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Kosovo: l’UNMIK contro la democrazia?
Da quando è iniziata la campagna elettorale, il Kosovo Action Network porta in giro un asino per le strade di Pristina, con lo slogan: "Votate per me, io porterò l’indipendenza". Per Albin Kurti, coordinatore della rete, che ha invitato a boicottare le elezioni del 23 ottobre, il protettorato internazionale è incompatibile con la democrazia e la responsabilizzazione dei cittadini. Intervista ad Albin Kurti
Di Jean-Arnault Dérens, per Le Courrier des Balkans, 22 ottobre 2004
Tradotto da: Carlo dall’Asta
Le Courrier des Balkans (CdB) : Che messaggio fa passare il vostro asino?
Albin Kurti (AK) : L’asino è una metafora universale della stupidità. Noi invitiamo la gente a non votare, perchè queste elezioni non sono democratiche, non permettono di esprimere veramente la responsabilità civica del popolo del Kosovo. Votare è un diritto, non un dovere. Sabato io non vado a votare, non perchè me ne andrò a pescare, ma perchè esprimerò la mia scelta di cittadino non votando. Queste elezioni servono a legittimare il sistema messo in piedi dalla Missione delle Nazioni Unite (UNMIK), ma l’UNMIK rappresenta il problema, l’UNMIK deve andarsene!
(CdB) : Voi considerate come antidemocratico il sistema del protettorato internazionale?
(AK) : Sì, l’amministrazione internazionale non è responsabile dei suoi atti, è una burocrazia irresponsabile che mira ad autoperpetuarsi. L’UNMIK ha i pieni poteri dal giugno 1999, ma si è arenata su tutti i fronti, sia che si tratti della multietnicità, della lotta contro il crimine organizzato e contro la violenza, o dello sviluppo economico del Kosovo. L’UNMIK è incapace di assicurare lo sviluppo del Kosovo. La volontà dei cittadini del Kosovo non conta in confronto agli imperativi internazionali. Gli eletti dell’attuale assemblea non rappresentano il popolo presso l’UNMIK, vogliono in realtà fare accettare al popolo le mancanze dell’UNMIK. E’ per questo che l’UNMIK vuole che tutti partecipino a questo simulacro di democrazia che sono le elezioni, Serbi compresi. Dopodichè tutti quanti parteciperanno probabilmente a un nuovo governo di coalizione. Lo scopo dell’UNMIK è che tutti gli attori politici partecipino al gioco di cui l’UNMIK è il solo a fissare le regole. Poichè l’UNMIK non rende conto democraticamente delle sue azioni, le pressioni di piazza sono il modo per farsi sentire. La nostra rete ha organizzato una manifestazione lo scorso 10 giugno, per il quinto anniversario del protettorato. Abbiamo marciato verso la sede dell’UNMIK con degli striscioni rossi e dei fischietti. Proiettiamo anche dei messaggi sulla facciata del quartier generale delle Nazioni Unite. Questi messaggi dicono per esempio: "Lavoro, non stages", oppure storpiano la dicitura che compare sugli pseudo-passaporti che l’UNMIK rilascia e che si chiamano "Travel Document", documento di viaggio, dal momento che i cittadini del Kosovo non hanno diritto a dei veri passaporti. Noi abbiamo "tradotto" questa formula nel seguente modo: "Trouble Document", documento problematico.
(CdB) : Che soluzione proponete?
(AK) : Bisognerebbe fissare una scadenza alla missione delle Nazioni Unite. Senza questa scadenza, la nave ubriaca di una amministrazione irresponsabile continuerà a navigare. Serve un referendum che permetta ai cittadini del Kosovo di esprimere la loro scelta, vale a dire probabilmente l’indipendenza. Dopo questo referendum, tutto diventerà chiaro: la decentralizzazione, il ritorno dei Serbi, la costruzione di una società davvero multietnica. Ciò che è fonte di tensioni, è l’incertezza riguardo allo statuto finale del Kosovo. Quando questo ascesso sarà stato aperto, quando noi sapremo dove stiamo andando, tutto sarà più chiaro. Guardate, la criminalità organizzata è multietnica, perchè lo scopo di queste persone è chiaro: guadagnare dei soldi. Se noi avessimo uno scopo chiaro, tutto diventerebbe possibile. Un’impresa potrebbe funzionare con dei lavoratori serbi e albanesi.
(CdB) : Cosa ne pensate di un eventuale protettorato europeo?
(AK) : Questo potrebbe essere un passo avanti, se diventasse chiaro che il Kosovo non dipende più da Belgrado. Bisogna regolare questa questione per andare avanti. Belgrado strumentalizza i Serbi del Kosovo, mentre se fosse definito lo statuto del Kosovo, il posto dei Serbi sarebbe molto più semplice da definire. Quello che è importante, è sapere cos’è il Kosovo: è un paese? I suoi cittadini sono sovrani? I documenti ufficiali delle Nazioni Unite parlano sempre dei "residenti" o degli "abitanti" del Kosovo, mai dei cittadini, perchè hanno paura dell’espressione della svranità nazionale. Io, per quanto mi riguarda, voglio essere cittadino nel mio paese.
"LA MIA PENSIONE: 40 EURO, IL VOSTRO SALARIO: 8000 EURO"
(CdB) : Voi rimproverate molto all’UNMIK la sua inefficacia economica?
(AK) : In effetti, le riforme economiche e la privatizzazione sono uno dei temi principali per il Kosovo. Ora, la privatizzazione è completamente bloccata, perchè la proprietà delle imprese non è definita. Dopo la soppressione dell’autonomia del Kosovo, nel 1990, le imprese pubbliche e sociali del Kosovo erano state incorporate a delle aziende serbe. La Kosovo Trust Agency è ferma da mesi, perchè non osa affrontare questo problema. Il risultato è la miseria in cui vive la popolazione. Noi abbiamo proiettato sulla facciata delle Nazioni Unite anche questo slogan: "La mia pensione: 40 euro, il vostro salario: 8000 euro".
(CdB) : Vi apettate qualcosa dai nuovi partiti che sono apparsi, come la lista Ora guidata da Veton Surroi?
(AK) : Veton Surroi pretende di rappresentare la società civile, ma è una menzogna. Veton Surroi è un uomo d’affari, non un rappresentante della società civile. Ha guadagnato soldi e riconoscimenti internazionali pretendendo di parlare in nome della società civile. Ha dichiarato un patrimonio di 40 milioni di euro. Come ha potuto diventare così ricco in Kosovo?
DISOBBEDIENZA CIVILE
(CdB) : Quali sono le altre azioni della vostra rete?
(AK) : Siamo molto attivi sulla questione delle persone scomparse. Secondo i dati delle Nazioni Unite, si contano tuttora 3500 persone scomparse in Kosovo, di cui 982 non-Albanesi. Si sa anche che ci sono tuttora 700 corpi nelle fosse comuni in Serbia. Noi viaggiamo con le associazioni delle famiglie degli scomparsi. Abbiamo organizzato una manifestazione nello scorso agosto nel centro di Pristina, ma la polizia delle Nazioni Unite ci ha bloccato, e 48 persone sono state arrestate in 3 ore. L’UNMIK non vuole agire su questo
dossier, non vuole fare pressioni su Belgrado, per non urtare le autorità serbe. Fin da marzo, noi chiamiamo le famiglie degli scomparsi ad impegnarsi in una azione di disobbedienza civile: più di 1000 famiglie si rifiutano di pagare le tasse, le imposte, le bollette dell’acqua e dell’elettricità…
(CdB) : Avete dei contatti anche con le famiglie degli scomparsi serbi?
(AK) : Sì, io incontro regolarmente alcune famiglie, ma è difficile lavorare con i rappresentanti delle associazioni serbe, che restano molto legati a Belgrado e molto politicizzati.
(CdB) : Qualche parola sulla sua biografia?
(AK) : Io ero un animatore dei movimenti studenteschi di Pristina negli anni ’90. Sono stato prigioniero politico in Serbia per più di due anni e mezzo, dal 27 aprile 1999 al 7 dicembre 2001. Dopo la mia liberazione, ho preso i miei diplomi universitari, telecomunicazioni e informatica. Attualmente, sono il più occupato dei disoccupati…
(CdB) : Un’ultima domanda, l’asino ha retto bene la campagna?
(AK) : Sì, ma stasera lo riportiamo al suo villaggio, vicino a Prizren. Bisogna perlomeno permettergli di fare un bella vita da asino!
Per saperne di più sulle azioni del Kosovo Action Network: www.kan-ks.org
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