Italiani schedati in Slovenia

Dal 2014 il ministero dell’Interno controlla direttamente gli elenchi elettorali delle minoranze. Vere e proprie liste etniche su cui le Comunità Nazionali non sembrano aver molto da obiettare

20/04/2018, Stefano Lusa -

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Archivio - Pixabay

(Articolo pubblicato originariamente sul portale di Radio Capodistria )

Presso il ministero dell’Interno esiste una lista con i nomi di tutti i membri maggiorenni della comunità nazionale italiana, con tanto di data di nascita ed indirizzo. Un elenco da cui una volta entrati non si può chiedere di essere depennati. Tutto legale ed alla luce del sole; anzi su quella lista gli italiani sono corsi ad iscriversi da soli. Un po’ come fecero gli ebrei nel 1938, quando le autorità fasciste chiesero loro di autodenunciarsi in un “censimento della razza”, la cui esistenza facilitò non poco il lavoro dei nazisti nel 1943, che poterono così andare a prelevarli casa per casa e per spedirli verso i forni crematori. Analogie improponibili, vere e proprie stupidaggini, dicono gli esponenti della Comunità nazionale italiana, che sull’esistenza di questo elenco non sembrano avere nulla da ridire.

Tecnicamente non si tratta di una lista etnica, ma semplicemente degli aventi diritto al voto per i rappresentanti della Comunità nazionale italiana in Slovenia. A partire dal settembre del 2014, infatti, il diritto di voto particolare viene iscritto accanto a quello del voto generale. La stesura dell’elenco particolare, quindi, non è più una faccenda della Comunità nazionale italiana, ma direttamente dello Stato. La comunità aveva fatto sentire la sua voce al momento della disamina della legge, ma solo per contestare i criteri stabiliti per l’iscrizione in questi elenchi particolari. Le autorità li avrebbero voluti più stringenti, i rappresentanti della minoranza, invece, volevano una variante più blanda.

In ogni caso per gli esponenti della minoranza nulla cambierebbe rispetto al passato. La tesi è che le autorità conoscevano, comunque, i nomi dei membri delle Comunità nazionali, visto che le liste elettorali esistevano già. In realtà non è proprio così, considerato che quelle liste le faceva e gestiva direttamente la minoranza, mentre il ministero dell’Interno o altri organismi dello Stato non avevano nessuna base legale per tenerle nei loro cassetti. Presupporre che ci fossero, significa non credere che la Slovenia sia uno stato di diritto e pensare che ci fossero funzionari pronti a violare la legge pur di tenere in custodia dati sensibili che non avrebbero dovuto avere.

Il fatto che a occuparsi dell’elenco sia il ministero dell’Interno è stato salutato dalla minoranza con gioia. In tal modo ci si risparmia una gran mole di lavoro. Adesso è tutto più semplice. L’unico compito che resta è quello di prendere esame, con una apposita commissione, qualche rara nuova domanda d’iscrizione ed in caso di approvazione comunicarlo al preposto ufficio locale degli affari interni. Fatto ciò, ai funzionari basta premere un bottone ed ecco le liste elettorali divise seggio per seggio.

Il nuovo sistema è talmente comodo che alcuni mesi fa una delle Comunità autogestite della nazionalità ha persino chiesto al ministero di fornire loro i dati dei potenziali nuovi iscritti, ovvero di coloro che avevano uno dei genitori presente nell’elenco. Sono bastati pochi giorni per ottenere le informazioni. Semplice, fantastico, efficace e soprattutto senza alcun controllo da parte della Comunità nazionale. Quella di preparare gli elenchi elettorali era praticamente l’unico compito che lo stato aveva demandato alle Comunità autogestite, una possibilità espressamente prevista dalla legge sulle CAN. Sino al 2014, ad ogni tornata elettorale, era necessario stilare gli elenchi, verificare con i funzionari locali che tutti gli iscritti fossero ancora vivi e residenti nella circoscrizione elettorale e poi bisognava elaborare le liste. Ogni tanto se ne perdeva addirittura qualcuno, nel caso si fosse trasferito da un comune ad un altro, visto che la stesura era pertinenza di ogni singola comunità autogestita comunale per sé.

Lubiana all’ultimo censimento ha omesso di chiedere ai suoi cittadini la nazionalità. Una scelta in linea con quelli che sono gli standard occidentali. Nessuno, ad esempio, si preoccupa di contare gli sloveni presenti in Italia e tantomeno di conservare al ministero dell’Interno liste con i loro nominativi. Se ciò accadesse la minoranza slovena e la Slovenia griderebbero allo scandalo. Adesso, però, anche senza censimento, la Slovenia sa esattamente chi e quanti sono i membri delle minoranze autoctone che vivono nel paese, la loro distribuzione sul territorio ed i trend demografici. Recentemente si è tentato di legare i finanziamenti al numero degli italiani presenti sul territorio, la manovra è naufragata, ma si può star certi che si tornerà alla carica. Anni fa l’allora capo del governo Janez Janša, in un incontro con gli esponenti della minoranza, disse esattamente quanto costava pro capite un italiano alla Slovenia. Nessuno ebbe l’ardire di replicare.

Non serve avere la sfera di cristallo per prevedere che il numero degli iscritti all’elenco elettorale andrà assottigliandosi di elezione in elezione in un vero e proprio processo di dissoluzione di una minoranza. La faccenda non sembra preoccupare la Comunità nazionale, che rimane indifferente anche di fronte al fatto che a quegli elenchi possono iscriversi, anche per le elezioni locali, esclusivamente cittadini sloveni. Solo questi, infatti, godono dei diritti minoritari, che non sono estendibili agli altri cittadini europei. Se, ad esempio, Anita Forlani, una figura storica della Comunità nazionale italiana nonché mamma dell’ex presidente della Can Costiera Flavio Forlani, dovesse trasferirsi permanentemente in Slovenia, in qualità di cittadina europea alle prossime amministrative potrebbe votare ed anche candidarsi sulle liste generali, ma non potrebbe iscriversi agli elenchi particolari, votare ed essere eletta ai seggi specifici o alle Can comunali. Evidentemente va bene così.

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