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La biblioteca nazionale di Pristina
Una giornata d’inverno e una visita alla Biblioteca nazionale di Pristina, Kosovo. Un fotoracconto di Francesco Caberlin
Mi è parso di vedere, negli ultimi tempi, una certa crescita d’interesse attorno all’architettura dell’ex Unione Sovietica, spesso erroneamente e frettolosamente definita “real-socialista” tout court, e ancor più spesso liquidata come brutta, mostruosa, inumana e via discorrendo. Senza dubbio i canoni estetici cui sono ispirate molte opere dei Paesi ex socialisti, URSS in primo luogo, sono molto lontani dai nostri, anche se lo erano molto meno da quelli dell’architettura occidentale dell’epoca. Ciò non rende l’architettura socialista meno interessante, anzi. Iniziative come la pubblicazione della monografia CCCP: Cosmic Communist Constructions Photographed1, dedicata a costruzioni risalenti agli ultimi decenni dell’URSS, e la recente mostra Building the Revolution: Soviet Art and Architecture 1915-1935 alla Royal Academy di Londra, dedicata alla prima fase dell’architettura sovietica, stanno contribuendo a far conoscere il tema anche ad un pubblico di non specialisti.
1 Frederic Chaubin, Taschen 2011: la foto di copertina è tutta un programma.
Tuttavia, l’attenzione si focalizza per lo più sull’architettura dell’ex Unione Sovietica, ignorando quanto costruito negli altri Paesi ex socialisti. Fatti salvi casi clamorosi (il Palazzo del Popolo di Bucarest, o quello che fu il palazzo della DDR a Berlino, raso al suolo negli ultimi anni per ricostruirvi il preesistente castello prussiano, con una scelta quantomeno contestabile e contestata), credo si possa dire che poco o nulla si sappia dell’architettura di questi Paesi, i cui governi magari si dedicano con fervore a cancellare le vestigia di un passato scomodo (vedi il già citato caso del Palast der Republik di Berlino).
Non mancano a dire il vero siti web, dedicati a curiosità architettoniche, in cui si riserva una discreta attenzione anche ad opere costruite nei Paesi ex socialisti1. L’atteggiamento dei curatori di questi siti può sembrare superficiale, ma denota un interesse nei confronti del fenomeno e risulta in ultima analisi più intelligente rispetto a quello di voler liquidare il tutto come un obbrobrio architettonico (finendo magari per fare tabula rasa senza porsi tante domande).
1 Ad esempio www.strangebuildings.com , o http://www.strangebuildings.thegrumpyoldlimey.com, che dedica una pagina proprio alla biblioteca.
Pristina, almeno da un punto di vista architettonico, non è una bella città, c’è poco da fare. A differenza di quanto accaduto a Sarajevo, dopo la Seconda guerra mondiale la città venne “modernizzata” senza tanti scrupoli e gli eventi più recenti hanno completato l’opera. Il risultato è che ormai risulta irrimediabilmente cancellata l’impronta ottomana del centro storico, dove sopravvivono solo alcune moschee, le rovine molto poco romantiche del vecchio hammam e alcune case storiche, tra cui spicca il complesso che ospita il bel museo etnografico della città.
In compenso, Pristina offre alcuni esempi interessanti dell’architettura socialista jugoslava. Tra palazzi governativi in puro stile brutalista ed anonimi condomini-falansteri sono particolarmente degni di nota due edifici, il Palazzo della Gioventù e dello Sport e soprattutto la biblioteca universitaria e nazionale del Kosovo (Biblioteka Kombëtare dhe Universitare e Kosovës)1. L’edificio venne ultimato nel 1982, in forte ritardo rispetto a quanto previsto. Concepita in un momento in cui il governo federale jugoslavo puntava a rafforzare il Kosovo in funzione antiserba, la biblioteca aprì i battenti in una fase in cui la Repubblica Socialista Federale Jugoslava si avviava verso la crisi economica, sociale e politica che ne avrebbe sancito la fine. In Kosovo, in particolare, nel 1981 disordini esplosi proprio nell’università e presto ampliatasi al resto della provincia portarono ad una violenta risposta da parte di Belgrado.
1 Sito web: http://www.biblioteka-ks.org/.
Ho visitato la biblioteca in un pomeriggio di gennaio, con la città è completamente ricoperta di neve. L’edificio della biblioteca sorge in mezzo al campus universitario di Pristina, circondato dagli altri edifici dell’Università, meno originali. Come è evidente, l’intenzione dell’architetto, Andrija Mutnjakovic, era quella di riprendere il lessico architettonico ottomano in chiave moderna, soprattutto tramite il ricorso ad un tema tipico dell’architettura ottomana come la cupola. Il tutto è intelaiato da strutture metalliche che ripetono in modo ossessivo un tema a stella: si narra che, il giorno dell’inaugurazione, un pezzo grosso del partito comunista avesse chiesto ad un assistente perché mai le impalcature non fossero state rimosse dall’edificio. Qui ci sono alcune delle foto che ho scattato. L’aspetto può sconcertare, difficilmente può piacere, di sicuro non lascia indifferenti.
Francesco Caberlin