Kossovo: il dibattito elettorale sui mezzi di informazione. Un commento
Robert Gillette, Commissario Temporaneo dei Media del Kossovo, risponde alle critiche di Baton Haxhiu, direttore della Associazione dei giornalisti kossovari, sulle regole imposte alla copertura mediatica della campagna elettorale. Robert Gillette interverrà al convegno di Osservatorio sui Balcani il 3 e 4 dicembre prossimi a Venezia.
Di Robert Gillette, Pristina, per IWPR
Tradotto da: Carlo Dall’Asta
Io talvolta apprezzo il provocatorio stile di commento del giornalista kosovaro Baton Haxhiu, ma lui a volte tralascia dei fatti rilevanti.
Alcuni mancano nel suo articolo in Balkan Crisis Report, n.522, che sostiene che la comunità internazionale ha soffocato il dibattito della campagna elettorale in Kosovo con una regola di "parità di tempo", e ha costretto i media in una "camicia di forza" censoria fin da Marzo, quando un giornalismo provocatorio aveva preceduto una rivolta disastrosa.
Le regole per i media per le elezioni di Ottobre sono state adottate all’unanimità in Agosto da parte della Commissione Centrale per le Elezioni, CEC. Questo è un organismo kosovaro, non una agenzia internazionale. Noi e l’OSCE abbiamo aiutato la CEC a redigere le regole, basate su quelle usate nelle precedenti elezioni, ma non le abbiamo imposte.
Le regole non richiedevano ai media, come suggerisce Haxiu, di dare "pari tempo" a tutti i 33 partiti in competizione e ai candidati singoli. Esse auspicavano un "giusto ed equo" accesso alla copertura mediatica in notiziari, dibattiti e discussioni per tutti i partecipanti.
Ciò era stato stabilito per permettere ai media di dare una valutazione professionale sulla rilevanza giornalistica dei partiti, degli eventi e delle esternazioni politiche, fino al punto in cui ciò non conducesse a un’esplicita faziosità, o a un trattamento discriminatorio dei partiti. Lo stesso principio era incorporato nelle regole per la precedente elezione.
Per far sì che i media capissero che questi principi non erano intesi a creare una copertura giornalistica di pari tempo robotizzata, noi (in quanto garanti dei media), insieme all’OSCE, abbiamo organizzato conferenze stampa in sei località del Kosovo prima delle elezioni di Settembre. Abbiamo anche ripetuto questo concetto in un "rapporto sulla situazione" di metà campagna sulla copertura mediatica delle elezioni, tenutosi l’11 Ottobre.
I media sono stati consultati preventivamente riguardo a queste regole? Sì, anche se non estesamente quanto si sarebbe potuto.
Le regole per i media della carta stampata erano ampiamente simili nelle precedenti elezioni, eccetto che questa volta ai giornali si chiedeva di indicare chiaramente le pubblicità politiche a pagamento come tali.
C’erano nuove regole per radio e televisioni, tuttavia, perché per la prima volta gli si permetteva di accettare pubblicità politica a pagamento. L’associazione delle emittenti, AMPEK, e i tre principali canali a diffusione nazionale ebbero una opportunità di dare un commento sulle bozze delle regole prima che la CEC le adottasse.
Per assicurare che anche i partiti più piccoli (compresi quelli che rappresentano minoranze etniche) avessero un minimo di tempo per presentarsi agli elettori, alle stazioni radio e tv che accettavano messaggi a pagamento era richiesto di dedicare uno specifico ammontare minimo di tempo (che andava dai 20 minuti per le radio locali alle due ore per la televisione pubblica) a ciascuno dei 33 partiti o candidati singoli.
Le regole non ponevano un limite massimo di tempo di trasmissione per dibattiti e discussioni, e appositamente non calcolavano la copertura nei notiziari – per non distorcere il giudizio delle notizie e il processo redazionale.
Sì, ci sono stati dei problemi. A metà della campagna scoprimmo che la versione albanese delle regole non corrispondeva a quella inglese e serba in un punto cruciale: il "giusto ed equo" accesso a notiziari e dibattiti era tradotto in Albanese come "giusto ed uguale". La CEC rilasciò una versione corretta il 18 Ottobre, cinque giorni prima dell’elezione.
Questo ha fatto una differenza nel modo in cui i media giornalistici, prevalentemente albanesi, hanno coperto la campagna?
Certamente ciò non ha influito su come i giornali hanno trattato i partiti. Le principali emittenti, e forse anche altre, hanno seguito il dettato "giusto ed equo" della versione inglese e noi non abbiamo ricevuto reclami da nessun media per eccessive restrizioni sul proprio lavoro.
Dov’è quindi la "camicia di forza" che il Commissario Temporaneo dei Media ha infilato ai media del Kosovo? Io non l’ho vista.
Haxiu dice, "La raccomandazione del TMC, che i funzionari internazionali fossero riassegnati ai precedenti posti di lavoro in Kosovo, deve essere immediatamente ridimensionata".
L’unico "funzionario" internazionale che abbia mai lavorato nei media in Kosovo era un giornalista della BBC che lavorava, a spese internazionali, come consigliere ai notiziari nella fase di costituzione dell’emittente pubblica kosovara, RTK, fino al 2002. In seguito alle rivolte di Marzo, abbiamo raccomandato che un professionista consigliere ai notiziari tornasse alla RTK appena possibile. La RTK si oppose all’idea di un consigliere ma accettò un eccellente consulente ai notiziari dalla televisione pubblica slovena, Uros Lipuscek, dietro raccomandazione della European Broadcasting Union.
E il team della RTK ha fatto un buon lavoro nella sua copertura della campagna elettorale, che comprendeva una mole di 24 dibattiti televisivi e ore di copertura giornalistica giusta ed equa nei notiziari.
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