I membri ufficiali della coalizione serba "Povratak", il terzo partito politico nell’assemblea kosovara, hanno minacciato di lasciare il parlamento finché non verrà accettata la dizione "Kosovo e Metohija" quale nome della provincia nelle corrispondenze ufficiali interparlamentari e nei discorsi pubblici. Il portavoce del governo kosovaro ha vietato l’uso del termine "Metohija" durante la conferenza della scorsa settimana, col risultato che i parlamentari serbi hanno abbandonato la sessione e non sono più ritornati. Kosovo in serbo significa "la terra dei merli", e gli Albanesi chiamano la provincia "Kosova". "Metohija" è il termine tradizionale serbo per una parte della provincia ed è ancora usato ufficialmente nella Costituzione serba e jugoslava.
Il problema, comunque, è che il termine viene tradizionalmente usato anche dalla Chiesa ortodossa serba per ogni pezzo di terra che cade sotto la sua autorità, e quindi ciò risulta inappropriato alla popolazione albanese. I parlamentari serbi, ad ogni modo, insistono sul fatto che dovranno essere in grado di usare il nome ufficiale della provincia e si sono già rivolti all’amministratore dell’ONU Michael Steiner affinché annulli la proibizione del portavoce del governo kosovaro. Il capo del centro di coordinamento per il Kosovo, Nebojsa Covic, si è schierato apertamente con la coalizione "Povratak", dicendo che il cambio del nome della provincia non è in discussione e non è menzionato nella risoluzione 1244 delle Nazioni Unite.
Nel frattempo come ha confermato il 5 luglio Sandra Raskovic del Commissariato per i rifugiati della repubblica della Serbia, gli precedenti elezioni provinciali in Kosovo saranno ammessi ad un nuovo controllo dei dati presenti nelle liste elettorali per eventuali modifiche. A tutti coloro che si registreranno per la prima volta verrà chiesto di registrarsi entro la fine di settembre. Questo includerà tutti coloro che hanno abbandonato il Kosovo e Motohija dopo il primo gennaio 1998.
Vedi anche:
Tag:
Articoli recenti
- GIUSTIZIA
È un’estate difficile quella del 2025 per i politici moldavi che hanno legami con il Cremlino. Il 9 luglio al sindaco di Chișinău Ion Ceban è stato vietato l’ingresso in Romania e nell’area Schengen per “ragioni di sicurezza nazionale”. Il 22 luglio, invece, Vladimir Plahotniuc è stato arrestato in Grecia mentre faceva scalo verso Dubai
31/07/2025, fmartino - Chișinău