In treno da Bucarest a Sofia, e ritorno

Per viaggiare in treno nei Balcani servono una certa tenacia, un po’ di fortuna e molta pazienza. Vale anche per gli spostamenti tra le capitali della Romania e della Bulgaria, come racconta questo reportage

19/09/2025, Vlad Barză

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Passeggeri in procinto di salire sul treno per Sofia - © Vlad Barză/HotNews

(Questo articolo è un adattamento di un articolo originariamente pubblicato dalla testata romena HotNews  nell’ambito di PULSE)

Ogni 3-4 anni esce un libro che è considerato una sorta di Bibbia del viaggiatore in treno in Europa, si chiama Europe By Rail . Secondo il capitolo dedicato ai treni nei Balcani, quando si viaggia in treno in questa regione si entra in un territorio “esotico”, perché non si sa mai cosa aspettarsi. Possono verificarsi ritardi di 3-4 ore, alcuni treni vengono cancellati poco prima della partenza e, anno dopo anno, i collegamenti ferroviari internazionali diminuiscono sempre più.

Una regione che ha sofferto di una gestione inadeguata e investimenti insufficienti nel settore ferroviario. Il consiglio per i viaggiatori intenzionati a fare lunghi viaggi in treno nei Balcani è quello di predisporre sempre un “piano B”, nel caso in cui il treno non dovesse partire (o dovesse essere in ritardo di svariate ore).

La Romania ha buoni collegamenti ferroviari solo con l’Ungheria, mentre con gli altri paesi confinanti o non ce ne sono più o ne esistono al massimo uno o due al giorno, e molto lenti. Gli unici collegamenti con la Bulgaria sono il treno Bucarest-Sofia e il lentissimo treno Craiova-Vidin, che impiega un’ora in più rispetto a novant’anni fa.

C’è poi un treno notturno per Istanbul, che prende quasi 24 ore. I collegamenti per la Serbia e la Grecia, che arrivavano a Belgrado a Salonicco, sono stati sospesi rispettivamente nel 2017 e nel 2019 e non sono mai più stati ripristinati. 

Il treno diretto tra Bucarest e Sofia circola tutti i giorni da giugno a ottobre. Percorre 537 chilometri e impiega normalmente dieci ore e mezza – mentre in auto o in pullman il tragitto può essere percorso in 6-7 ore, a meno di code per il ponte sul Danubio. Esiste anche un collegamento aereo tra le due capitali, che però solitamente costa oltre tre volte di più rispetto al treno. 

Per toccare più da vicino lo stato dei collegamenti ferroviari nella regione, la testata romena HotNews e quella bulgara Mediapool hanno inviato due loro giornalisti a viaggiare tra Bucarest e Sofia in treno. Quello che segue è il racconto di Vlad Barză, il giornalista romeno. 

Da Bucarest a Ruse

Il treno per Sofia parte dalla Gara de Nord di Bucarest con 24 minuti di ritardo. È composto di soli tre vagoni, che fino al confine con la Bulgaria vengono trainati da una locomotiva diesel, poiché non tutta la tratta romena è elettrificata. Il vagone su cui viaggiamo è vecchio di decenni, l’aspetto esterno è deplorevole. All’interno ci sono undici scompartimenti da sei posti ciascuno, di cui quasi la metà occupati. I sedili sono piuttosto comodi, ma l’aria condizionata non c’è e il bagno versa in condizioni pietose.

Interno dello scompartimento (foto di Vlad Barză, © HotNews)

Se si viaggia in auto, Bucarest dista appena 60 chilometri da Giurgiu, l’ultima città romena prima dell’attraversamento del Danubio e l’ingresso in Bulgaria. In treno invece occorre percorrere quasi il doppio della distanza per via di un problema che impedisce il transito sulla linea più diretta; nel migliore dei casi il viaggio prende due ore e mezza. 

Alla frontiera viene fatto il controllo doganale, tutti i passaporti vengono fotografati e ciascuno deve dichiarare dove è diretto. Tutto però si svolge in modo molto più rapido rispetto a quando la Romania e la Bulgaria non erano ancora entrate nell’area Schengen; passa in tutto una decina di minuti. 

Un treno per stranieri

Chi sono le persone che hanno la pazienza di andare in treno a Sofia? La maggior parte sono stranieri provenienti da paesi lontani che girano l’Europa in treno. Viaggiano con zaini di grandi dimensioni e non hanno fretta, né si irritano per la lentezza estrema. Durante tutto il viaggio verso Sofia non sento mai parlare romeno, con le sole eccezioni del controllore e dei funzionari della dogana. 

Due statunitensi mi raccontano che stanno facendo un tour ferroviario in Europa, sono partite due settimane fa da Londra e sono dirette a Istanbul. Cosa gli piace di questo vecchio treno? Il fatto che ci si possa sporgere dal finestrino – cosa ormai rara nell’Europa occidentale, dove la maggior parte dei treni è dotata di climatizzazione e i finestrini restano chiusi.

I finestrini aperti in effetti aiutano un po’ a compensare la mancanza di aria condizionata. Ma lungo la ferrovia c’è molta vegetazione: sporgersi non è una buona idea, si rischia di prendersi dei rami in faccia. I finestrini poi non rimangono aperti da soli, ma devono essere bloccati. Il modo più semplice è infilarci una bottiglia di acqua minerale, oppure legare una cordicella.

Finestrino del treno Bucarest-Sofia (foto di Vlad Barză, © HotNews)

Un gruppo di ragazze tedesche è sorpreso che il treno non abbia un vagone ristorante. Ma sono rimaste ancora più stupite dal bagno, che puzza fin dall’inizio del viaggio, e dal lavandino arrugginito da cui non esce acqua. Le ragazze comunque si divertono, e sulla banchina della stazione di Ruse si mettono anche a ballare.

Due passeggeri norvegesi sono già stati in treno da queste parti e sono ben preparati: salviette umidificate, diverse bottiglie d’acqua, cibo. Nel corridoio del treno, due pensionati olandesi sono intenti a studiare una mappa cartacea di Sofia. 

Da Ruse a Sofia

A quattro ore dalla partenza da Bucarest non abbiamo percorso nemmeno 140 chilometri. Ma una volta superata Ruse il treno si “sveglia” e inizia a viaggiare a una velocità costante di circa 70 km/h. Si vedono stazioni più curate, molti meno scambi arrugginiti, e nessuna spazzatura lungo i binari.

Nei pressi di Veliko Tarnovo, in Bulgaria, il convoglio viene spezzato: uno dei vagoni procede verso Varna, sulla costa del Mar Nero, un altro verso Istanbul, e il nostro verso Sofia. Prima di proseguire il viaggio, la nostra carrozza viene unita ad altre sette. 

La velocità aumenta ancora, raggiungendo anche i 130 km/h nei pressi della cittadina di Levski. Salgono molti viaggiatori locali, alcuni carichi di bagagli, ma le persone percorrono perlopiù brevi tragitti; il treno effettua in media una fermata ogni 20-25 chilometri. Il treno passa raramente vicino alle abitazioni e ai villaggi, in molti punti procede tra la vegetazione. Qua e là si vedono grandi estensioni di pannelli solari, distese di girasoli e campi inariditi per via della siccità. 

Qualche decina di chilometri dopo Pleven il paesaggio diventa alquanto interessante, ci inoltriamo tra i monti Balcani. Vari viaggiatori si alzano per scattare fotografie: molte pareti rocciose, laghi, gallerie, colline. Le curve si fanno più frequenti, e la velocità diminuisce. 

Verso sera raggiungiamo infine la nostra meta, Sofia. Mentre la Gara de Nord di Bucarest è rimasta indietro di decenni, la stazione centrale di Sofia in diverse zone sembra un aeroporto tanto è stata ammodernata. Tutto appare ben segnalato, illuminato e pulito – ma a tre minuti dalla zona moderna ci si imbatte in un passaggio che puzza di urina e dove stazionano le carcasse di vecchi chioschi di metallo. 

Stazione centrale di Sofia (foto di Vlad Barză, © HotNews)

Da Sofia a Bucarest

Il treno di ritorno per Bucarest parte dalla stazione settentrionale di Sofia, distante tre chilometri dal centro. A differenza della stazione centrale, questa è piccola e molto trascurata: come la Romania, anche la Bulgaria è piena di contrasti ferroviari. Vagoni vecchi e arrugginiti vengono trainati da locomotive nuove e scintillanti. 

La nostra carrozza fa parte di un treno molto lungo composto da dodici vagoni, che però è destinato ad accorciarsi lungo il tragitto, tanto che a Bucarest arriveranno solo due di queste carrozze. Nel vagone c’è meno gente rispetto all’andata, circa tre quarti dei posti sono liberi. 

Incontriamo un romeno che lavora per una grande azienda e fa questo viaggio circa due volte all’anno. È molto più economico dell’aereo, dice, costa anche quattro volte di meno. Per non dover utilizzare troppo spesso il bagno del treno ha portato con sé pochissima acqua. In effetti, già un’ora dopo la partenza il bagno era intasato, e l’odore si sentiva anche nel corridoio. 

Indicazioni sul treno Sofia-Bucarest (foto di Vlad Barză, © HotNews)

La prima parte del viaggio prosegue senza problemi. Una volta arrivati a Ruse, il treno però non parte più. Ci sono problemi a un vagone, che viene infine staccato e lasciato in stazione. Siamo rimasti fermi due ore: non c’è più modo di recuperare il ritardo, così arriviamo a Bucarest quasi un’ora e mezzo più tardi del previsto.

A pochi giorni di distanza da noi, anche il giornalista Samuil Dimitrov della testata bulgara Mediapool ha viaggiato in treno da Sofia a Bucarest. Anche nel suo caso il vagone era sporco, non sono mancati i ritardi, e ci sono stati problemi a Ruse. “Nel tratto romeno abbiamo viaggiato per decine di chilometri a una velocità di 40 km/h. Mi sono addormentato per il caldo e la noia. Dieci ore e mezza dopo essere partiti da Sofia, siamo arrivati a Bucarest. Non mi reggevo in piedi”, racconta. 

In compenso, a Samuel è piaciuta la stazione settentrionale di Bucarest: “il vecchio edificio della stazione non è stato demolito, ma conservato e integrato con aggiunte erette attorno a una facciata decrepita. Questa costruzione eterogenea conferisce alla stazione una sorta di grandiosità sbiadita, non molto diversa dall’aspetto che aveva la stazione centrale di Sofia prima che fosse ristrutturata”.

Questo articolo è stato prodotto in collaborazione col giornalista Samuil Dimitrov della testata bulgara Mediapool.

 

Questo articolo è stato prodotto nell’ambito di PULSE, un’iniziativa europea coordinata da OBCT che sostiene le collaborazioni giornalistiche transnazionali.

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