Insieme nella tragedia
Di fronte al terremoto in Abruzzo, i Balcani si riscoprono vicini all’Italia. Le storie delle vittime e dei sopravvissuti, le dichiarazioni di solidarietà e le offerte di sostegno viste attraverso i media della regione
Gli effetti del trauma dell’Aquila continuano a riverberare attraverso l’Adriatico. Nel corso della settimana, il terremoto ha occupato un ruolo centrale nei media balcanici. Questi ultimi hanno seguito la cronaca e dato ampio rilievo al coinvolgimento diretto di persone provenienti dai Balcani: è stato confermato il decesso di 6 cittadini macedoni, e i media romeni parlano di 5 vittime. Un’altra si segnala da Tirana, mentre da Croazia, Bosnia, Serbia e Montenegro si racconta di chi è rimasto ferito e di chi è scampato alla tragedia.
I governi balcanici si sono affrettati ad esprimere le proprie condoglianze e offrire assistenza.
"Vi prego di accettare le mie più profonde condoglianze per il disastroso terremoto che ha colpito il vostro paese. Il popolo serbo partecipa al vostro dolore per l’immenso numero di vittime e gli enormi danni materiali causati dal sisma," recita un telegramma del presidente serbo Boris Tadić a Giorgio Napolitano. Ivica Dačić, vice presidente del Consiglio e ministro degli Interni, ha telefonato alla controparte Roberto Maroni offrendo di mandare squadre di soccorso.
Analogamente, il primo ministro croato Ivo Sanader ha espresso le proprie condoglianze a Silvio Berlusconi offrendo squadre di soccorso e unità cinofile, mentre la Croce Rossa croata ha aperto un conto, una linea telefonica e una pagina web per le donazioni. Anche la Croce Rossa macedone ha offerto il proprio sostegno, mentre le autorità del paese hanno mandato una nota ufficiale di condoglianze all’ambasciata italiana a Skopje.
Anche gli altri governi della regione hanno prontamente offerto assistenza. In un telegramma all’ambasciatore italiano a Podgorica, Gzim Hajdinaga – sindaco della città costiera di Ulcinj – dice: "Non dimenticheremo mai l’aiuto ricevuto dal popolo italiano nel lontano 1979, quando la costa del Montenegro e la nostra città furono colpite da un disastro analogo". Hajdinaga si è offerto di ospitare scolari dalla regione colpita per le vacanze estive, mentre si compirà la ricostruzione. I media hanno riportato di una donna ferita e altri tre cittadini montenegrini rimasti illesi.
Il quotidiano belgradese Politika riporta la testimonianza di una donna serba che vive nella cittadina abruzzese di Lanciano – non direttamente colpita dal sisma ma abbastanza vicina alla zona critica per sentire la forza delle scosse. Secondo il suo racconto, il terremoto è stato di gran lunga più terrificante dei bombardamenti su Belgrado di dieci anni fa.
La stampa macedone abbonda di storie delle vittime e dei loro parenti. Oltre alle 6 vittime confermate, si riportano almeno 10 feriti, alcuni già tornati in Macedonia. I corpi dovrebbero arrivare oggi in nave, via Bari e Durazzo. I media raccontano le storie dei sopravvissuti: l’anziano Xhevari Airuli aveva fatto ritorno dall’Italia solo pochi giorni prima del terremoto, ma la sua famiglia era rimasta. La sua nipotina di 11 anni è morta, mentre figlio e nuora sono rimasti gravemente feriti. Alla notizia della tragedia, ha avuto un arresto cardiaco e ora lotta per la vita all’ospedale di Tetovo. Un altro cittadino macedone, Velibor Siljanovski, aveva lasciato l’appartamento all’Aquila insieme alla famiglia pochi minuti prima dell’inizio delle scosse.
Alcuni dei sopravvissuti hanno fatto ritorno in Macedonia proprio ieri. Tra loro c’è anche Madi Osmani, definito "l’eroe macedone" da Michele Placido in una reportage per La Repubblica. I resti della figlia tredicenne Valbona arriveranno oggi insieme agli altri. Ricoperto di lividi e graffi, racconta la propria storia ai giornalisti di Alfa TV, i primi a rintracciarlo. Lui stesso ha scampato d’un soffio la morte. Ha estratto dalle macerie la moglie e l’altra figlia, ma non è riuscito a salvare Valbona, completamente sepolta dal crollo. Poi ha aiutato a salvare altri bambini, forse cinque. Dice che tutti i soccorritori hanno mostrato grande solidarietà e impegno: "hanno dovuto sostituire il panico con l’umanesimo". Le sepolture avranno luogo oggi. I villaggi dell’area di Polog (fra Tetovo e Gostivar, nella parte occidentale del paese), da cui provenivano le vittime, sono in lutto.
Questa tragedia ricorda ai Balcani quanto sono vicini all’Italia e quanto intrecciate sono le nostre vite. E ci riempie il cuore il fatto che i nostri governi e i nostri migranti possano offrire un aiuto – anche se piccolo. Nessuno dovrebbe dimenticare quanto l’Italia ha fatto per noi negli anni Novanta, e quanto continua tuttora a fare.
Forse la vera eroina di questo dramma rimane la vecchietta di 98 anni estratta dalle macerie. Dice che ha passato il tempo facendo l’uncinetto e chiede un pettine, imbarazzata dalle telecamere. E mentre il telegiornale della sera mostra le immagini dell’Aquila rasa al suolo, un graffito sul muro di una casa dice "Onna, ti voglio bene". Ti vogliamo tutti bene. Tieni duro.