Kossovo: Cornice costituzionale, l’intoccabile

In Kossovo è quanto mai acceso il dibattito su eventuali modifiche da apporre alla Cornice costituzionale che definisce i rapporti tra UNMIK ed autorità kossovare.

28/01/2004, Alma Lama - Pristina

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La strada verso la piena democrazia è ancora lunga

Che la Cornice Costituzionale (Constitutional framework) sia una camicia troppo stretta per un funzionamento efficiente delle istituzioni del Kossovo, sono
in molti a pensarlo. Approvata due anni fa dall’Assemblea del Kossovo, sotto forti pressioni dell’amministrazione internazionale, in particolare dell’allora Rappresentante Speciale Hans Haekkerup, è ora un cerchio al quale si cercano di cambiare i limiti.

Un gruppo di deputati dell’Assemblea da tre mesi sta lavorando all’analisi della Cornice, in particolare per individuarne difetti ed intoppi. Senza però la benedizione dell’UNMIK. E lo scontro non si profila esclusivamente tra amministrazione internazionale ed i partiti albanesi. Ramush Tahiraj, consigliere politico presso l’Assemblea, afferma infatti che grosse divergenze in merito vi sarebbero anche tra i maggiori partiti politici del Kossovo.
Le differenze più evidenti quelle tra il PDK, dell’ex comandante UCK Hashim Thaci e l’LDK del Presidente Rugova. I primi chiedono cambiamenti radicali mentre il Partito di Rugova è a favore solo di alcune modifiche ed emendamenti. Divisioni che non sono ben percepite dall’opinione pubblica che ritiene che, per raggiungere qualche obiettivo, sarebbe necessaria una maggiore unità di intenti.

Intanto Harry Holkeri, Rappresentante Speciale, continua a ripetere, come un registratore, che "i tentativi di cambiare la Cornice costituzionale sono tempo sprecato". Da parte albanese però non si demorde. Le modifiche e gli emendamenti richiesti vanno nella direzione di aumentare il numero di ministeri del governo kossovaro ed aumentare le competenze di ciascun ministero.
A detta dei critici infatti le divisioni di competenze tra internazionali e locali sarebbero oramai divenute un boomerang ed hanno portato le
istituzioni kossovare all’impasse. "Un vero e proprio esperimento, che non ha eguali nel mondo intero", si sente dire. E’ sentore comune in Kossovo che l’amministrazione internazionale possegga le chiavi per tutto e che Governo ed Assemblea vivano solo nella sua ombra. Si critica anche il peso della
burocrazia, molte questioni debbono infatti essere affrontate sia dagli uffici internazionali che da quelli locali.
"Abbiamo intenzione di proporre la creazione di un Ministero degli affari politici. Attraverso quest’ultimo avremo i nostri rappresentanti diplomatici e potremo entrare a far parte delle principali organizzazioni internazionali" ha recentemente affermato Arsim Bajrami, capogruppo parlamentare del PDK. Secondo Bajrami infatti il Kossovo non sarebbe sufficientemente rappresentato in seno internazionale dai rappresentanti UNMIK. Neppure presso le Nazioni Unite ed il Consiglio di sicurezza, istituzioni che hanno di fatto ‘generato’ l’amministrazione internazionale in Kossovo.
Spesso Governo ed Assemblea hanno duramente reagito a relazioni dell’UNMIK sullo stato della regione. "Si esagera sulla questione sicurezza ed
invece meno importanza si da ad altre questioni vitali quale ad esempio lo sviluppo economico e le privatizzazioni" afferma sempre Bajrami "basti pensare che il primo intervento di Harry Holkeri come amministratore è stato sull’omicidio dei tre ragazzini serbi a Gorazdevac, nella municipalità di
Peja, mentre sono stati più di 13.000 albanesi uccisi e molti altri gli scomparsi".
Secondo Bajram Kosumi, deputato della quarta forza politica nel Paese, l’Alleanza per il Futuro del Kossovo, movimento più radicale di PDK ed LDK, è
necessario arrivare ad una ridefinizione delle relazioni istituzionali tra autorità kossovare ed UNMIK. "Quest’ultima non è stata creata per governare per sempre sul Kossovo, piuttosto per avere un ruolo di osservatore del processo".

Molti politici albanesi portano ad esempio di una progressiva chiusura della disponibilità da parte dell’UNMIK a condividere l’esercizio del potere nella regione quanto avvenuto nel campo della giustizia. Se all’inizio infatti quest’ultima era gestita in forte correlazione con le istituzioni locali ora
è competenza riservata dell’UNMIK.
Certo è che i politici albanesi, pur non demordendo, non si aspettano grande disponibilità da parte dell’UNMIK. Il primo incontro tra l’amministrazione internazionale e la Commissione dell’Assemblea che si sta occupando di eventuali modifiche della Cornice, tenutosi lo scorso 20 gennaio, è solo servito a ribadire l’attuale distanza tra le posizioni espresse. Da parte albanese si sono portate quattro argomentazioni per dimostrare che la Cornice può e deve essere modificata. La prima è che quest’ultima di basa sulla Risoluzione 1244 che è ‘temporanea’ e quindi ‘temporanea’ sarebbe pure l’attuale Cornice costituzionale; in secondo luogo si afferma che nella stessa Cornice vengono previste modalità per eventuali modifiche; inoltre la Commissione sottolinea che la Cornice rischia di essere un limite al raggiungimento degli stessi standard posti dall’UNMIK; infine le modifiche alla Cornice sarebbero necessarie per porre fine, prima o poi, al protettorato internazionale in Kossovo.

Ad un recente incontro promosso sull’argomento al quale hanno partecipato parte dei membri della Commissione ed alcuni professori universitari l’unico internazionale a prendere parola è stato Oliver Borg, consulente legale del Rappresentante Speciale Holkeri. Borg ha chiesto alla Commissione di bloccare l’iniziativa perché "non vi sarrebbero attualmente le condizioni politiche per modificare la Cornice". "E’ vero che la Cornice sarebbe emendabile. Ma non è il momento per farlo".
Da parte albanese però si insiste. "Anche le costituzioni di Paesi stabili e democratici subiscono cambiamenti" afferma Fatmir Sejdiu, membro dell’LDK, il partito di Ibrahim Rugova. "Non capisco perché allora questa Cornice debba essere ritenuta intoccabile".

Isabell Karloviws, portavoce UNMIK, ha affermato a questo proposito che un enorme sforzo è stato compiuto per arrivare alla definizione di questa Cornice costituzionale e che ora solo al Consiglio di Sicurezza dell’ONU spetta eventualmente modificarla. In Kossovo però si continua a ritenere
che dopo cinque anni dalla fine della guerra le competenze trasferite nelle mani dei locali siano ancora troppo limitate.
La percezione generalizzata è che l’UNMIK troppo lentamente demandi alle istituzioni locali. Solo alla fine dell’anno scorso l’amministrazione internazionale ha iniziato a trasferire le competenze previste dal capitolo 5 della Cornice alle istituzioni del Kossovo. Il tutto era stato sospeso a causa degli sforzi diplomatici diretti ad avviare il dialogo tra Pristina e Belgrado.

Arsim Bajrami non accetta però parole come ‘fallimento’ in merito ai tentativi di cambiare il quadro di riferimento istituzionale. Anche perché mira molto in alto: ad un totale trasferimento delle competenze UNMIK alle autorità kossovare. Secondo lui, sino alla definizione dello status finale, quando si esaurirà il suo motivo d’essere, l’UNMIK dovrà avere esclusivamente un ruolo di monitoraggio e consulenza.
"Ci aspettavamo che fosse lo stesso amministratore del Kossovo a proporre cambiamenti, questo in modo da caratterizzare il proprio mandato con
l’ottenimento di qualche successo" afferma Nekibe Kelmendi, membra della Commissione parlamentare in questione "invece il Rappresentante Speciale del Segretario Generale si trova a violare uno dei dettami della Cornice stessa: con due terzi dei voti dell’Assemblea la Cornice può essere modificata".

Ma l’UNMIK non è nuova a non riconoscere posizioni dell’Assemblea kossovara che a suo avviso vanno contro la risoluzione 1244 del Consiglio di Sicurezza, quella che nel 1999, a conclusione della guerra, definì il futuro della regione. Ed è intervenuta più volte a censurare comportamenti dei politici kossovari. Come prima sulle privatizazioni, sull’indipendenza della regione, sulla partecipazione dei politici kossovari ad incontri internazionali, anche sulla Cornice lo scontro tra le posizioni dell’amministrazione internazionale e delle autorità albanesi è quanto mai aperto.

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