Con una dichiarazione pubblica, una delle rare del suo mandato, Harry Holkeri ha cercato di risolvere la questione della definizione dei rappresentanti serbi per il dialogo con Pristina. Da settimane la controparte albanese si rifiuta infatti di considerare il Centro di coordinamento per il Kossovo, istituzione creata dal Governo di Belgrado per seguire tutte le questioni riguardanti il Kossovo, ed il suo rappresentante Nebojsa Covic, quali controparti per il dialogo.
La soluzione definita da Holkeri è però la più invisa agli albanesi. Contro si è dichiarato non solo il Governo ma anche tutti i partiti rappresentati nell’Assemblea del Kossovo. "Il Governo di Belgrado ha diritto a nominare chi vuole per il dialogo con Pristina", ha affermato il Rappresentante Speciale del Segretario Generale dell’ONU. La dichiarazione di Holkeri ha stupito un po’ tutti in Kossovo ed è arrivata lo scorso 17 febbraio in seguito ad un incontro tra lo stesso Rappresentante Speciale e Nebojsa Covic.
Anche in seguito all’affermazione di Holkeri il no albanese al dialogo, date le condizioni attuali, non muta. "Accettare come controparte il Centro di coordinamento per il Kossovo implica riconoscere tutte le strutture parallele che quest’ultimo ha istituito in Kossovo nelle enclaves serbe", ha affermato l’editorialista Blerim Shala dalle colonne del quotidiano Zeri. Spesso anche i media internazionali percepiscono il Centro di Covic come una sorta di Governo in esilio dei serbi del Kossovo.
All’orizzonte già si intravede un nuovo scontro tra l’amministrazione internazionale UNMIK ed il Governo del Kossovo. Scontro che aveva caratterizzato gran parte della gestione del predecessore di Holkeri, Michael Steiner, e che si conferma anche con l’amministratore finlandese. Quest’ultimo è riuscito a far incontrare, nell’ottobre scorso, albanesi e serbi nel lussuoso palazzo di Holfburg, a Vienna. Ma poi non ne è seguito nulla.
Ma il dialogo comincerà o no? Ai primi di marzo dovevano incontrarsi le due delegazioni. Ma, data la situazione, è improbabile ciò avvenga. Tutti i leader dei maggiori partiti, consultati da Holkeri, si sono rifiutati di dialogare con il Centro di coordinamento per il Kossovo. "Questo Centro non è altro che una fonte di crisi" ha affermato Ramush Tahiti, leader dell’Alleanza per il futuro del Kossovo, "per questo motivo il nostro Governo non deve accettarlo come partner per il dialogo".
L’UNMIK dal canto suo afferma che il dialogo che va ad aprirsi è su questioni tecniche e quindi non è necessario sia coinvolto, come richiesto da Pristina, direttamente il Governo serbo. "Dopo il primo incontro a Vienna sono stati creati quattro gruppi, formati da esperti nei rispettivi settori" ha affermato Isabella Karlovitz, portavoce UNMIK, "noi riteniamo Belgrado abbia messo a disposizione un sufficiente numero di esperti per portare avanti i negoziati".
I politici del Kossovo non la fanno però così semplice e chiedono che si attenda che in Serbia venga formato, dopo le recenti elezioni politiche, un governo e che questo inizi a lavorare in modo stabile.
In Kossovo in molti guardano con sospetto a Nebojsa Covic ed alla sua volontà di far riconoscere all’UNMIK a tutti i costi il Centro da lui diretto come partner per il dialogo. "Covic sta cercando di costruire un rapporto stretto con l’UNMIK, l’istituzione che certo conta di più in Kossovo" afferma Blerim Shala "per poi influenzare le decisioni che quest’ultima prenderà".
"E’ un ritorno indietro, è il periodo peggiore dell’amministrazione internazionale in Kossovo" afferma Enver Hoxhaj, professore di relazioni internazionali presso l’Università di Pristina.
Secondo Hoxhaj l’accordo intercorso tra Haekkerup e Covic avrà gravi conseguenze per il Kossovo. "Nei fatti de-legittimizza i serbi del Kossovo a favore di Belgrado e rafforza le strutture parallele nelle enclaves" ricorda il professore.
Rimane ancora aperta anche la questione sul luogo dove gli incontri dovrebbero tenersi. "I palazzi lussuosi in Austria sono troppo costosi", polemizza un rappresentante del governo. Il Primo ministro Rexhepi ha proposto comunque che Vienna rimanga la città dei negoziati. Un’altra ipotesi potrebbe essere rappresentata da Skopje, capitale della Macedonia. "In ogni caso è necessario scegliere un paese che sia considerato d entrambe le parti neutrale".
Certo è che se non verranno raggiunti gli standard richiesti dall’UNMIK l’inizio dei negoziati sullo status finale della Provincia non sarà nel maggio del 2005, come stabilito negli ultimi mesi.
Quest’anno si terranno inoltre in Kossovo le elezioni parlamentari ed è quasi certo che la maggior parte delle energie dei partiti kossovari verranno spese su queste ultime. L’indipendenza, richiesta a gran voce dai kossovari, può ancora attendere.