Croazia | | Diritti, Società civile
Iskorak, al fianco delle minoranze sessuali in Croazia
Chiudiamo il nostro dossier sull’omosessualità nei Balcani con questa intervista al coordinatore di una delle più note organizzazioni LGBT dell’intera regione. Il Dossier termina ma la nostra attenzione su queste tematiche rimarrà costante.
Osservatorio sui Balcani: Cos’è Iskorak e di cosa si occupa?
Marko Jurčić: Ikorak – Gruppo per i diritti delle minoranze sessuali e di genere è una organizzazione non governativa, un’associazione no profit che si occupa della difesa e dei diritti delle minoranze sessuali e di genere. Iskorak è stata fondata il 12 gennaio 2002 con l’intento di fornire supporto e incoraggiamento alle persone omosessuali, bisessuali e transgender nell’espressione della loro identità sessuale e di genere nel processo di fuoriuscita dal silenzio, perché essere discriminati non è un "affare privato" di nessuno. Il nostro lavoro è suddiviso in sei team che si occupano di fornire consigli, cultura, pubblicazioni, web, conoscenza e normative di legge.
OB: Quest’anno avete organizzato il terzo Pride di Zagabria. Come è andata?
MJ: Quest’anno Iskorak ha supportato il Pride di Zagabria. L’organizzazione di quest’anno è stata affidata al gruppo di lesbiche Kontra, con il quale ci siamo accordati per la divisione dell’organizzazione, così che in futuro un gruppo organizzerà il Pride di Zagabria ogni due anni. D’altra parte, le nostre associazioni offrono solo il supporto logistico al Pride di Zagabria, e nell’organizzazione possono prendervi parte tutti quelli che lo desiderano.
Quest’anno possiamo dire di aver avuto il Pride meglio riuscito. Abbiamo orientato le tematiche verso la discriminazione delle minoranze di genere, vale a dire le persone transgender, ma allo stesso tempo abbiamo evidenziato come la Chiesa cattolica, che si richiama all’amore e alla uguaglianza, sempre più spesso in pubblico apertamente discrimina la popolazione LGBT, e diffonde pericolose falsità scientifiche sui preservativi. L’intera manifestazione è trascorsa in modo del tutto pacifico, con meno vigilanza della polizia rispetto a prima. Ricordiamoci che solo due anni fa sul corteo furono lanciati i lacrimogeni.
OB: Cosa pensa la gente in Croazia del Pride? E cosa pensa in generale dei diritti dei LGBT?
MJ: L’opinione pubblica croata è divisa. Esiste una minoranza di voci che non condivide questa manifestazione. Si tratta principalmente della parte conservatrice della popolazione. Così come esiste anche una parte della popolazione LGBT che non è d’accordo sul fatto che il Pride sia una corretta forma di attivismo. Credo che comunque la maggior parte della popolazione LGBT appoggi il Pride come simbolo dell’attivismo LGBT, mentre il resto della popolazione ogni anno che passa ha reazioni sempre più positive. L’espressione pubblica delle idee e gli incontri, dopo tutto, sono un diritto costituzionale, se non si richiamano all’odio e alla discriminazione, cosa che certamente non riguarda il Pride.
OB: Ho l’impressione che in Croazia ci sia più tolleranza che negli altri paesi della ex Jugoslavia, per esempio in Serbia, la quale tuttora non può organizzare il Pride a causa di motivi di sicurezza. É così?
MJ: La Croazia, in soli due anni e mezzo dall’esistenza dell’attivismo LGBT, che dopo tutto è iniziato direttamente prima del primo Pride nel 2002, ha fatto parecchio per le persone LGBT. Con la nostra azione di lobbying è stata adottata la Legge sulle unioni dello stesso sesso, che però non ha ufficializzato le unioni tra partner e non si avvicina nemmeno a quei diritti di cui godono le coppie sposate eterosessuali, ma questo per noi è solo un motivo in più per continuare con la nostra azione di lobbying. Allo stesso tempo, ben in cinque leggi è proibita la discriminazione su base sessuale. Crediamo che, oltre alle leggi, si debba lavorare anche sull’educazione, in particolare introducendo dei radicali cambiamenti nella scuola, perché l’educazione è fondamentale per eliminare i pregiudizi che causano la discriminazione.
OB: Collaborate con altri Paesi, sia a livello regionale che internazionale (in particolare con qualche organizzazione italiana)?
MJ: Iskorak è membro dell’organizzazione mondiale LGBT, che si chiama ILGA, membro dell’InterPride, un’organizzazione che raggruppa tutte le organizzazioni che partecipano all’organizzazione dei Pride, le quali sono tutte parte di una stessa famiglia. InterPride ha la concessione per il World Pride. Allo stesso tempo Iskorak è il fondatore della rete regionale LGBT, l’associazione SEEQ (South East European Queer Network), la quale raggruppa tutte le organizzazioni LGBT della ex Jugoslavia. Cerchiamo come regione di lavorare e partecipare sulla scena dell’attivismo internazionale, in particolare nell’azione di lobbying per la risoluzione brasiliana, ma allo stesso tempo aiutando gli uni gli altri, svolgendo un ruolo positivo nel miglioramento dei diritti umani nei nostri Paesi.
Per quanto riguarda le organizzazioni internazionali, abbiamo contattato l’Arci Gay di Trieste. Tutti quelli che sono interessati a collaborare con noi, che per noi sarebbe un onore, possono rivolgersi al seguente indirizzo info@iskorak.org.
OB: In Croazia ci sono politici che si sono dichiarati pubblicamente a favore dei diritti dei LGBT? E che rapporti avete con i politici?
MJ: In Croazia di tutte le persone pubbliche, quindi senza considerare gli attivisti LGBT, solo una si è dichiarata pubblicamente. Questa persona non è dell’ambiente politico ma di quello culturale. La collaborazione con i partiti liberali di sinistra è molto positiva e con loro abbiamo dei buoni rapporti. In Croazia al momento al governo c’è una corrente conservatrice, che mentre stava all’opposizione non desiderava dialogare con le nostre organizzazioni LGBT. Ora, con grande soddisfazione posso dire che mediante il Ministero della Sanità lavoriamo ad un grande progetto e che, eccetto la solita burocrazia, non abbiamo alcuna ostruzione da parte loro.
OB: Come sono le leggi in Croazia rispetto ai diritti LGBT?
MJ: In quattro leggi (la Legge sul lavoro, la Legge sull’uguaglianza dei generi, la Legge sui media e la Legge sulla ricerca scientifica e sull’istruzione superiore) esiste una misura antidiscriminatoria che riguarda l’orientamento sessuale. Alla votazione c’è ancora il Codice penale, che speriamo passi.
La legge che riguarda direttamente le coppie dello stesso sesso si chiama Legge sulle unioni dello stesso sesso, ma come ho già detto essa contiene pochi diritti, regola solo la divisione dei beni comuni e il diritto sul mantenimento del partner. Questa unione non è un’unione di diritto, ma va approvata giuridicamente e viene riconosciuta dopo tre anni di "vita in comune".
OB: Ho l’impressione che nemmeno l’ultima Legge sulla famiglia abbia riconosciuto i matrimoni omosessuali. Cosa pensa di questo l’opinione pubblica?
MJ: Quando abbiamo iniziato a fare lobbying per la Legge sulle unioni dello stesso sesso, sarebbe dovuta passare insieme alla Legge sulla famiglia, in qualche modo con gli stessi diritti delle coppie eterosessuali non sposate. L’allora coalizione di governo, o meglio solo il Partito croato dei contadini, non ha voluto sostenere tale legge sulla famiglia, perciò se ne è fatta una a parte, che è stata realizzata in un periodo molto breve e che contiene molti meno diritti per i partner dello stesso sesso di ciò che ci aspettavamo all’inizio.
A breve ci sarà un’aggiunta della Legge sulla famiglia e noi faremo azione di lobbying per la ufficializzazione delle unioni. Certo, sarà più dura dell’anno scorso, perché è cambiato il governo e la composizione del Sabor (parlamento, ndr.) ma non ci arrenderemo.