Israele boccia il leader del Partito croato dei diritti
Anto Djapic, leader del partito di estrema destra HSP, è stato costretto a rimandare la sua visita in Israele, con la quale avrebbe voluto mostrare la svolta ideologica del suo partito. Israele ha bloccato l’iniziativa sul nascere, ricordando il filo ustascismo di Djapic e del suo partito
Anto Djapic, sindaco di Osijek, la quarta città croata per dimensioni, per Israele è una persona indesiderata. Djapic è anche il capo del Partito croato del diritto (HSP), che nel parlamento ha sette rappresentanti (sul totale di 152). La sua visita programmata in Israele doveva avere due scopi: che Osijek, la città di cui lui è a capo, avviasse rapporti di partenariato con la città israeliana di Ariel e poi che Djapic si inchinasse davanti a Yad Vashem ed esprimesse dispiacere per la persecuzione e l’assassinio degli ebrei durante lo Stato indipendente croato degli ustascia (1941-1945), il quale durante la seconda Guerra mondiale stava dalla parte dei nazisti e sul suo territorio applicava le leggi razziali.
L’ambizioso piano di Djapic ha fatto fiasco e si è trasformato in uno scandalo internazionale di prima classe. Djapic, il cui partito ha popolarizzato l’ustascismo, che solo fino a qualche anno fa si faceva fotografare sotto la foto di Ante Pavelic, il leader del movimento ustascia e il capo dello Stato croato indipendente ustascia (NDH), e che in pubblico salutava col saluto fascista, ultimamente desidera presentarsi in pubblico come il capo di un moderno partito conservatore.
Cosciente che con l’immagine nazista difficilmente troverebbe degli interlocutori non solo in Europa, ma anche in Croazia, Djapic ha deciso di fare un serio restyling del proprio partito. In questo senso, ha assunto come consigliere politico l’ex ministro degli affari esteri di Tudjman, Mate Granic, che doveva aiutarlo in questo compito, e con i suoi legami all’estero rendere possibili dei contatti politici internazionali. Uno di questi avrebbe dovuto essere il viaggio in Israele.
"Questo certamente sarà uno dei miei contatti internazionali più importanti e sono consapevole che l’opinione pubblica seguirà il mio viaggio con grande interesse. Credo che il mio viaggio in Israele e tutto ciò che esso comporta saranno una buona cosa per l’HSP, ed anche per tutta la Croazia", diceva Djapic poco prima del viaggio, programmato per l’inizio di novembre. Ma, poi è arrivato lo shock. La sua visita ad Ariel è stata rimandata, e immediatamente è giunta la scomoda spiegazione:
"Anto Djapic è un estremista e un antisemita che ha la foto di Ante Pavelic appesa al muro. Non è di quelle persone che sarebbero desiderate e benvenute in Israele", ha detto Eprahim Zuroff, il direttore del Centro Simon Wiesehthal di Israele.
Nonostante nell’ultimo periodo Djapic non si faccia più fotografare sotto la foto di Pavelic, ma invece come sindaco di Osijek stia finanziando col budget della città la ricostruzione dei monumenti ebrei a Osijek e vada in visita ai rappresentanti delle comunità religiose di minoranza portandogli le donazioni, il suo passato recente non è stato dimenticato. Quanto sia pesante questa ipoteca lo testimonia anche il chiaro avvertimento al premier Sanader, al quale i rappresentanti della comunità internazionale, quando nell’autunno 2003 dopo la risicata vittoria alle elezioni parlamentari cercava di formare il Governo, avevano espresso esplicitamente il disaccordo sulla coalizione tra l’HDZ di Sanader e l’HSP di Djapic.
Sanader, invece di garantirsi facilmente la maggioranza parlamentare con Djapic, aveva dovuto condurre lunghe e faticose trattative con i rappresentanti delle minoranze al parlamento croato, e con quei partiti che in parlamento avevano ottenuto uno o due rappresentanti. L’ha fatto per accontentare la comunità internazionale, insoddisfatta dal fatto che nel Governo avrebbero potuto esserci dei ministri del HSP, partito che fino a poco tempo fa sosteneva apertamente il regime ustascia di Ante Pavelic, contrassegnato come un regime criminale, a causa delle uccisioni di massa e l’introduzione di campi nazisti, fra i quali c’era pure quello di Jasenovac, famoso per l’assassinio di migliaia di ebrei, serbi e zingari.
Djapic ancora nel 1996 diceva che "l’unica colpa del movimento ustascia è di non avercela fatta", tre anni dopo affermava che in Croazia, durante la Seconda guerra mondiale, agli ebrei non fu confiscata la proprietà ma che "veniva data ad altri per amministrarla", e nel 2000 ha partecipato personalmente alla posa del monumento a Juri Francetic, criminale di guerra e membro di rilievo del movimento ustascia, condannato per i crimini durante la Seconda guerra mondiale.
Tutto ciò naturalmente non è passato inosservato in Israele, così il suo intento di scusarsi davanti a Yad Vashem per la persecuzione degli ebrei è stato colto come una mossa insincera, una mossa che doveva servire a Djapic soltanto per far vedere il proprio partito e se stesso in modo diverso da ciò che realmente sono. Gli è capitato un destino simile a quello del primo presidente croato Franjo Tudjman, che per le sue posizioni antisemite esposte nei libri, e per aver dichiarato di essere felice che sua moglie "non è né serba né ebrea", anche lui è risultato indesiderato in Israele e non è mai riuscito a realizzare il suo intento di visitare quel paese.
"Per Djapic e il suo HSP, la visita in Israele aveva la stessa importanza di un certificato ISO, per dimostrare di aver compiuto la transizione ideologica e la rinuncia al revisionismo storico", afferma Sanja Modric, editorialista dello "Jutarnji list".
L’HSP, il partito guidato Djapic, ha goduto per anni del sostegno del sette fino all’otto per cento dell’elettorato, ma dopo che l’attuale premier Ivo Sanader ha seriamente riformato il suo partito e l’ha ripulito dagli estremisti, è cresciuta un po’ la popolarità dell’HSP, grazie proprio a quelli che Sanader si è tolto di torno. Oggi il partito Unione democratica croata (HDZ), con Sanader come leader, non è più quel partito del periodo di Tudjman, dove la maggior parte dei membri "duri" era non solo favorevole all’ustascismo, ma gli era decisamente aderente. Ora questi non trovando più rifugio nel HDZ, insieme ai loro simpatizzanti e seguaci si sono rivolti verso l’HSP.
La popolarità del partito di Djapic oggi si aggira attorno al dieci per cento, ma le sue ambizioni sono molto più alte. Recentemente ha reso noti i nomi dei favoriti del suo partito che intende far diventare ministri, nel caso l’HSP dovesse arrivare al potere. Ma le probabilità che ciò possa accadere sono molto basse. Nemmeno a Osijek sarebbe mai diventato sindaco se non lo avesse aiutato il dissidente del HDZ Branimir Glavas (contro il quale già da alcuni mesi si sta conducendo l’indagine perché seriamente sospettato di essere responsabile per i crimini di guerra a Osijek nel 1991 e nel 1992), che grazie ai suoi più numerosi consiglieri nel consiglio della città è riuscito a fargli ottenere la maggioranza e a farlo diventare sindaco.
Adesso che la Croazia è saldamente sulla strada verso l’Unione europea, Djapic sa di non poter costruire il futuro del proprio partito sul neo-ustascismo e sull’estremismo, perché non sarebbe accettato in Europa. Djapic adesso si trova in una "missione impossibile": se desidera mantenere i suoi membri e simpatizzanti, i nazionalisti duri e i filo-ustascia, non lo potrà fare con i toni pacifici coi quali doveva essere dipinto il suo viaggio in Israele. Mentre se dovesse continuare con la retorica che di cui si ammantava fino a qualche anno fa, gli capiteranno figuracce come questa del viaggio in Israele.
Tutto ciò mostra quanto oggi l’estrema destra in Croazia sia disorientata, con poche probabilità di giocare nei prossimi anni un qualsiasi ruolo serio nella vita politica del paese.