime e di individuare puntualmente la distribuzione geografica dei ‘testimoni di pietra’ a cui è dedicato il nuovo portale .

Riflettere sulla logica sottostante a tali scelte, supportando queste considerazioni con una corposa collezione di esempi di differente provenienza geografica e cronologica, è la principale ambizione di questo, appassionante, progetto di ricerca.

 

Monumenti commemorativi: eventi e personaggi

Strutture commemorative di vario tipo e dimensione cominciarono a sorgere nel paese fin dai primi anni del dopoguerra: promuovere la costruzione di monumenti, seguendo l’esempio sovietico, divenne subito una costante pratica politica della Bulgaria comunista. Il regime, infatti, affidava all’edificazione di quei manufatti rievocativi due funzioni diverse: affermare, classicamente, la ‘marmorea’ immortalità politica dei personaggi rappresentati e individuare, in quei siti monumentali distribuiti capillarmente sul territorio, i luoghi atti a ospitare i frequentissimi, inesausti, rituali di partito legati alla memoria. Nei primi anni i soggetti privilegiati furono l’Armata Rossa e il movimento comunista con le sue lotte e i suoi dirigenti. A quell’epoca risalgono anche diverse strutture monumentali dedicate a eternare l’“Amicizia bulgaro-sovietica” e gli eventi che ne sono sottesi.

Solo all’inizio degli anni ’50 cominciarono a comparire le commemorazioni della resistenza partigiana, i cui margini temporali erano invariabilmente segnati da due date: ‘1941’ e ‘1944’. Nei decenni successivi le strutture dedicate al tema divennero numerosissime. Per sottolineare il ruolo dei comunisti nella storia del paese vennero esaltati allora i fatti del settembre 1923: “La prima rivolta anti-fascista nel mondo” come regolarmente veniva etichettata dalla propaganda, divenne tema ricorrente di molte strutture rievocative.

Quell’evento tragico – la insurrezione organizzata dal partito fu stroncata rapidamente dalle forze governative e centinaia di rivoltosi persero la vita – fu trasformato in fatto provvidenziale nell’iconografia proposta nei monumenti: il trionfo finale del comunismo – si affermava plasticamente – aveva le sue radici nelle sofferenze patite in quell’occasione dai suoi eroici militanti. L’episodio rientrò d’autorità tra quelli eternati, negli anni ’60 e ’70, dalle strutture rievocative delle ‘tre epoche rivoluzionarie’ o delle ‘tre generazioni di combattenti’: il ‘Settembre 1923’ rappresentava la tappa intermedia tra la rivolta dell’“Aprile 1876” contro gli Ottomani – che aprì la strada all’indipendenza del paese due anni più tardi – e la ‘rivoluzione socialista’ del ‘Settembre 1944’, quando il partito conquistò il potere in Bulgaria.

Dall’inizio degli anni ’60 anche la storia pre-socialista del paese cominciò ad essere commemorata: i primi monumenti furono dedicati agli eventi che portarono poi all’Indipendenza del paese. Spesso, artificiosamente, se ne sottolineava l’importanza nel processo storico che sarebbe culminato, successivamente, nel trionfo finale del Partito.

Il ‘Pantheon’ dei personaggi meritevoli di un riconoscimento monumentale si allargò allora a nuovi protagonisti: per primi comparvero i leader della lotta per l’indipendenza – come Vasil Levski, Stefan Karadja, Filip Totyu, Capitan Petko Voyvoda etc.; poi, in rapida successione, le personalità del periodo della rinascita nazionale bulgara – come Paissiy Hilendarski o Georgi Rakovski – i capi della sfortunata insurrezione anti-ottomana dell’aprile 1876 – come Georgi Benkovski Benkoski o Vassil Petleshkov – gli indipendentisti che si battevano nelle zone rimaste, dopo il 1878, sotto il dominio ottomano – come Gotse Delchev e Yane Sandanski. In quest’ambito a Hristo Botev fu riservata una attenzione particolare: l’immagine del popolarissimo eroe e poeta, inopinatamente trasformato dalla propaganda nel coraggioso precursore delle idee comuniste, comparve allora in una copiosa collezione di monumenti distribuiti su tutto il territorio bulgaro.

Due anniversari contribuirono ad accentuare questa tendenza: nel 1978, in occasione del centenario dell’indipendenza del paese, furono creati molti memoriali legati alla guerra russo-ottomana del 1877-78; la successiva celebrazione, nel 1981, dei 13 secoli trascorsi dalla apparizione di un prima entità statuale chiamata ‘Bulgaria’ generò poi la comparsa di una ondata di strutture dedicate all’antico impero bulgaro e di statue, spesso di grandi dimensioni, rievocative di re medioevali – Khan Asparuh, Khan Tervel, Khan Krum o Ivaylo – o di leggendari condottieri avversi al dominio bizantino prima e ottomano poi – come Krakra, il despota Dobrotitsa o Momchil Yunak. Molte di queste rappresentazioni, nate per legittimare il partito come artefice finale di un’identità nazionale contrastata, sono oggi considerate, senza particolari contestazioni, parte integrante del patrimonio monumentale dedicato alla memoria storica del paese. Una nota finale: centri di accoglienza, variamente organizzati e spesso frequentatissimi, vennero affiancati alle strutture commemorative ‘pedagogicamente’ più rilevanti. Erano dedicati ad accogliere il turismo celebrativo fortemente promosso dal regime: Shipka, il complesso di Buntovna, il “Percorso Botev”, la ‘Casa del Partito Comunista Bulgaro’ di Buzludja, offrono gli esempi più eclatanti di tale singolare fenomeno.

 

Statue, decorazioni, palazzi

Negli anni del comunismo vennero erette anche molte statue non legate direttamente alla rievocazione storica: raffiguravano, ad esempio, ‘Il minatore’, oppure ‘L’operaio’ o ‘Il bracciante’, concreti inni alla gloria della classe lavoratrice e al ruolo decisivo giocato dai comunisti nella sua affermazione in Bulgaria e nel mondo. Numerosissime furono anche le decorazioni politico-propagandistiche chiamate ad adornare luoghi e palazzi pubblici. L’allegoria spesso domina in queste composizioni, si tratti di inneggiare plasticamente alla potenza del potere comunista o allo sviluppo dell’agricoltura collettivizzata, di magnificare il ‘lavoro socialista’ o la vita felice assicurata dal regime ai cittadini.

 

I monumenti “minori”

Nel sito appaiono, accanto alle strutture più note e importanti, spesso caratterizzate da un manifesto gigantismo architettonico, memoriali meno appariscenti che offrono una preziosa, quasi endemica, testimonianza delle scelte propagandistiche del regime. Statue, busti, sgraffiti, lapidi commemorative, isolati simboli del regime – spesso dedicati a eventi di rilevanza solo locale come la formazione della prima cellula comunista in un villaggio, la partenza per le montagne di una brigata partigiana, il discorso tenuto da un leader del partito – sono in grado, infatti, di trasmettere al visitatore l’importanza quasi ossessiva attribuita dal regime alla rappresentazione monumentale degli eventi, anche marginali, che in qualche modo appartenevano alla sua storia. Nessuno escluso, verrebbe da aggiungere.

Questa, ferrea, determinata, ‘ideologica’, volontà di promuovere, senza risparmio, sempre nuove strutture monumentali è documentata anche dai curiosi memoriali celebrativi di un oggetto, considerato, in quanto tale, politicamente significativo: si va dal primo carro-armato sovietico entrato in Bulgaria, ad una katiuscia, dal trattore della cooperativa del villaggio, all’aereo della compagnia di bandiera. Negli anni del regime divennero infatti, a fine carriera, inopinati monumenti di se stessi.

 

Tracce monumentali

In certi casi sono state documentate anche solo le tracce rimaste di monumenti demoliti o smantellati. Oggi, rimossa la statua del leader di partito, del partigiano, o del soldato sovietico, nuove rievocazioni si trovano spesso a convivere, spesso inglobandoli, con gli esili ‘ruderi’ di quell’epoca passata. Frequentemente ci si è limitati ad aggiungere un singolo elemento architettonico, ad inserire una lapide o un simbolo dichiaratamente ‘non comunista’ senza rimuovere i preesistenti segni del regime. Anche questo singolare intreccio di messaggi contrapposti fa parte dell’eredità monumentale comunista che questo sito si propone di illustrare.

Dedica conclusiva: il sito è dedicato in particolare a coloro che visiteranno, in futuro, la Bulgaria, siano essi interessati alla storia visuale del comunismo nell’Europa dell’est, all’aspetto architettonico o artistico del tema, oppure, più semplicemente, alle scoperte che ogni vero viaggio dovrebbe contemplare.

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