La Bosnia Erzegovina al voto
Circa tre milioni di cittadini potranno recarsi alle urne per le elezioni amministrative il prossimo 5 ottobre, ma sul Paese grava il rischio astensione. L’analisi della campagna elettorale in Republika Srpska
Il 5 ottobre si vota per le amministrative in Bosnia Erzegovina (BiH). Per la quarta volta dalla fine della guerra, quasi tre milioni di cittadini avranno la possibilità di votare per uno dei 29mila candidati distribuiti in 80 partiti politici, 41 coalizioni, o di affidare la propria fiducia ad uno dei 239 candidati indipendenti.
La novità rispetto alle precedenti elezioni locali, tenutesi nel 2004, consiste nel fatto che per la prima volta hanno diritto di candidatura autonoma anche i rappresentanti delle minoranze nazionali, ed alla Commissione elettorale centrale (CIK) della Bosnia Erzegovina, grazie a questa possibilità, si sono iscritti 34 nominativi.
Di primo acchito sembra che gli abitanti della BiH avranno la possibilità di scegliere i migliori rappresentanti dei propri interessi a livello locale tra un grande numero di partiti, coalizioni e candidati indipendenti. Gli analisti fanno notare, tuttavia, che non ci sono grosse novità rispetto alle precedenti votazioni.
Secondo Sanel Huskić, presidente del Centro Alumni, un’istituzione che sta monitorando le attività pre-elettorali in BiH, i politici – compresi quelli che fanno parte delle assemblee locali – si rivolgono ai potenziali elettori parlando principalmente di temi che non sono di competenza delle autorità locali: "Si parla di cambiamenti costituzionali – ha affermato Huskić – e, in generale, di questioni che sono di competenza delle entità o dello Stato, non di costruzione di scuole, di infrastrutture…" Secondo Huskić, un monitoraggio delle dichiarazioni dei politici mostra che finora solo il 2% ha parlato di questioni che interessano le comunità locali.
In Republika Srpska (RS) anche questa campagna elettorale è dominata dai "grandi temi nazionali e politici". Lo si è capito appena sono stati presentati gli slogan elettorali. Il Partito democratico serbo (SDS) utilizza lo slogan "Giustizia divina", facendo riferimento all’ex inno della RS bocciato dalla Corte costituzionale della Bosnia Erzegovina; il Partito del progresso democratico (PDP) si presenta con il motto "La Srpska può fare meglio", mentre l’Unione dei socialdemocratici indipendenti (SNSD) usa lo slogan "La mia casa Srpska".
Secondo Sanel Huskić, negli ultimi 10 anni in Bosnia Erzegovina non è cambiato nulla nel modo di rivolgersi ai cittadini. Come esempio della totale assenza di inventiva, riporta il caso del partito HDZ-BiH (Unione democratica croata della Bosnia Erzegovina), che in tutto questo tempo ha sempre usato lo stesso slogan "Per il mio popolo", mentre l’intera campagna elettorale del partito non ha niente a che vedere con il livello locale. Huskić fa notare che perfino quando i partiti hanno qualche programma, di regola non vi prestano attenzione ma si servono di "retorica spiccia su temi generali che sono stati proposti agli elettori anche alle precedenti elezioni".
Per quanto riguarda la Republika Srpska, queste parole sono state confermate già all’inizio della campagna elettorale. Il primo giorno di presentazione dei sindaci e dei candidati per i consigli comunali, la scena è stata occupata dai leader di partito che non sono candidati né per l’una né per l’altra carica. Così, alla presentazione dei candidati al convegno dell’SDS, il ruolo dominante è stato lasciato al presidente del partito, Mladen Bosić.
La stessa scena si è ripetuta per l’SNSD a Banja Luka, dove il presidente del partito, Milorad Dodik, appare sui manifesti elettorali a fianco di Dragoljub Davidović, candidato a sindaco della città.
Alle elezioni amministrative per il comune di Banja Luka, che è anche la più grande sezione elettorale in Bosnia Erzegovina, secondo i dati del CIK si sono registrati 29 partiti politici, due coalizioni e sette candidati indipendenti, di cui tre in rappresentanza di minoranze nazionali. Per la carica di sindaco si sono presentati 18 partiti politici e un candidato indipendente. Il numero totale degli elettori è di 164.260. Questa cifra riflette il forte aumento del numero di cittadini con diritto di voto, circa 40mila in più rispetto alle elezioni del 2004, quando il numero dei votanti registrati era di 119.847.
Nonostante l’eccezionale cifra di soggetti politici registrati, il PDP e l’SDS sono i partiti con maggiori possibilità per partecipare ai governi locali a fianco dell’SNSD. In base alle valutazioni degli analisti, la sorpresa di queste elezioni potrebbe venire dal partito radicale serbo della RS, che finora non ha avuto consiglieri nelle amministrazioni comunali. Questa previsione si basa sul fatto che il loro leader, Milanko Mihajlica, nell’arco dello scorso anno si è imposto nell’Assemblea nazionale della Republika Srpska come il più serio oppositore dell’SNSD; di conseguenza, questo partito potrebbe aggiudicarsi uno o due posti in consiglio comunale a Banja Luka oltre che migliorare i suoi risultati nella maggior parte dei comuni in RS.
Per la prima volta alle elezioni locali a Banja Luka, partiti con simboli bosgnacchi e croati si presentano come coalizioni. L’SDA Partito di azione democratica, ndr e il Partito per la Bosnia Erzegovina, che avevano avuto pessimi risultati alle scorse votazioni, cercheranno infatti di raggiungere un numero sufficiente di elettori con una lista comune ed assicurare, così, la partecipazione dei rappresentanti del popolo bosgnacco nel consiglio comunale. Alle elezioni locali del 2004, a Banja Luka non era stato eletto nemmeno un consigliere bosgnacco.
La stessa linea è stata decisa dai partiti con i simboli croati (HDZ, HDZ 1990, NHI, HNS e HSS), che negli scorsi anni non avevano propri rappresentanti nelle strutture dei poteri locali nella zona di Banja Luka. Bisogna anche ricordare che entrambe queste coalizioni, a differenza delle scorse elezioni amministrative, si sono seriamente impegnate nella registrazione dei cittadini della diaspora, originari di Banja Luka, che vivono all’estero. A causa del complicato e costoso processo di registrazione per ogni elezione (nel caso di votazioni tramite posta), negli ultimi dieci anni il numero di votanti del popolo bosgnacco e croato si era drasticamente ridotto.
Nella corsa alla carica di sindaco di Banja Luka ci sono 18 candidati. Tra i più quotati ci sono il candidato dell’SNSD e attuale sindaco, Dragoljub Davidović, Trivo Marinković, candidato per il Partito del progresso democratico (PDP) e Damir Miljević, che si presenta come candidato indipendente.
A questo proposito bisogna dire che PDP e SDS, nonostante le precedenti dichiarazioni, hanno desistito dall’intenzione di proporre per questa carica "persone di spicco del partito". Così il PDP non candida più Branislav Borenović, membro dell’Assemblea nazionale della Republika Srpska, e l’SDS contro ogni aspettativa ha proposto Radmila Trbojević al posto di Slobodan Bilbija, che sarà capolista del partito per il consiglio comunale. Bisogna anche ricordare che l’intenzione di SDS, PDP, SRS RS e DNS di presentare un candidato comune come serio avversario a Dragoljub Davidović è rimasta solo un tentativo, mai realizzato.
Anche se non sono state condotte indagini approfondite sull’umore degli elettori, Tanja Topić, analista della Fondazione Friedrich Ebert, ritiene che il voto a Banja Luka potrebbe esprimere due tendenze. La prima è quella dell’aumento dell’astensione da parte dei cittadini che non sono militanti di partito, la seconda è il probabile calo di consensi dell’SNSD. Alle elezioni del 2004, l’SNSD si è aggiudicato 20 seggi in consiglio comunale su 31, un risultato che secondo Tanja Topić difficilmente potrà ripetersi. Questa è anche l’opinione di altri analisti e politici che pensano che l’SNSD non abbia la possibilità di ottenere di nuovo la maggioranza.
Oltre a Banja Luka, in Republika Srpska la più grande battaglia sarà quella per Doboj e Bijelina. L’SNSD ad agosto ha iniziato la sua "battaglia per Doboj", dove l’SDS è al potere dal 1990. Visto quanto è accaduto negli scorsi mesi in questa città per assicurarsi i voti, entrambi i partiti lotteranno con tutti i mezzi a loro disposizione. Con la candidatura del controverso uomo d’affari Gavrilo Bobar poi, sostenuta anche dal partito socialista della RS, Dodik ha mostrato la seria intenzione di prendere anche il timone di Bijelina.
Mancano due settimane alle elezioni e, in base ai sondaggi condotti finora, c’è da aspettarsi un ulteriore calo dell’affluenza alle urne da parte dei cittadini. Dalle prime elezioni del 1996, dopo la guerra, ad ogni tornata elettorale il numero di votanti è calato del 10%. Così alle elezioni locali del 2004 in Bosnia Erzegovina ha votato il 42,52% dei cittadini con diritto di voto (in Republika Srpska il 49,31%, nella Federacija BiH – l’altra entità della Bosnia Erzegovina – il 42,31% e nel distretto di Brčko il 49,61%). Alle elezioni generali del 2006 si è recato alle urne il 43,96% degli elettori.
Secondo le ricerche del Centro Alumni, in questo momento il 30% dei cittadini non sa ancora per chi votare, e il 40% di questi afferma che non andrà a votare. Anche il presidente del PDP Mladen Ivanić non esprime grande ottimismo, e ritiene che andrà a votare il 45% dei votanti.
A tale riguardo Sanel Huskić afferma che i cittadini della Bosnia Erzegovina devono andare a votare, ma anche "vendere a caro prezzo il proprio voto". Secondo Huskić, i cittadini non dovrebbero essere solo una macchina da voti, che per i politici diventa inutile dopo aver ottenuto un risultato favorevole, ma è responsabilità dei cittadini decidere ogni volta sulla base di una seria valutazione dell’operato di coloro per i quali hanno votato la volta precedente.