Kosovo-Serbia, scontro sui dazi
Il governo del Kosovo ha deciso di imporre dazi doganali al 100% contro Serbia e Bosnia Erzegovina. Una decisione fortemente criticata da Bruxelles, e che rischia di danneggiare ulteriormente il fragile dialogo con Belgrado
Da quando il Kosovo ha dichiarato la propria indipendenza il 17 febbraio 2008, Serbia e Bosnia Erzegovina sono state fra i suoi principali oppositori. La Serbia, che considera ancora il Kosovo come parte del proprio territorio nazionale, non ha mai smesso di esercitare pressioni per bloccare il riconoscimento internazionale del Kosovo, nonostante gli accordi raggiunti a Bruxelles per consentire al Kosovo di partecipare ai forum internazionali e firmare accordi per proprio conto.
Una recente campagna della Serbia ha messo in discussione il riconoscimento del Kosovo da parte di molti paesi che ne avevano già riconosciuto l’indipendenza. Come risposta, all’inizio del mese di novembre il governo del Kosovo ha deciso di imporre dazi del 10% su tutti i beni serbi e bosniaci.
Solo una settimana dopo, il 20 novembre, è fallita la candidatura del Kosovo ad aderire all’Interpol: una vittoria per la Serbia, che aveva fatto pressioni contro questo processo. Pristina ha reagito portando i dazi per le merci serbe e bosniache al 100%.
Il primo ministro del Kosovo Ramush Haradinaj ha commentato seccamente: "I dazi rimarranno fino a quando la Serbia non riconoscerà il Kosovo come stato indipendente".
La reazione di Bruxelles è stata rapida. Federica Mogherini, responsabile della politica estera dell’UE, ha chiesto che il governo del Kosovo revochi immediatamente la decisione. Il malcontento nei confronti dell’UE è aumentato: diverse organizzazioni non governative in Kosovo hanno criticato Mogherini, accusandola di pregiudizi e incolpandola per le crescenti tensioni fra Kosovo e Serbia.
In Serbia, lo shock è stato palpabile. Il presidente Aleksandar Vučić ha risposto che la Serbia non cederà. "Vogliono esercitare pressioni sulla Serbia per ottenere la nostra capitolazione e il riconoscimento dell’indipendenza del Kosovo, ma questo non accadrà", ha dichiarato in un discorso televisivo, come riportato dall’emittente N1.
Qual è l’impatto economico dello scontro?
Con oltre 440 milioni di Euro l’anno, il Kosovo rappresenta il 3% delle esportazioni serbe. D’altro canto, secondo i dati forniti dall’Unione doganale del Kosovo, le esportazioni del Kosovo in direzione opposta ammontano a soli 60 milioni di Euro l’anno.
Le esportazioni del Kosovo verso la Serbia, pur molto minori delle importazioni, hanno però secondo gli analisti un ruolo significativo nell’economia del Kosovo. Fino ad ora, Serbia e Bosnia-Erzegovina non hanno adottato misure analoghe nei confronti di Pristina.
I dazi del 100% sono considerati da Belgrado come un vero e proprio bando alle merci serbe. Nenad Đurđević, consigliere del presidente della camera di commercio della Serbia, ha affermato che "tale tassa equivale a vietare alle aziende serbe di vendere i propri prodotti in Kosovo". Secondo Đurđević, i più colpiti saranno i cittadini del Kosovo, in particolare i serbi che si affidano soprattutto ai prodotti "made in Serbia". Proteste contro i dazi si sono già verificate nel nord del Kosovo, regione a larga maggioranza serba.
Besnik Krasniqi, professore di economia presso l’Università di Pristina, è più preoccupato per gli effetti che questa tassa avrà sulle imprese. "I consumatori possono facilmente sostituire i prodotti ‘made in Serbia’ con quelli locali, se esistono, o anche con prodotti simili di altri paesi. Lo stesso, però, non vale per le imprese. Trovare alternative valide richiede una strategia a lungo termine", sostiene.
Cibo e metalli sono i principali prodotti importati dalla Serbia in Kosovo. Da quando è iniziato il dialogo per normalizzare le relazioni tra Kosovo e Serbia, le imprese sui due lati del confine hanno stretto legami e molte materie prime hanno iniziato a circolare dalla Serbia al Kosovo. "Molte compagnie che esportano in Kosovo acciaio e ferro, o grano e mais, saranno colpite dai dazi imposti", afferma Đurđević.
Krasniqi concorda anche sul fatto che le imprese a rischio sono soprattutto quelle per cui la Serbia è il principale fornitore di materie prime. "Questo può creare problemi reali, poiché è molto difficile adattarsi alle nuove circostanze", dice.
L’industria alimentare in Kosovo fa affidamento sulle materie prime provenienti dalla Serbia, in particolare mais e farina, e la maggior parte dei consumatori di pane sono persone che vivono in povertà. Questi prodotti non possono essere facilmente sostituiti con altri mercati e un aumento del 10% del prezzo del pane è già stato applicato sui mercati del Kosovo. "Il governo dovrebbe sovvenzionare questo settore per mantenere la situazione sotto controllo", afferma Krasniqi.
Mentre l’economia del Kosovo sanguina, si pensa che tali misure potrebbero peggiorare la situazione in caso di prolungamento dell’attuale scontro con la Serbia. "Le barriere protezionistiche possono produrre risultati positivi a breve termine, ma a lungo termine possono ostacolare la concorrenza nel settore privato. Possono creare la percezione artificiale di una spinta nel settore privato, ma dopo un po’ le aziende saranno demotivate a investire in nuove tecnologie e aumentare la produttività", sostiene Krasniqi.
Le importazioni dalla Serbia e dalla Bosnia Erzegovina si sono subito ridotte. Secondo l’unione doganale del Kosovo, le importazioni dalla Serbia sono diminuite del 50% solo nella prima settimana dopo l’introduzione dei dazi, mentre Đurđević esprime preoccupazione per il possibile prosperare del mercato nero. "Sono sicuro che i produttori troveranno un modo per vendere i loro prodotti. Ma questa non è una buona mossa, né per la Serbia né per il Kosovo".
Tutti danneggiati
Oltre alle tariffe commerciali al 100% per le importazioni, il ministero del Commercio del Kosovo ha deciso che tutti i prodotti etichettati "Kosovo i Metohija" (il nome ufficiale serbo per il Kosovo) o "Kosovo/UNMIK" (l’amministrazione delle Nazioni Unite) saranno rimossi dal mercato. D’ora in poi, l’etichetta "Repubblica del Kosovo" sarà obbligatoria per tutte le merci importate in Kosovo.
Đurđević considera questa decisione un ulteriore problema. "Secondo l’accordo fra le due parti, sui documenti per lo scambio delle merci doveva essere usata la denominazione ‘Kosovo’, ma non la parola ‘Repubblica’, afferma.
Đurđević sembra consapevole del fatto che ogni paese ha il diritto di prendere decisioni per quello che considera il proprio interesse nazionale, ma ritiene che i dazi al 100% danneggino tutti. "Spero che troveremo la soluzione migliore per i nostri cittadini, queste misure stanno danneggiando tutti: politicamente, economicamente e anche in termini di collaborazione regionale".
Il primo ministro del Kosovo Ramush Haradinaj ha ammesso che la decisione presa non è positiva, ma, ha subito aggiunto, "la Serbia non ci ha lasciato altra scelta".