Kosovo: Tribunale dell’Aja, ci eravamo tanto amati

Sono state molte le reazioni sui quotidiani kosovari all’arresto di quattro membri del disciolto UCK, tra i quali il più noto è probabilmente Fatmir Limaj, numero due del Partito democratico del Kosovo (Pdk).

28/02/2003, Redazione -

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B92 - I giudici del Tribunale dell'Aja

Per la prima volta varcano le porte del carcere di Schevingen anche degli ex leader dell’UCK. Se i kossovari fino ad ora erano abituati ad accendere la televisione e vedere comparire dei propri concittadini solo nella veste di testimoni i nuovi arresti cambiano radicalmente la situazione e mettono in dubbio il rapporto di fiducia e di sostegno che sino ad ora il Tribunale Penale Internazionale dell’Aja e la sua Procuratrice, Carla del Ponte, riscuotevano presso l’opinione pubblica kossovara.
In questi giorni sono state numerose le prese di posizione di giornalisti ed intellettuali del Kossovo su vari quotidiani nazionali. Riportiamo in breve alcune delle più significative.
Besnik Pula, editorialista per Koha Ditore, più venduto quotidiano nel Kossovo, attacca duramente l’operato del Tribunale Internazionale sostenendo che vi sia un tentativo di far passare la linea che tutti nei Balcani sono stati colpevoli per quello che è avvenuto in questo decennio. "Una corrente immortale del pregiudizio euro-americano è quella per la quale tutti nei Balcani sono colpevoli e l’Aja sarà il meccanismo attraverso il quale a questo si darà status giuridico". Pula poi sottolinea nel suo editoriale che "… il ruolo del tribunale sarà quello di definire le responsabilità storiche delle guerre nei Balcani" e si chiede poi se però si può affermare che "tutti i crimini commessi in questi anni siano uguali?". La risposta segue qualche riga dopo: "Sostenendo la tesi che ‘tutti sono colpevoli nei Balcani’ il Tribunale, in a particolare per quanto riguarda il Kossovo, sta contribuendo ad introdurre un relativismo in merito ai crimini commessi. Certamente" – continua Pula – "i crimini contro l’umanità sono tali a prescindere da chi li abbia commessi. Ma il fatto che il Tribunale dell’Aja impieghi le sue scarse risorse ad indagare sugli ex combattenti kossovari prova che quest’ultimo è sottoposto a forti pressioni politiche che lo spingono a ‘produrre’ criminali di guerra albanesi nonostante non vi sia alcuna prova che porti alla conclusione che l’UCK si sia macchiato di crimini quali quelli commessi in Croazia ed in Bosnia o dal regime serbo in Kossovo".
Altro elemento messo in rilievo da Pula è la mancanza di rispetto del tribunale rispetto alle istituzioni kossovare emersa nelle modalità dell’arresto di Limaj, arrestato in Slovenia benché avesse dimostrato l’intenzione di costituirsi. "Un trattamento di questo tipo degli indagati kossovari, ed in particolare di Limaj, membro dell’Assemblea del Kossovo, è il risultato dell’attuale situazione legale del Kossovo. Dato che il Kossovo non ha attualmente uno status definito … i cittadini kossovari non godono di tradizionali procedure di estradizione come i cittadini di altri stati sovrani. I kossovari vengono arrestati ed imprigionati al di fuori di qualsiasi procedura legale e con nessuna garanzia per i loro diritti".
Simili i commenti rilasciati su Epoka Re da Adem Demaci, ex leader politico dell’UCK. "I kossovari certo non si aspettavano che la lotta di liberazione sarebbe stata messa sullo stesso piano da parte della comunità internazionale alla guerra perpetrata dai serbi con lo scopo di eliminare gli albanesi" ha dichiarato quest’ultimo ricordando poi che "è possibile che alcuni individui si siano macchiati di crimini ma l’arresto dei responsabili della rivolta in Kossovo significa che si sta mettendo in atto una vera e propria strategia per imbrattare la nostra guerra di liberazione. Se i ‘piloni’ vengono portati via tutto l’edificio rischia di crollare e si rischia di finire in un contesto nel quale sarà troppo facile affermare ‘Loro hanno ucciso, voi avete ucciso, siete tutti uguali e non si è trattato di una lotta di liberazione perché è stata organizzata da alcuni criminali’".
Sempre su Koha Ditore è stato poi pubblicato un editoriale a firma di Augustin Palokaj, corrispondente da Bruxelles del quotidiano albanese. Quest’ultimo centra il suo intervento sull’argomentazione che il Tribunale dell’Aja ha rovinato la fiducia che i kossovari riponevano in quell’istituzione, non tanto per aver arrestato dei cittadini kossovari ma per le modalità con cui questo arresto è stato realizzato. "Senza entrare nel merito della colpevolezza o meno degli arrestati la NATO ha utilizzato l’operazione dell’arresto per sottolineare che continuerà ad adempiere ai propri compiti con decisione. Per questo ha bussato su porte aperte ed ha utilizzato reparti speciali per arrestare persone che sicuramente non sarebbero fuggite" ma agendo in questo modo, secondo il corrispondente da Bruxelles, non si fa altro che spingere i kossovari ad accelerare sulla strada dell’indipendenza. "Il portavoce dell’ICTY mi ha detto che ‘arrendersi non è un diritto dell’accusato’. E su questo io ho pensato ‘almeno che tu non sia Seselj o Milutinovic’ e cioè, almeno che tu non abbia alle spalle uno Stato ed un Governo".

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