Kosovo: quando l’ONU non paga il conto

Una sentenza di un organismo di controllo interno all’Onu attribuisce alla missione delle Nazioni Unite in Kosovo la responsibilità di non aver indagato adeguatamente sulla scomparsa di due cittadini kosovari, avvenuta nel 1999. L’Unmik sembra però non voler accettare le proprie responsabilità

15/03/2013, Massimo Moratti -

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(Testo originariamente pubblicato su TerraNullius 11 marzo 2013)

Lungo la tortuosa strada per garantire la responsabilità delle organizzazioni internazionali e, in particolare, delle missioni di peace-keeping, la recente sentenza emessa dallo Human Rights Advisory Panel (Hrap) in S.C. contro Unmik può sicuramente essere considerata un caso esemplare.

Lo Hrap è l’organo incaricato nel 2005 di esaminare le denunce di presunte violazioni dei diritti umani commesse o attribuibili alla missione di amministrazione ad interim delle Nazioni Unite nel Kosovo (Unmik). Nel fare ciò, il Panel applica la Convenzione europea dei diritti dell’uomo (Cedu), nonché altre importanti convenzioni sui diritti umani nel mondo, e fa raccomandazioni non vincolanti per il Rappresentante Speciale del Segretario generale (Srsg) responsabile dell’Unmik.

L’Unmik è stata istituita in seguito alla crisi del Kosovo del 1999 con pieni poteri legislativi ed esecutivi per l’amministrazione dello stesso. L’Unmik aveva la missione, specificata dalla Risoluzione 1244 dell’Unscr, di "promuovere e tutelare i diritti umani in Kosovo", e ha svolto le funzioni di polizia e giudiziarie fino al 9 dicembre 2008, quando queste competenze sono state assegnate alla Missione dell’Unione europea sullo stato di diritto in Kosovo (Eulex).

Sparizioni in Kosovo e inazione dell’Unmik

È in questo contesto che la signora S. C. ha presentato la sua denuncia. La signora S. C. era la moglie di Ah. C e madre di An.C. Il 18 luglio 1999 An. C e Ah. C.,stavano lavoravano nella loro impresa di famiglia a Prizren, quando tre membri con uniformi dell’Esercito di Liberazione del Kosovo (UCK) hanno ordinato loro di seguirli per fare un certo lavoro. I membri dell’UCK hanno detto che sarebbero tornati nel giro di mezz’ora. I loro corpi sono stati recuperati un anno dopo, nell’agosto del 2000, dagli investigatori dell’Icty (Tribunale penale internazionale per i crimini in ex Jugoslavia) vicino al cimitero di Prizren. È stato solo nel 2003 che M.C., l’altro figlio della denunciante, ha riottenuto i corpi di suo padre e suo fratello, dopo che l’Unmik ha rilasciato la conferma dei certificati di identità.

La signora S.C. ha chiesto più volte venissero accertati i fatti, ma le indagini svolte dall’ufficio preposto dell’Unmik non hanno portato a nulla. Anche se i corpi sono stati recuperati nel 2003, le due persone erano ancora considerate come disperse nel fascicolo istruttorio dell’Unmik del 2007. I denuncianti hanno quindi denunciato una violazione procedurale dell’Articolo 2 della Cedu, vale a dire il diritto alla vita, così come la violazione dell’Articolo 3 della Cedu per danni morali che sarebbero stati causati dalla situazione creatasi.

Lo Hrap ha deciso all’unanimità la violazione della parte procedurale dell’Articolo 2, in base al quale le Nazioni Unite sono responsabili di non aver adeguatamente indagato sulla scomparsa e l’omicidio di Ah.C e An.C. La denuncia basata sull’Articolo 3 è stata invece respinta sulla base della competenza temporale dello Hrap, perché i corpi erano già stati trovati nel 2006, quando lo Hrap divenne competente ratione temporis, e la sofferenza psicologica era quindi considerata terminata.

La decisione dello Hrap, basandosi in gran parte sulla giurisprudenza relativa alle persone scomparse della Corte Europea dei Diritti dell’Uomo, del Comitato delle Nazioni Unite per i Diritti Umani e della Corte Interamericana dei Diritti dell’Uomo, ha raccomandato (1) che l’Unmik dovrebbe sollecitare Eulex e tutti gli organi competenti in Kosovo affinché indaghino sulla scomparsa e l’omicidio, e (2) che l’Unmik dovrebbe riconoscere pubblicamente la responsabilità del suo fallimento e rendere pubbliche scuse alla denunciante. Inoltre, lo Hrap ha raccomandato che Unmik adotti misure adeguate di risarcimento dei danni morali, così come la realizzazione di un programma di riparazione completa e totale e garanzie di non ripetizione. Infine, lo Hrap ha raccomandato che l’Unmik informi il denunciante dei futuri sviluppi del caso.

La decisione dello Hrap può sicuramente essere considerata una decisione storica. Nelle sue raccomandazioni, lo Human Rights Advisory Panel ha invitato l’Unmik ad intraprendere una serie di misure, come le scuse pubbliche, che riflettono la giurisprudenza della Corte Interamericana dei Diritti Umani nei casi di sparizioni forzate. L’Onu è considerata responsabile per non aver adeguatamente indagato tali sparizioni. Fattori come la difficoltà di stabilire la mission, la rotazione continua dei funzionari forniti dai paesi membri delle Nazioni Unite e le difficoltà di mantenere la memoria istituzionale all’interno della missione vengono quindi considerate come parte della responsabilità delle Nazioni Unite.

La posizione dell’Unmik

Tuttavia, per i ricorrenti, è probabile che la soddisfazione derivante dalla decisione dello Hrap sia poco più che morale. Nella sua striminzita risposta allo Hrap, l’attuale Rappresentante Speciale del Segretario Generale dell’ONU, Farid Zarif, ha suggerito che molte delle raccomandazioni da parte dello Hrap sono fuori portata dell’Unmik, in quanto la Missione ha delegato alcune funzioni a Eulex e alle istituzioni nazionali e non può quindi che impegnarsi a discutere "la possibilità di istituire un meccanismo per trattare tali questioni… al momento opportuno".

In realtà, l’approccio dell’Unmik al pagamento del risarcimento del danno morale è in linea con una corrispondente deliberazione dell’Assemblea generale delle Nazioni Unite, che esclude esplicitamente il pagamento per danni di natura non economica, come dolore o sofferenze derivanti dalle azioni delle Nazioni Unite. Ciò significa che l’Unmik può, ad esempio, rimborsare un contadino se un veicolo delle Nazioni Unite passa sopra le sue galline, ma non può ottenere riparazioni per persone come S.C. per il danno morale subito a causa di indagini viziate sulla scomparsa di membri della sua famiglia. Inoltre, non vi è alcun impegno preso da parte del Rappresentante Speciale del Segretario Generale per le pubbliche scuse alla famiglia delle persone scomparse.

Quali prospettive?

Al momento del passaggio di consegne di competenze dell’Unmik nel 2008, il caso era stato trasferito a Eulex. L’Unmik ha promesso dunque di sollecitare Eulex a svolgere le opportune indagini. Sarà interessante vedere come Eulex risponderà e se il caso un giorno diventerà responsabilità dell’organismo indipendente di Eulex verso l’esterno, lo Human Rights Review Panel.

La causa di fronte allo Hrap è significativamente diversa dalla recente, e molto discussa, decisione delle Nazioni Unite di respingere la responsabilità sulla diffusione del colera ad Haiti, perché la missione delle Nazioni Unite là dislocata non sarebbe soggetta alle decisioni della commissione preposta a raccomandare i risarcimenti di danni materiali. Nel caso di persone scomparse in Kosovo, è infatti escluso de jure il pagamento del risarcimento dalla stessa Onu, e il caso richiederebbe quindi un cambiamento di politica a livello centrale, per far sì che le vittime ottengano un risarcimento.

Questo incarna perfettamente le due anime diverse che convivono in seno alle Nazioni Unite. Da un lato, un organismo indipendente interno difende il diritto internazionale e la stessa Carta delle Nazioni Unite (compreso l’obiettivo delle Nazioni Unite di "promuovere e proteggere i diritti dell’uomo"). Lo Hrap applica rigorosamente il diritto internazionale dei diritti umani per le stesse Nazioni Unite e ha riscontrato che l’Onu ha violato alcune disposizioni fondamentali sui diritti umani. D’altra parte, però, l’Assemblea Generale, l’organo in cui sono rappresentati tutti gli stati, conta sullo status dell’organizzazione e sull’immunità per evitare di fornire riparazione alle vittime.

Nel frattempo, sul campo, le competenze vengono trasferite ad altre organizzazioni o agli enti locali e la responsabilità scompare. Di conseguenza, le vittime sono ancora impoverite e lontane da casa loro e non vi è alcuna informazione sugli autori dei crimini, né si sa se ​​in realtà le autorità locali abbiano mai indagato su questo episodio. Con grande probabilità i responsabili del crimine se ne vanno liberi per le strade di Prizren.

 

Questa pubblicazione è stata prodotta con il contributo dell’Unione Europea. La responsabilità sui contenuti di questa pubblicazione è di Osservatorio Balcani e Caucaso e non riflette in alcun modo l’opinione dell’Unione Europea. Vai alla pagina del progetto Racconta l’Europa all’Europa

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