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La Bosnia di Ballarò – 2
Prime reazioni in Bosnia Erzegovina da parte del mondo dell’informazione e del Parlamento della Federazione alla trasmissione Rai "Ballarò" sul t[]ismo islamico nel Paese.
Pubblichiamo nella traduzione di Andrea Ferrario per Notizie Est una nota dell’agenzia di stampa Fena e l’articolo "Chi mette la Bosnia in collegamento con il t[]ismo?" apparso su Slobodna Bosna di ieri a proposito della trasmissione Rai "Ballarò" andata in onda martedì scorso
Il Parlamento della Federazione Bosnia-Erzegovina: chiedere una verifica della fonte delle informazioni
FENA Sarajevo, 15 gennaio 2004
La camera dei rappresentanti della Federazione Bosnia-Erzegovina ha chiesto alla Presidenza della Bosnia-Erzegovina e al Consiglio dei Ministri di chiedere ufficialmente all’Italia un’indagine e una verifica di quali siano le fonti delle informazioni trasmesse dalla televisione di stato italiana, secondo le quali in Bosnia-Erzegovina si addestrano 8.000 t[]isti.
Gli esiti di tale indagine e verifica devono essere consegnati dalle autorità italiane a quelle bosniache, ha concluso oggi la Camera dei Rappresentanti, nel corso della nona seduta tenutasi a Sarajevo.
Chi mette la Bosnia in collegamento con il t[]ismo?
di Edin Avdic – ("Slobodna Bosna" Sarajevo, 15 gennaio 2004)
ROMA – Martedì 13 gennaio, in prima serata (alle 21.00), nel corso della popolare trasmissione televisiva italiana Ballarò in onda su Rai Tre, uno dei temi era l’epidemia di t[]ismo e più in concreto un reportage televisivo sulle cellule di Al Qaeda in Bosnia-Erzegovina. Tra gli ospiti in studio vi erano il ministro degli esteri italiano Franco Frattini, l’ex premier Massimo D’Alema, l’ex presidente Francesco Cossiga e un giornalista Guido Olimpio – N.d.T. del "Corriere della Sera". Il conduttore Giovanni Floris – N.d.T. ha estaticamente annunciato che gli spettatori avrebbero visto un materiale televisivo esclusivo sui mujaheddin in Bosnia, paese che si trova, ha spiegato, solo a venti minuti di aereo dall’Italia.
OCCHI AZZURRI, CAPELLI CHIARI
L’autrice del servizio, ha detto il conduttore in studio, è la giornalista Maria Grazia Mazzola, che il 15 dicembre 2003 ha girato in Bosnia-Erzegovina un’intervista con uno dei "combattenti santi". Viaggiando in automobile attraverso il villaggio di Bocinje, la giornalista affamata di sensazioni ha annunciato che tornava "per la prima volta nella ex Jugoslavia dopo la fine della guerra, ma questa volta per un altro conflitto – la jihad". La sua voce è interrotta dai suoni di "sevdalinki" e preghiere musulmane e, dopo questa introduzione abilmente montata, la giornalista parla in maniera estremamente superficiale della storia dei potenziali t[]isti islamici nei Balcani. Dopo di che segue una ripresa del cameraman: in un territorio indefinito, dove c’è buio pesto, alle domande della giornalista risponde una figura che indossa un’uniforme mimetica, la testa completamente avvolta in una kefiah palestinese. Questo oscuro interlocutore afferma di fronte alla telecamera che in Bosnia-Erzegovina vi sono da sette a diecimila "guerrieri santi", che possono essere mobilitati nel giro di alcune ore, e mostra kalashnikov ed esplosivo al plastico: "Questo, per esempio, serve per minare i ponti", dice l’anonimo combattente della jihad. Alla domanda contro chi abbiano pianificato di combattere, risponde di "odiare più di tutti gli ebrei, Bush, Berlusconi e il vostro italiano – N.d.A. ministro degli esteri…".
Dopo soli alcuni minuti, agli spettatori seri diventa chiaro che si tratta di un classico pazzo maniaco alla ricerca di gloria, oppure di una persona che per le sue farneticazioni fanatico-religiose ha ricevuto un considerevole onorario. In particolare, le sue affermazioni, le sue "prove", i suoi "argomenti" sono del tutto privi di argomentazione, e d’altronde è logico concludere che qualcuno effettivamente interessato a un’insurrezione armata non parli mai dei dettagli di fronte alle telecamere. Tuttavia, questo fatto non ha impedito alla diligente giornalista della televisione di stato italiana di presentare il suo servizio come uno spettacolo mediatico quale raramente finora si è visto. Che sia riuscita in parte a conseguire il suo obiettivo, lo dimostra nel migliore dei modi il seguente fatto: dopo la fine del reportage il conduttore di Ballarò ha cominciato quasi in preda al panico a commentare il pericolo che per l’Italia viene dalla Bosnia-Erzegovina, sottolineando che si tratta di persone dagli occhi azzurri e dai capelli chiari, ed è sembrato mancare poco a che non invitasse l’intera nazione all’allarme generale perché il nemico si trova tra di noi. Successivamente il conduttore, con una voce tremante si è rivolto agli ospiti, attendendosi di dividere equamente con loro i propri sentimenti di panico, e ha pregato di fare per primo un commento il giornalista dell’influente quotidiano "Corriere della Sera".
GIORNALISMO ENFATICO
Questo rispettato conoscitore dei (mis)fatti balcanici ha detto: "I mujaheddin che hanno combattuto in Bosnia sono già in Italia. La maggior parte degli arrestati o di coloro che sono sotto indagine sono veterani della guerra in Bosnia. Si tratta di persone che dopo la firma degli accordi di Dayton sono state espulse dalla Bosnia-Erzegovina, e quindi oggi la rete t[]istica è composta da coloro che hanno combattuto in Afghanistan, oppure da coloro che hanno preso parte a scontri armati in Bosnia e Cecenia… A proposito del fatto che nel servizio si parla di t[]isti con gli occhi azzurri e i capelli chiari, è vero che tali persone oggi sono le più ricercate nelle cellule t[]istiche. Si tratta soprattutto di cittadini di stati dell’Europa Occidentale, per esempio inglesi o svizzeri che sono passati all’islam. Oggi sono richiesti perché dopo l’11 settembre sono aumentati i controlli nei confronti delle persone di pelle scura". Il ministro degli esteri italiano Franco Frattini ha commentato da parte sua il servizio nel seguente modo: "E’ chiaro che i nostro servizi segreti lo sanno già e che oltre a ciò esistono anche scambi di informazioni tra servizi occidentali, grazie ai quali siamo a conoscenza di molti fatti, oltre a quelli che abbiamo sentito nella vostra trasmissione. Proprio per questo è essenziale che in Bosnia rimangano le forze armate internazionali – la NATO e, in futuro, anche l’esercito europeo".
Ha reagito anche l’ex premier italiano Massimo D’Alema, il quale ha affermato che "il t[]ismo non è uno hobby dei poveri, bensì dei ricchi", e ha aggiunto che l’attuale politica della Casa Bianca e dei suoi alleati radicalizza i paesi arabi. L’intera storia ha poi preso un corso del tutto diverso: nessuno degli ospiti in studio ha parlato di "polveriera bosniaca", preferendo invece mettere l’accento su altri paesi, come la Cecenia, l’Iraq, l’Arabia Saudita… Così, a un pubblico di alcuni milioni di persone, è diventato chiaro che nel "servizio esclusivo" sulla Bosnia, durante il quale un musulmano radicale minacciava l’Europa, si trattava di "materiali gonfiati", la cui autrice si era solo limitata a mettersi alla ricerca di storie senza dubbio serie sulle cellule t[]istiche in Bosnia.
Tuttavia, per conseguire tale obiettivo è necessario disporre di molti più dati informativi e non ci si può limitare a portare di fronte alle telecamere un uomo armato, che poteva parlare allo stesso modo anche della vita su Marte. Con questa constatazione sono d’accordo anche gli esperti italiani di politica: infatti, il "servizio televisivo esclusivo" è passato il giorno successivo senza nemmeno un commento sulla stampa, e questo in Italia significa: al giornalismo enfatico non vale la pena dedicare tempo e lavoro.
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