Georgia | | Diritti, Società civile
Informazione contro la violenza
Diritti delle donne e violenza domestica in Georgia. Un problema che le autorità del Paese riconoscono, ma di cui si occupano soprattutto ONG locali. Gli sforzi per rendere effettive le tutele garantite dalla legge. Un’intervista
Abbiamo incontrato a Tbilisi Maya Russetsky, direttrice del Women’s Information Center di Tbilisi, un centro che fornisce alle donne della regione informazioni sui propri diritti, e attraverso il portale ginsc.net anche un punto di informazione per le varie organizzazioni che si occupano di questioni di genere nel Caucaso del sud
Quale è la situazione per quanto riguarda i diritti delle donne in Georgia oggi e il loro impegno nella vita pubblica del Paese?
Qui in Georgia, come nella maggior parte dei Paesi, il livello di partecipazione delle donne alla vita politica è molto basso, come è evidente anche dal basso numero di parlamentari donne qui a Tbilisi. In generale, le donne sono più attive nella società civile che non in politica.
Per quanto riguarda i diritti delle donne, ci sono dei problemi, in particolare per quanto riguarda la violenza domestica. Soprattutto nell’ultimo anno organizzazioni femminili hanno iniziato ad occuparsi della questione, ma nonostante questo i problemi rimangono.
Il problema della violenza domestica è riconosciuto a livello sociale e dalle istituzioni?
Le persone si approcciano a questo problema in modo diverso, ma siccome negli ultimi anni hanno avuto luogo significative campagne di informazione il problema è sempre più riconosciuto. Qui in Georgia nel 2006 è stata approvata una legge riguardante la violenza domestica, e in seguito organizzazioni di donne hanno lavorato per rendere nota la legge. Anche noi ce ne occupiamo, e assieme ad altre organizzazioni lavoriamo ad un progetto mirato a far sì che questa legge venga implementata.
Abbiamo predisposto un testo che spieghi in parole comprensibili a tutti quali siano le tutele garantite da questa legge sia in georgiano sia in russo, e abbiamo cercato di diffonderlo. Progetti come questo sembrano portare a dei risultati. Infatti, è aumentato il numero delle telefonate, delle denunce e delle richieste di assistenza. Prima le donne raramente chiamavano di propria iniziativa per denunciare problemi di questo tipo. Ora chiamano anche solo per chiedere informazioni riguardo a come poter difendere i propri diritti.
Può raccontare un esempio di come in pratica si realizza la vostra attività?
Noi organizziamo regolarmente incontri informativi nei paesi e nei villaggi di provincia, anche assieme ad altre organizzazioni. Ad esempio, in Samtskhe-Javakheti abbiamo un partner che gestisce uno shelter, un centro di accoglienza per vittime di violenza domestica, e ricordo che durante uno di questi incontri, non appena una donna è venuta a sapere di questa realtà, ha parlato dei suoi problemi, ed ha ricevuto l’aiuto necessario per uscire dalla situazione in cui si trovava.
Quindi anche grazie a campagne di questo tipo il problema si è reso più evidente. Ma vittime di violenza domestica sono non solo le donne, ma anche bambini e anziani.
Quali sono le situazioni in cui è più frequente che vi siano episodi di violenza domestica?
Per quanto riguarda la violenza sui bambini, la situazione si è aggravata dopo il conflitto che vi è stato in Georgia, anche perché molte persone si sono trovate improvvisamente in situazioni di vita difficili come sono quelle dei profughi. Le ristrettezze economiche, la mancanza di spazi e la mancanza di prospettive rendono più nervosi i genitori, e sembra quindi che in queste circostanze aumentino le violenze proprio sui bambini, anche da parte delle madri.
Per quanto riguarda la violenza domestica più in generale, spesso è legata a casi di alcoolismo o droghe. Ma sempre di più sembra essere anche il gioco d’azzardo, che non è affatto regolamentato dallo Stato, a creare problemi. Vi sono casi in cui uomini perdono tutto al gioco fino a vendere la casa dove vivono con la loro famiglia.
È un problema serio e che mi preoccupa molto, e cercheremo di sollevarlo anche con le istituzioni che fino ad ora sembrano non considerarlo.
Per quanto riguarda la violenza sulle donne, sembra invece che le basi legali per affrontare il problema siano in atto. Ma quale è la situazione in realtà, ad esempio, per quanto riguarda la presenza di shelter?
In Georgia ci sono attualmente cinque shelter, tre dei quali sono a Tbilisi. Sono molto pochi, del tutto insufficienti, perché sono gestiti da ONG e di norma non possono ospitare più di 6-7 persone.
La nostra corrispondente da Baku Arzu Geybullayeva ci ha raccontato in un suo articolo che anche quando una donna arriva a denunciare un caso di violenza alla polizia, spesso rappresentanti delle forze dell’ordine non prendono la cosa sul serio, finendo con l’umiliare ulteriormente la vittima. Come si comporta la polizia in Georgia in caso di episodi di violenza in casa?
Episodi di questo tipo sono presenti ovunque, si sentono ancora frasi del tipo "se la picchia, vuol dire che se l’è meritato". Ma anche grazie al fatto che varie ONG lavorano direttamente con gli agenti di polizia, questi sono più preparati, si relazionano in modo diverso a problemi di questo tipo. Conoscono la legge relativa alla violenza domestica, e sanno quali sono i loro compiti, come devono comportarsi.
Mi sembra quindi che vi siano dei cambiamenti in positivo per quanto riguarda il comportamento delle forze di polizia, anche se naturalmente ci sono ancora degli episodi più problematici.
Collaborate con altre organizzazioni della regione?
Sul nostro portale cerchiamo di riportare notizie relative a questioni di genere e diritti delle donne da tutto il mondo, ma naturalmente parliamo anche di ciò che accade qui a Tbilisi, in Georgia, e nel Caucaso del sud in generale. Lavoriamo quindi con tutte le organizzazioni che lavorano in questo campo, indipendentemente dai rapporti che hanno tra loro. Per noi è importante che si faccia qualcosa e che vi sia più informazione, e quindi segnaliamo eventi o incontri relativi ai temi di cui ci occupiamo e in alcuni casi mandiamo un nostro corrispondente a parteciparvi in modo che possa raccontare sul nostro sito come si sono svolte le cose.
Abbiamo partner ufficiali nelle regioni della Georgia, ma in effetti c’è già una rete virtuale che unisce tutte le ONG che si occupano di questioni di genere e diritti delle donne.
La vostra organizzazione funziona grazie anche al supporto di volontari e stagisti. Ne avete anche dall’estero?
Abbiamo avuto stagisti anche dall’estero… se sanno il russo, è una buona cosa, ma anche se parlano l’inglese ci possono offrire un grande aiuto. Abbiamo avuto stagisti dal Canada, dalla Polonia, dall’Inghilterra… ci fa sempre molto piacere.