Imprenditori, non t[]isti
Concorrenzialità e sviluppo economico sono alla base del nuovo approccio regionale del Cremlino al Caucaso del nord. Una strategia che mescola esperienze del passato sovietico a valori capitalistici e che vede i giovani come protagonisti
Durante un incontro con rappresentanti delle ONG del Caucaso del nord lo scorso 19 maggio, il presidente russo Dmitrij Medvedev ha ammesso apertamente che in questa regione il governo di Mosca spesso è sconfitto dai ribelli “nella lotta ideologica per la mente e il cuore della gente, soprattutto dei giovani”. Il riferimento ai “giovani” in questo contesto non è certo casuale. Sempre più frequentemente infatti esponenti del governo russo sottolineano l’importanza di coinvolgere le nuove generazioni nella costruzione di una Russia forte, soprattutto nelle problematiche regioni del Caucaso del nord. Come spesso accade nella Russia contemporanea, anche questa nuova linea di azione parte proprio dal Cremlino. “Uno dei problemi principali nella regione è quello dei giovani. Per mia iniziativa si sta elaborando una strategia riguardante la politica giovanile nel Caucaso settentrionale. È una questione importante e vi dedicheremo i fondi necessari”, ha dichiarato Medvedev.
Simbolo di questo nuovo approccio alle politiche giovanili nella regione è il campo estivo “Casa Caucasica 2010” (Kavkazskij Dom 2010), che si svolgerà nei dintorni di Kislovodsk dall’8 al 27 agosto. Oltre 2.000 giovani tra i 18 e i 30 anni provenienti dal Caucaso russo e da Abkhazia e Ossezia del Sud, parteciperanno a questo evento, che ha due obiettivi principali: dare nuovo slancio all’imprenditoria giovanile e stimolare la pace interetnica. “Se i ragazzi arrivano al nostro campo identificandosi come ‘circasso’, ‘ceceno’ o ‘etnicamente russo’, quando usciranno dovranno sentirsi prima di tutto abitanti di una terra multinazionale, del Caucaso del nord e della Russia,” ha dichiarato il direttore di “Casa Caucasica 2010” Maksim Abrachimov in un’intervista al giornale Otkrytaja. “Il nostro progetto principale oggi è l’accordo interetnico”, gli fa eco Ruslan Mustupaev, responsabile per il Caucaso del nord della sezione giovanile del partito dominante “Russia Unita”, “e affinché la gioventù si possa realizzare dobbiamo fare in modo che nelle repubbliche del Caucaso settentrionale emergano nuovi giovani professionisti”.
Tutti i partecipanti al campo estivo “Casa Caucasica” non solo dovranno partecipare a seminari di “interazione interculturale” ma dovranno anche presentare un progetto che dimostri la loro intraprendenza nel campo degli affari, dei media o che affronti problemi sociali. I migliori 50 progetti selezionati attraverso un concorso otterranno dei finanziamenti. Secondo i sostenitori dell’iniziativa, questo potrebbe essere un modo per dare possibilità ai giovani di farsi notare e di fare carriera senza bisogno di far ricorso a corruzione o all’aiuto di parenti vicini e lontani.
“Anche se coinvolgerà una parte molto piccola dei giovani della regione, ritengo possa essere una iniziativa positiva – commenta Israpil Sampiev, politologo all’università statale dell’Inguscezia – allo stesso tempo, è anche un indicatore del fatto che non esistono normali canali di mobilità sociale e che in questo modo si cerca di sostituire ciò che dovrebbe accadere in modo naturale.”
Vecchi modelli, nuove ideologie
Per la prima volta, il governo russo promuove un progetto di questo tipo nel Caucaso del nord, ma in Russia già da qualche anno è cresciuta l’attenzione verso le politiche giovanili. L’anno della svolta è stato il 2005, quando dopo aver visto l’importanza giocata in Ucraina dal movimento giovanile Pora nei giorni della “Rivoluzione arancione”, la leadership russa ha sostenuto la creazione di organizzazioni giovanili pro-governative che nell’arco di pochi mesi sono riuscite ad organizzare manifestazioni con decine di migliaia di partecipanti. Tra queste, le più note sono Naši e Molodaja Gvardija, sezione giovanile del partito guidato da Putin “Russia Unita”.
Da anni non si vedevano a Mosca cortei di giovani di queste dimensioni e con il crollo dell’Unione sovietica erano venuti a sparire in Russia anche i campi estivi e le politiche giovanili che ai tempi dell’URSS, sotto il fermo controllo della sezione giovanile del Partito comunista, il Komsomol, avevano lo scopo di creare unità tra i vari popoli dell’Unione e di essere luogo di promozione sociale per i giovani provenienti da regioni lontane da Mosca. Ma se l’ideologia comunista che permeava le politiche giovanili dell’epoca è presto scomparsa, a distanza di vent’anni governo russo e giovani attivisti pro-kremlino prendono sempre più spesso a modello le iniziative promosse in quell’epoca.
“Una volta c’era una cosa meravigliosa,” racconta a Osservatorio Ruslan Mustupaev, responsabile di Molodaja Gvardija per il Caucaso settentrionale, “Si chiamava Artek [noto campo estivo situato sulle coste del Mar Nero nell’odierna Ucraina gestito dal Komsomol e dedicato ai giovani più meritevoli, ndr]. Lì ci andavano giovani da tutte le quindici repubbliche dell’URSS. Quando ora diciamo che ci sono forum, campi estivi e scambi culturali facciamo riferimento a iniziative di questo tipo. Questo è ciò che abbiamo preso da allora, perché erano esperienze positive.”
Della stessa opinione anche Marija Kislicyna, responsabile di Naši per le iniziative a sostegno della pace interetnica. “Le politiche giovanili in URSS erano apparentemente molto efficaci per quanto riguarda le relazioni interetniche e si può prendere esempio dall’esperienza accumulata in quegli anni”, commenta Marija, intervistata a Mosca da Osservatorio, ma precisa subito che “ciò che invece non deve accadere sono pressioni sulla personalità, la libertà di parola è una grande conquista degli ultimi anni che non bisogna perdere in nessun caso.”
Concorrenzialità e sviluppo, tra Mosca e il Caucaso
È comunque indubbio che le attuali politiche giovanili in Russia siano uno strumento che non si limita solamente a diffondere una forma di patriottismo inclusiva o idee di tolleranza, ma che mira allo stesso tempo a sostenere l’attuale leadership del Paese e a diffondere uno specifico set di valori tra le nuove generazioni. Ne sono chiaro esempio le iniziative promosse negli scorsi mesi dall’”Agenzia federale per gli affari giovanili” a partire dal campo estivo Seliger, principale evento per i giovani organizzato dal governo nel corso del 2009, che durante l’estate ha ospitato circa 40.000 ragazzi e ragazze provenienti da tutta la Federazione Russa. Il palco centrale di questo campo estivo, ampiamente finanziato da fondi pubblici, era decorato con due gigantografie alte circa cinque metri rappresentanti il profilo di Dmitrij Medvedev e Vladimir Putin, frequentemente dipinti come veri eroi della transizione russa e della ritrovata forza di Mosca a livello internazionale negli ultimi anni.
Capirete che patriottismo
è sinonimo di capacità
di essere concorrenziali
Il taglio netto con il passato sovietico è però evidente soprattutto per l’attenzione dedicata in questo ambito allo sviluppo economico e al mondo degli affari, come emerge chiaramente da un testo indirizzato ai giovani pubblicato su un sito governativo che promuove iniziative di questo tipo: “Capirete che patriottismo è sinonimo di capacità di essere concorrenziali, cioè l’abilità di fare qualcosa di nuovo, di meglio, più velocemente o a costo inferiore di qualsiasi altro sul pianeta”.
Concorrenzialità e sviluppo economico sembrano essere diventate le vere parole chiave della leadership russa non solo per ridare slancio al Paese a livello internazionale, ma anche per riportare stabilità nel Caucaso. Simbolo della nuova strategia di Mosca in Caucaso del nord più incentrata sullo sviluppo economico che sull’uso della forza è Aleksandr Khloponin, ex-governatore della regione di Krasnojarsk dove si è distinto per le sua capacità di attrarre investimenti, nominato a inizio 2010 a capo del distretto federale che unisce le sei repubbliche del Caucaso del nord e la vicina regione di Stavropol’. Per il momento però, questa politica non sembra essersi ancora tradotta in pratica e si denota una grande disomogeneità nello stile di governo dei leader locali e nell’approccio del Cremlino alle singole repubbliche, alcune delle quali sono quotidianamente teatro di attentati terroristici e di scontri tra ribelli e forze dell’ordine.
Emergono comunque dei chiari tentativi di stabilire un nuovo approccio regionale, a partire della pianificata costituzione di una università di qualità a Stavropol’ dedicata agli studenti di tutto il Caucaso del nord. Anche il campo estivo “Casa Caucasica” programmato per il mese di agosto punta ad aumentare l’interazione e l’integrazione tra le repubbliche della regione e i diversi gruppi etnici che vi abitano.
Nel migliore dei casi, serviranno anni perché questo tipo di approccio porti dei frutti visibili e molto dipenderà da come sarà implementato nei fatti e quanto spazio verrà concesso in questo tipo di iniziative a idee politiche e concetti di identità differenti. E’ comunque rilevante che al Cremlino qualcuno abbia deciso di provare a guardare ai giovani caucasici non come potenziali terroristi, ma come potenziali imprenditori.