Indipendenza, entro i primi mesi del prossimo anno
E’ stato il vice dell’inviato Onu Martti Ahtisaari durante i negoziati guidati dall’Onu sullo status del Kosovo. La nostra corrispondente ha intervistato Albert Rohan all’indomani del definitivo fallimento di Belgrado e Pristina nel trovare una soluzione condivisa al problema del Kosovo
Si è recentemente tenuto l’ultimo incontro tra albanesi e serbi all’interno dei negoziati guidati dalla Troika. Con un sostanziale fallimento. Qual è la sua opinione in merito?
Eravamo consapevoli che sarebbe accaduto. L’ambasciatore Ischinger, l’ambasciatore Wisner e il loro collega russo hanno fatto il loro meglio per dare alle parti un’ulteriore possibilità per giungere ad un compromesso ma era chiaro a tutti quanto fosse improbabile che lo si raggiungesse. E quindi nessuna sorpresa.
E ora, come ci si deve muovere?
Ora verrà consegnato un rapporto della Troika al Segretario generale Onu e poi al Consiglio di Sicurezza. Verrà discusso forse entro Natale e poi verificheremo se la Russia cambierà la propria posizione.
Ritiene che nei prossimi mesi la Russia potrebbe effettivamente modificare la propria posizione?
Ne sarei sorpreso. E’ infatti probabile che questo non avvenga e che ad un certo punto il Consiglio di Sicurezza e la comunità internazionale si trovino di fronte due opzioni: lasciare il conflitto irrisolto, mantenendo lo status quo e affrontando le conseguenze che ne deriverebbero oppure risolverlo senza la "benedizione" del Consiglio di Sicurezza.
Si potrebbe verificare la prima opzione?
Ritengo più probabile si opti per la seconda, con un riconoscimento dell’Unione Europea, degli Stati Uniti e di altri paesi della dichiarazione di indipendenza da parte del Kosovo. Nessuno è felice di procedere in questo modo, al di fuori di un mandato da parte del Consiglio di Sicurezza, ma non vi è altra alternativa.
La Russia chiede di proseguire con le negoziazioni, il loro rappresentante ha dichiarato di aver trovato un’atmosfera positiva a Baden, una buona base per andare avanti sino al raggiungimento di un accordo. Che pensa di questo?
Non c’è alcun senso nel proseguire, c’è un’evidente intenzione di ritardare qualsiasi soluzione. Tutti devono capire che sfortunatamente una soluzione negoziata non è più possibile perché né la Serbia né il Kosovo modificheranno le proprie posizioni.
Si è detto che durante quest’ultimo round di negoziazioni sono state date ulteriori possibilità alle parti per trovare una soluzione. Ciò significa che durante i colloqui gestiti da lei e Ahtisaari tutte queste possibilità non erano state messe in campo?
E’ stata data alle parti un’ulteriore possibilità di proporre idee. Abbiamo tutti sentito di queste ultime, ad esempio l’ipotesi Hong Kong. Ipotesi però semplicemente non percorribili, ed è una perdita di tempo continuare a parlarne. Se la Serbia voleva discutere di queste ipotesi ha avuto il tempo per farlo. Ci sono stati due incontri ad alto livello ed altri 17 round di negoziati, potevano proporre prima queste nuove ipotesi.
Secondo lei l’ipotesi Hong Kong potrebbe essere applicata al Kosovo?
Si tratta di un modello basato sull’autonomia. E quindi la posizione della Serbia non è cambiata. Sono disponibili a concedere autonomia se il Kosovo rimane all’interno della sovranità della Serbia. Che si chiami Hong Kong o altro non ha alcun significato, si tratta sempre della solita cosa, autonomia e non indipendenza.
Cosa dovrebbero fare ora gli albanesi del Kosovo?
Devono agire in modo intelligente, fare qualcosa di nuovo. Abbiamo specificato in più occasioni che la parola indipendenza, da sola, non significa nulla. Il valore dell’indipendenza risiede del riconoscimento da parte della comunità internazionale. Perciò devono fare tutto il possibile per essere sicuri che l’Ue ed altri paesi siano pronti a riconoscere quest’indipendenza.
Ritiene che i paesi dell’Ue siano pronti a farlo? Non si rischia una spaccatura all’interno dell’Unione?
No, lo faranno, lo faranno.
Quando?
Non vi saranno più negoziati. Il Consiglio di Sicurezza non adotterà alcuna decisione, e questo è molto chiaro. Si spera che entro i primi mesi dell’anno prossimo arrivi il tempo per la soluzione del problema. Entro i primi tre mesi dell’anno.
Ritiene che le affermazioni del premier serbo che ha affermato che la Serbia farà di tutto per proteggere il proprio territorio debbano essere prese seriamente?
Hanno affermato che faranno tutto quanto è permesso dal diritto internazionale e questo significa che non intraprenderanno nessuna azione militare. Non sarebbe molto intelligente da parte loro. Protesteranno, ed adotteranno misure diplomatiche ed economiche.
Potrebbero sostenere azioni violente in Kosovo …
Potrebbero. Lo sa bene anche lei che il Kosovo è come una polveriera, potrebbe esplodere molto in fretta. Vi sono radicali da entrambe le parti. Occorre essere molto attenti, molto moderati, molto intelligenti per non fornire alcun pretesto per azioni radicali.
Non sembra resti alcuna altra opzione se non quella di implementare il piano Ahtisaari ….
Penso che verrà implementato. Il piano Ahtisaari è ancora l’unico realisticamente a disposizione ed è ancora fermo presso il Consiglio di Sicurezza. Quest’ultimo non ha preso ancora alcuna decisione in merito ma forse lo farà.
Può essere applicato al di fuori di una decisione in merito del Consiglio di Sicurezza?
Sì, si può. Sono convinto che la soluzione al problema si baserà sul piano Ahtisaari. Ma quest’ultimo può funzionare solo se vengono coinvolti anche i serbi, se decidono di prendere parte al processo. Forniamo molte garanzie per la loro protezione, ma devono accettarle. Se continuano a boicottare tutto si rischia che anche le garanzie alle minoranze non vengano mai applicate.
E’ felice che l’ultimo round negoziale sia fallito e che il piano redatto da lei e Ahtisaari sia ancora l’elemento più importante?
No, speravo che il miracolo accadesse e che una soluzione negoziata potesse essere trovata ma sapevo che era quasi impossibile. Ci speravo davvero, sarebbe stato meglio per tutti.