Kosovo: amarezza
In Kosovo non è salutata con gioia la morte all’Aja di Slobodan Milosevic, ritenuto il principale responsabile della politica di repressione nei confronti della comunità albanese. C’è piuttosto insoddisfazione, si voleva infatti arrivare alla fine del processo. Nelle enclave serbe invece lo si considera ancora un eroe
Sono in un caffé poco fuori dal centro di Pristina, squilla il telefono e mi dicono che Milosevic è morto. Lo dico subito ad un’amica, Besa, che è con me e che durante i bombardamenti NATO è rimasta chiusa per due settimane in un appartamento a Pristina, con il t[]e che da un momento all’altro entrassero i paramilitari serbi.
"Se l’è cavata senza una condanna", commenta Besa. Raccontiamo la notizia anche ad altra gente che è nel bar, curiose di vederne le reazioni. Che però arrivano molto pacate. La notizia della morte di Milosevic sembra non entusiasmare nessuno. "Ognuno di noi ha spesso una storia terribile da raccontare" afferma Besa "e il nome di Milosevic è legato a questo. E’ una cosa negativa per la nostra memoria". "La morte naturale è troppo poco per lui" afferma Selim Syla, un uomo sulla sessantina "doveva vivere più a lungo, per soffrire".
Da molti albanesi del Kosovo la notizia della morte dell’ex presidente serbo non è stata accolta con gioia. La ragione è semplice. Si aspettavano di vederlo condannato per tutti i crimini da lui compiuti, si aspettavano che giustizia venisse fatta, anche perchè nessuno può far ritornare in vita tutti quelli che nel ’98-’99 persero la vita.
Hysen Berisha, di Suhareka, il 26 marzo prossimo, come accade ogni anno, ricorderà i 48 membri della sua famiglia uccisi durante il conflitto. Era andato all’Aja a testimoniare contro Milosevic. "Mi spiace non abbia pagato per i crimini terribili che ha commesso" racconta, evocando poi il momento del faccia a faccia all’Aja. "Aveva un atteggiamento molto provocatorio e cercava di distogliere l’attenzione dai fatti". Poi un racconto sulla malattia: "Anche allora Milosevic era ammalato ma il procuratore Jeffrey Nice mi promise che non lo avrebbero lasciato morire, che si sarebbero presi cura di lui".
Un cittadino di Mitrovica, Enver Voca, che durante la guerra ha vissuto a lungo nei boschi, afferma: "La Serbia deve soffrire per quanto ha fatto Milosevic. Perchè non è stato da solo a realizzare la sua politica di estirpazione". Secondo lui la maggior parte dei cittadini di Mitrovica hanno accolto la notizia con freddezza, si aspettavano infatti una condanna di Milosevic.
Anche i media sono stati duri contro una figura che tutti odiano in Kosovo. "All’inferno" ha titolato il quotidiano "Express" mentre il quotidiano "Lajm" ha accusato il Tribunale dell’Aja per aver tardato nell’arrivare ad una condanna. "La morte naturale di Slobodan Milosevic ha privato le vittime di giustizia" hanno scritto i giornalisti di Lajm. "Koha Ditore", tra i quotidiani principali in Kosovo, ha scritto che si dovrebbe pervenire ad una condanna di Milosevic anche da morto.
Le telvisioni hanno poi trasmesso immagini d’archivio, della guerra in Kosovo ma anche della manifestazione tenutasi nel 1989 a Kosovo Polje, dove Milosevic, davanti ad un milione di serbi, promise loro che nessuno li avrebbe toccati.
I telegiornali hanno anche trasmesso alcune interviste con appartenenti alla minoranza serba dell’area di Gracanica. In molti hanno esposto foto del defunto e la maggior parte è dispiaciuta per la morte di coloro il quale considerano tutt’ora un eroe della nazione serba. "Era un grand’uomo" commenta un anziano di Gracanica, con le lacrime agli occhi. Ma anche i più giovani sembrano condividerne il punto di vista.
Le istituzioni kosovare hanno reagito rapidamente alla notizia. Il presidente Fatmir Sejdiu ha affermato che non occorre ora smettere di ricercare le verità in merito ad un uomo che ha commesso crimini contro tutti i popoli della Jugoslavia ed in particolare contro gli albanesi del Kosovo. "Vi è la sensazione che la politica attuata da Milosevic sia ancora viva in seno alle più alte istituzioni della Serbia" ha affermato Sejdiu che ha poi promesso che il Kosovo sarà uno stato indipendente, stabile e in pace.
Per il primo ministro Agim Ceku, ex-generale che la Serbia accusa di crimini di guerra, la morte dell’ex dittatore è un’occasione mancata per fare giustizia. "La Serbia deve affrontare il proprio passato in modo critico ed accettare la verità" ha ricordato Ceku. Anche il PDK per voce del suo leader Hashim Thaci, ha preso posizione. "E’ un peccato Milosevic sia morto senza essere punito per quanto ha fatto" ha dichiarato "questa morte deve essere da lezione per il Tribunale dell’Aja: i processi devono essere conclusi il prima possibile".
Su quanto accaduto si è pronunciato anche Behxhet Pacolli, uomo d’affari che si sta affacciando sempre più insistentemente sulla politica kosovara: "Ho spesso temuto che il Tribunale dell’Aja non avesse sufficenti prove per condannare Milosevic. Sappiamo tutti che è lui il coplevole ma ad un tribunale servono anche prove concrete, ordini scritti da lui. Ma è difficile trovare questi documenti perchè Milosevic ha avuto il tempo di distruggerli. Questa morte mi suona tanto come giustizia divina".