Italiani a Zugdidi

Il bilancio a metà mandato della missione di monitoraggio dell’Unione Europea in Georgia. Un lavoro importante, ma solo da un lato del confine. Le voci degli osservatori italiani

20/03/2009, Maura Morandi -

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Monitors europei in Georgia, autunno 2008

E’ positivo il primo bilancio della Missione di Monitoraggio dell’Unione Europea (EUMM) in Georgia, a quasi sei mesi dal dispiegamento delle forze civili. A dirlo sono gli osservatori italiani che hanno partecipato alla prima fase dell’operazione.

Iniziata lo scorso primo ottobre e con durata di un anno, la missione – costituita nel quadro della Politica Europea di Sicurezza e di Difesa (PESD) – ha il compito di monitorare l’adempimento dei sei punti dell’accordo di pace negoziato dall’Unione Europea e firmato tra Russia e Georgia lo scorso 12 agosto. Il dispiegamento di donne e uomini disarmati, in particolare nelle aree adiacenti alle zone di conflitto, intende contribuire alla stabilizzazione e alla normalizzazione della situazione in Georgia.

Il contingente europeo – che ha il suo quartier generale a Tbilisi – conta uno staff di 340 persone in rappresentanza di 26 paesi dell’Unione, ed è stato dislocato in quattro aree con sede rispettivamente a Tbilisi/Mtskheta, Gori, Khashuri e Zugdidi.

Ad aprire la missione, lo scorso primo ottobre, c’era anche una delegazione italiana. Il contingente, messo a disposizione dalla Farnesina e dal ministero della Difesa, era inizialmente costituito da 40 persone, 35 provenienti dalla carriera militare e 5 civili. Avendo come compito quello di monitorare la linea amministrativa di confine tra Abkhazia e Georgia, il contingente italiano era stato trasferito a Zugdidi, nella Georgia occidentale. Dopo la rotazione del personale iniziata lo scorso febbraio, la missione italiana conta oggi 20 osservatori dispiegati nei quattro "field offices" sul territorio georgiano.

Tutti gli osservatori italiani che hanno partecipato alla missione, e che abbiamo incontrato in questi mesi, sono stati concordi nel dire che "il bilancio generale e’ sicuramente positivo per quanto riguarda il primo compito della missione, cioè la verifica del ritiro russo". Uno degli osservatori spiega infatti che "questo risultato è stato raggiunto pochissimi giorni dopo l’arrivo della missione", il 10 ottobre 2007.

Per alcuni dei nostri connazionali presenti a Zugdidi, il momento in cui le truppe russe si sono ritirate dai check point stabiliti durante il conflitto di agosto è stato "il giorno più significativo della missione". Uno degli osservatori descrive il ritiro russo come un momento "per certi versi storico. I russi se ne sono andati di buona lena, in completa assenza di incidenti. Per lo più era un esercito di non professionisti, ragazzi di leva, per cui erano ben contenti di partire, di buon umore e disposti a parlare di sé".

Per quanto riguarda invece l’incarico di controllare il cessate il fuoco, un rappresentante della missione italiana ha parlato ad Osservatorio Balcani e Caucaso di risultato "solo parzialmente positivo, dato che non abbiamo avuto accesso all’Abkhazia in caso di necessità di verifica di incidenti o possibili violazioni dell’accordo". Secondo un altro osservatore, "uno degli aspetti negativi della missione è stata la sostanziale mancanza di coordinamento e di formulazione di obiettivi a medio e lungo termine". Molto positivo, invece, viene valutato "l’impegno da parte dei singoli osservatori nell’espletare le proprie funzioni".

I rappresentanti italiani della missione hanno inoltre parlato di una situazione sulla linea amministrativa tra Abkhazia e Georgia, al loro arrivo alla fine dello scorso settembre, "relativamente calma, con pochi incidenti e non sempre riconducibili a scenari di conflitto o post-conflitto". Uno di loro ha descritto però la situazione come "confusa", aggiungendo che "di sicuro il nostro arrivo ha portato una maggiore chiarezza, anche se siamo stati spesso usati da parte georgiana come testimoni di sospetti atti intimidatori da parte degli abkhazi". Tutti sono concordi, comunque, nell’affermare che la presenza degli EUMM abbia avuto sino ad ora un ruolo molto importante in termini di sicurezza in quanto "il pattugliamento regolare della linea di demarcazione amministrativa svolge una funzione positiva di deterrenza, sicuramente".

Altre voci raccolte tra gli osservatori descrivono poi come un po’ carente la collaborazione con le altre organizzazioni internazionali che operano nell’area, ma "anche se non in maniera del tutto ufficiale – spiega sorridendo uno degli osservatori italiani – molti rapporti sono stati stretti ed hanno portato ad un buono scambio di informazioni". "Allo stato attuale, la collaborazione con UNOMIG pare avviata e speriamo possa essere ora potenziata", aggiunge un altro.

La Missione di Osservazione delle Nazioni Unite in Georgia (UNOMIG) opera nel Paese dal 1993 e tra le sue attività ha il mandato di monitorare l’adempimento dell’accordo di cessate il fuoco tra Georgia e Abkhazia del 1994 e l’operato delle forze di peacekeeping sotto l’egida della Comunità degli Stati Indipendenti dispiegate nell’area.

Parlando della collaborazione tra civili e militari, gli osservatori dell’EUMM spiegano ad Osservatorio Balcani e Caucaso che "in una missione civile gli stati membri dovrebbero essere in grado di fornire un contingente più misto, soprattutto sotto il profilo del gender balance, completamente assente in questa missione", (per quanto riguarda l’Italia, la missione era inizialmente costituita da 37 uomini e 3 donne). Uno di loro aggiunge che bisogna tenere in considerazione però che "l’Unione Europea ha una storia relativamente breve in termini di missioni rispetto, ad esempio, all’ONU. Per questo motivo si possono senz’altro migliorare i meccanismi di collaborazione tra civili e militari e la creazione di sinergie derivanti dai diversi background professionali".

Mentre sorseggiamo un caffè turco in un bar nel centro storico di Tbilisi, poco prima della loro partenza per il rientro in Italia, gli osservatori mi raccontano dei loro mesi trascorsi a Zugdidi e del loro rapporto con la popolazione locale che "è sempre stata cordiale e calorosa con noi, e lo stesso si può dire delle autorità locali". Uno di loro afferma che gli osservatori europei sono "benvoluti dalla popolazione" e aggiunge che però sia la loro credibilità che neutralità "rischiano nel lungo tempo di essere compromesse dall’incapacità di esercitare il pieno mandato su entrambi i lati della linea di demarcazione amministrativa".

E’ ora di partire. "Ogni giorno trascorso a Zugdidi è stato un accrescimento culturale ed umano nei confronti di una cultura a me sconosciuta negli usi e nei costumi, e un’esperienza lavorativa per me nuova", ci tiene ad aggiungere uno dei primi EUMM italiani arrivati in Georgia. La missione per questo primo gruppo è conclusa e i loro sostituti sono già arrivati.

*Programme Officer, UNHCR Georgia. Le opinioni espresse nell’articolo sono da attribuirsi unicamente all’autrice e non riflettono necessariamente la posizione dell’UNHCR

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