Inaugurata a Forlì una mostra fotografica dedicata a Mostar
Realizzata dagli artisti Salko Saric e Vladimir Kolopic, la mostra presenta una immagine diversa della Bosnia rispetto allo stereotipo affermatosi in questi anni. Troppo generici però i discorsi introduttivi
Fino al 25 ottobre i cittadini di Forlì potranno visitare la mostra fotografica denominata "Umiliazione della bellezza", una esposizione che ha come obiettivo quello di presentare in maniera un po’ diversa Mostar, città martire della guerra bosniaca.
"Umiliazione della bellezza" è un nome davvero azzeccato perchè si tratta di una carrellata di volti e ambienti della città presi a partire dal 1992. Le foto sono il risultato comune del lavoro di Salko Saric, regista e attore bosniaco, e del fotografo Vladimir Kolopic. E’ stato Saric a pensare a design e ambientazione, mentre Kolopic ha avuto il compito di trasferire sulla carta le idee di Saric.
La mostra fotografica è stata inaugurata il 20 giugno scorso nel Salone Comunale del Comune di Forlì. Ora è visitabile presso le altre quattro Circoscrizioni della città fino al 25 ottobre prossimo.
Alla inaugurazione era presente anche l’autore Salko Saric, che ha spiegato le motivazioni che hanno portato alla mostra e quello che ha voluto comunicare attraverso le foto. La spiegazione era d’obbligo anche perché le foto sono state scattate durante la cosiddetta prima fase della guerra mostarina (quando Bosniaco Musulmani e Bosniaco Croati combattevano insieme contro i Serbo Bosniaci), prima del periodo ancora più duro contrassegnato dalla aggressione dell’esercito croato HVO. La dimensione ricercata da Saric era soprattutto quella artistica, il fine quello per l’appunto di presentare la umiliazione della bellezza.
Gli organizzatori, cioè il Comune di Forlì, hanno voluto dire qualcosa di più. L’inaugurazione è diventata così occasione per una lunga serie di discorsi generali sulla storia bosniaca, sulla città di Mostar e così via (sono intervenuti Enzo Dall’Ara, critico d’arte, la storica Maria Benagli e il poeta Davide Argnani). Ma se si voleva fare un discorso storico – sociale, doveva essere completo e imparziale riportando i nomi dei veri distruttori della città e ricordando quello che è veramente successo.
Va detto che nella organizzazione da parte italiana non c’erano – fatto strano – quelli che a Mostar si sono fatti più vedere negli ultimi dieci anni interessandosi molto della città: tutti i volontari e gli operatori umanitari di Forlì e della zona, che hanno lavorato molto per Mostar durante e dopo, non erano stati neppure invitati.
Comunque la mostra c’è, e la si potrà visitare nei prossimi mesi. E’ quello che conta: anche se umiliata, la bellezza c’è. E poi finalmente c’è una mostra fotografica sulla Bosnia dove si vedono altre cose oltre a donne con il velo, zingari e distribuzioni di aiuto umanitario.