Kosovo, pentola a pressione
E’ un settembre caldo quello del Kosovo. L’annuncio della malattia di Rugova, la probabile consegna del rapporto sugli standard da parte di Kai Aide, i primi contatti a Vienna tra Belgrado e Pristina. Il tutto nel contesto di una situazione politica interna molto complessa. Ed è questo a preoccupare i kosovari
La situazione politica in Kosovo in questi giorni è molto tesa. Certo, ce lo si aspettava, ma ciononostante resta altamente preoccupante.
I rappresentanti della comunità albanese e della comunità internazionale hanno più volte affermato che settembre sarebbe stato il mese nel quale di molti processi si sarebbero fissati direzione e caratteristiche.
La direzione, in termini generali, era già stata anticipata e spiegata: occorre raggiungere gli standard e, a questo proposito, proprio in settembre verrà reso pubblico il rapporto ONU sul loro livello di implementazione.
Condizione preliminare all’avvio di una nuova fase per il Kosovo sarà la positività di quest’ultimo, redatto da Kai Aide, diplomatico norvegese designato da Kofi Annan.
Discutendo della situazione in Kosovo politici, rappresentanti governativi, alti funzionari internazionali e analisti sempre la descrivono dall’"altamente negativa" al "problematica ma con miglioramenti positivi".
Mentre la tensione sale il panorama politico in Kosovo si fa sempre più complesso e questo preoccupa non poco gli stessi kosovari.
Nelle ultime settimane gli occhi restano puntati sul primo ministro Bajram Kosumi e sulle molteplici accuse di corruzione che gli sono state rivolte.
I cittadini del Kosovo sono preoccupati del fatto che il Primo ministro, in queste condizioni, non abbia sufficiente autorevolezza. La situazione esigerebbe infatti un governo stabile e forte.
Negli ultimi giorni molti editoriali sui media kosovari sono stati dedicati, più di quanto avviene solitamente, alla situazione del governo. Alcuni analisti hanno esaminato ogni possibile debolezza di quest’ultimo, criticandone l’incapacità nel portare avanti le riforme ed anticipando possibili cambiamenti in seno alla compagine governativa.
Nel frattempo il Presidente Ibrahim Rugova ha annunciato che verrà presto definita la composizione delle delegazione che prenderà parte ai negoziati sullo status ed ha anticipato verrà guidata da una personalità che già ha preso parte ai negoziati di Rambuillet. Rugova ha sottolineato che è cruciale per il Kosovo che su questa delegazione si decida prima dell’avvio dei negoziati.
Ma naturalmente vi è anche chi è in disaccordo con lui e che ritiene che la composizione della delegazione non sia incontestabile. Immediatamente a seguito della presa di posizione di Rugova alcuni rappresentanti delle minoranze non-serbe hanno chiesto spazio all’interno della delegazione nel cosiddetto "gruppo degli altri" che comprende bosgnacchi, turchi, ashkalia, egiziani e rom. "La decisione del Presidente di creare un gruppo per i negoziati è del tutto ragionevole ed una buona mossa politica", hanno affermato, quasi a voler addolcire la loro richiesta. Certo, in circostanze politiche più stabili sarebbe stato più semplice …
Infatti in Kosovo non tutto è pronto per i negoziati. I politici kosovari si trovano di fronte a molti dilemmi e problemi. Primo fra tutti le negoziazioni interne su come mantenere stabile l’attuale governo in modo che possa procedere con le riforme che gli vengono richieste dalla comunità internazionale.
Ed anche se tutti in Kosovo si augurano per l’attuale governo stabilità sui quotidiani sono emerse ipotesi di rimpasto.
Nel nuovo ipotetico governo cambierebbe non solo il Premier, ma anche molti Ministri.
I rappresentanti politici della comunità serba sono stati al di fuori di questo dibattito specifico anche perché non fanno parte del governo e non prendono parte ai lavori dell’Assemblea, fatta eccezione per il Ministro per i ritorni Slavina Petkovic, che ha però annunciato, per questa settimana, le proprie dimissioni a seguito di un contrasto con il Primo ministro.
Alcuni prevedono che a breve – tra la metà di ottobre e gli inizi di novembre – venga formato un "governo di tecnici". Se questo avverrà è probabile che il governo verrà allargato anche ai rappresentanti del PDK e del movimento ORA.
Ma rimane dubbio se questo eventuale nuovo governo garantisca più stabilità dell’attuale.
Forse i diplomatici occidentali la pensano diversamente ma occorre considerare il fatto che in un governo di questo tipo chi sino ad ora si è trovato su fronti diversi, governo-opposizione, si troverà fianco a fianco e dovrà condividere l’azione di governo. Negli ultimi mesi e settimane nell’arena politica kosovara non si sono certo risparmiate le accuse e le critiche. S’attenuerebbero immediatamente con un governo allargato?
Il Rappresentante Speciale del Segretario Generale, a capo dell’amministrazione ONU in Kosovo, ha provato in questi mesi a porsi come mediatore tra i politici kosovari istituendo il Forum, luogo nel quale i vari rappresentanti kosvari avrebbero dovuto uniformare le loro diverse posizioni in vista dei negoziati sullo status. Ma sino ad ora non è funzionato granché.
In questi giorni ogni cittadino del Kosovo ascolta la radio o guarda la TV, legge i giornali dove si parla incessantemente della situazione della Provincia, si riportano dichiarazioni dei rappresentanti internazionali, si delineano scenari futuri … ed ogni cittadino ha una propria opinione in merito. Il Kosovo sembra una pentola a pressione.
A questo si deve aggiungere che il Kosovo è oggetto di negoziati e trattative tra i più alti funzionari in Europa e soprattutto a breve diverrà uno delle questioni principali sul tavolo del Segretario Generale ONU.
Ed i rappresentanti della comunità albanese sanno che in mano, attualmente, non hanno belle carte: situazione politica interna problematica, politici divisi, situazione economica allo stallo …
Non è certo facile, ma così è il Kosovo. Ed è questo che preoccupa i suoi cittadini.