“In corpore sano”, l’inno alla salute della Serbia all’Eurosong di Torino
“(Umetnica) mora biti zdrava” [(L’artista) deve essere sana] è il monito e il richiamo alle responsabilità di tutti sul tema della salute lanciato dall’artista serba Konstrakta, che si esibirà sul palco del prossimo “Eurovision Song Contest” di Torino. L’abbiamo intervistata
La canzone “In corpore sano ” rappresenterà quest’anno la Serbia all’“Eurovision” , il noto festival musicale internazionale che si terrà a Torino dal 10-14 maggio. Il pezzo, scritto dall’artista serba Ana Đurić, in arte Konstrakta, che ha vinto la competizione nazionale “Pesma za Euroviziju 2022”, e ha raggiunto le prime posizioni di gradimento in tutti i paesi della ex Jugoslavia per poi balzare in vetta anche nelle classifiche di ascolto di mezza Europa, è un riferimento in parole e musica alla famosa locuzione latina estratta dalle Satire di Giovenale “Mens sana in corpore sano”, la quale ci ricorda dell’importanza dell’igiene mentale accompagnata a quella fisica.
In patria Konstrakta ha deliziato molti, confuso alcuni, e certo non ha lasciato indifferente il pubblico appassionato. La sua canzone ha causato quasi un’isteria mediatica ed è diventata bersaglio di tabloid e oggetto di studio tra gli esperti. Per diversi telespettatori, il fatto che “In corpore sano” abbia prevalso sulle solite canzoni pop-folk presenti in gara è il segnale del risveglio di una Serbia “dignitosa”, secondo altri addirittura poteva essere un avvenimento foriero di stravolgimenti politici e governativi, cosa a cui le recenti elezioni non hanno però dato seguito.
“La performance, estremamente intelligente e allo stesso tempo spiritosa e divertente, ha un fantastico ‘gancio’ che tutti abbiamo cantato dopo la prima semifinale. Tutti andavano in giro e cantavano “biti zdrava” (essere sana)…”, ha commentato per esempio il compositore Marko Kon, mentre Ljiljana Zdravković, giornalista e musicista, crede che il grande pregio di Ana sia stato quello di essersi presentata sul palco con il suo stile e il suo testo “senza alcuna ricetta per accontentare il consumatore medio serbo di musica popolare che si aspetta, soprattutto dall’Eurosong, un po’ di bellezza e un po’ di sesso, un po’ di kafana, qualche turchismo e suono tradizionale serbo in uno show ‘mistico’ pensato per scioccare solo per il gusto di scioccare”.
Di sicuro, la performance artistica, che va oltre la dimensione del semplice intrattenimento musicale e porta a riflettere su svariate questioni, dall’invisibilità degli artisti nella società serba all’inacessibilità e ai costi delle cure mediche, dal ruolo pernicioso dei media fino al rapporto tra salute corporale e igiene mentale che in questi anni di pandemia è stata messa a dura prova, si conclude con una domanda che ci riguarda tutti: “Mens infirma in corpore sano Animus tristis in corpore sano Mens desperata in corpore sano Mens conterrita in corpore sano Corpus je sanus i šta ćemo sad?” Una mente debole in un corpo sano Un’anima triste in un corpo sano Una mente disperata in un corpo sano Una mente spaventata in un corpo sano Il corpo è sano e che facciamo ora?”.
Ancora incredula e nonostante un’agenda fittissima Ana, che ha appena firmato un contratto con la rappresentante locale dell’etichetta mondiale “Virgin Music Label”, ha trovato il tempo di rispondere ad alcune nostre domande.
Nel palco ti presenti seduta in camice bianco e durante l’intera performance ti lavi insistentemente le mani in una bacinella piena d’acqua… il riferimento al Covid è chiaro?
A dir la verità il tema della salute ce l’avevo in testa anche prima. Il Covid ha solo enfatizzato alcune cose e ha timbrato la cura del corpo come una delle priorità assolute. L’ispirazione per la canzone è il rapporto che abbiamo con la salute noi come individui, società, oligarchie dominanti.
La canzone inizia con il verso in cui ti chiedi quale sia il segreto dei capelli sani di Meghan Markle, moglie del principe Harry (Koja li je tajna zdrave kose Megan Markl?) Perché proprio lei?
Meghan non è importante quanto Meghan, sebbene appartenga al target di persone a cui mi riferisco. Su internet si trovano davvero testi sullo stato di salute dei suoi capelli e penso non dicano praticamente nulla. Quindi non è Meghan che conta ma l’atmosfera che si respira nei media, pieni di articoli che promettono salute e benessere solo se usiamo dei trucchi, compriamo quello che ci viene proposto, seguiamo dei trend…
Il brano ha diversi messaggi, lo stato del sistema sanitario in Serbia, la società di oggi in cui la forma domina sull’essere… Ad un certo punto dici che “Velika je sreća što postoji Autonomni nervni sistem Ne moram kontrolisati otkucaje srca Srce kuca, srce samo kuca Bože zdravlja, Bože zdravlja, Bože zdravlja” (È una grande fortuna che esista il Sistema nervoso autonomo Non devo controllare la mia frequenza cardiaca Il cuore batte, il cuore da solo batte Dio dammi la salute)…
Nel momento in cui un individuo è lasciato solo a prendersi cura di se stesso, trova sollievo nel fatto che ci sia almeno qualcosa di cui non è responsabile, che non deve controllare. La società moderna si basa sul trasferimento della fiducia. E oggi, spesso, quel trasferimento e quella fiducia sono in discussione. Quindi per quanto mi riguarda, credo nella natura, mi fido della struttura della natura.
C’è un nesso tra il messaggio duplice nella tua canzone “Umetnica mora/može biti zdrava” (L’artista deve/può essere sana) e la nota performance di Marina Abramović che mentre si pettina i capelli ripete “Art/Artist must be beautiful ”?
Il suo lavoro, a cui mi riferisco consapevolmente, è stato utile come sottotesto per enfatizzare la pressione che esiste sulla questione del mantenimento di un corpo sano, e potrei dire anche giovane…L’artista deve essere sana, anche perché siamo lasciati soli a noi stessi. Il “deve” si riferisce quindi alla pressione che esiste perché si faccia qualcosa per mantenersi in salute, a una sorta di repressione direi. Il “può” fa riferimento invece al buon senso. La salute è rappresentata come un valore della vita e richiede enormi spese. Della salute si parla come qualcosa che è completamente sotto il nostro controllo, solo se facciamo o compriamo quello, seguiamo una nuova tendenza, ascoltiamo quei consigli… L’assunto che “Bisogna essere sani” ci mette pressione e ci incute paura; d’altra parte è possibile raggiungere un atteggiamento di buon senso in cui la salute è in qualche modo sotto il nostro controllo e per cui, di conseguenza, la malattia e in definitiva la morte sono accettate con meno paura.
In un altro passo dici “O kako da me prate Da o meni brinu Umetnica je nevidljiva” (Come fanno a seguirmi A prendersi cura di me l’Artista è invisibile) e poi ammetti che tu stessa non hai l’assicurazione sanitaria (Nemam knjižicu)? È vero?
L’assicurazione sanitaria nella canzone è una metafora dell’insicurezza, del sentirsi non protetti ed indifesi. Non è così importante la mia storia personale, anche se è vero che io non ho la tessera sanitaria dato che il sistema sanitario serbo non fornisce assistenza sanitaria gratuita agli artisti. Quindi siamo invisibili e io mi chiedo chi si prenderà cura di me. Alla salute è dato al giorno d’oggi un valore altissimo e viene inoltre veicolato in modo bizzarro il messaggio che salute è uguale a giovinezza. Da un lato siamo disorientati da una montagna di cose, comprovate e non, che promettono la salute. Seguendole, entriamo nel vasto campo dei consumi e paghiamo di tasca nostra poiché il supporto del sistema sanitario nazionale è scarso e la sanità sta diventando sempre più inaccessibile e costosa. Anche con l’assicurazione sanitaria siamo quindi in una situazione in cui dobbiamo il più delle volte pagare molto per fare qualsiasi tipo di esame. E non tutti se lo possono permettere.
Che tipo di reazione ti aspetti dal pubblico in Italia?
Il testo non lo tradurremo e canteremo in lingua serba senza i sottotitoli, poiché purtroppo non sono permessi; spero che riusciremo a mantenere l’attenzione del pubblico che sentirà il pezzo per la prima volta quella sera. Non so cosa aspettarmi, in linea di principio non ci penso e faccio quello che mi sento, non importa come verrà accolto.