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Il ruolo dell’associazionismo nella futura gestione delle risorse idriche: l’esperienza croata
Intervento di Dusica Radojcić, Zelena Istra (Istria Verde) – Croazia
Io rappresento l’associazione regionale Istria Verde. Istria è una regione che confina con la Slovenia e si trova a pochi chilometri dalle coste italiane, dividiamo lo stesso mare e le stesse problematiche quindi la creazione di questa rete trans-nazionale che abbiamo chiamato Adriatic Greenet, o come mi piace chiamarla Agreenet, è un esempio di come, in pratica, funzionano queste reti internazionali e quali benefici hanno tutte le parti che ne fanno parte.
La creazione di questa rete è successa in modo naturale perché tutti i paesi che, come l’Italia, si trovano sulle sponde dell’Adriatico hanno capito, che i problemi di questo mare si riflettono su tutte le sponde, dunque si è capito che abbiamo bisogno di attività comuni per provare a fermare questi trend negativi, quindi abbiamo fatto delle campagne, delle attività comuni. Nella fase di costituzione del nostro network, il governo croato, ha firmato l’appoggio alla realizzazione del progetto con il quale s’intende portare la nafta russa attraverso gli oleodotti esistenti, che, però, vanno integrati nel nord Adriatico, dunque la Russia sta cercando nuovi sbocchi commerciali e la via dell’Adriatico è quella più vicina, il nostro governo, soltanto un paio di mesi dopo la catastrofe del tanker Prestige ha firmato questo contratto politico, il progetto stesso non è stato ancora firmato e non si sa nemmeno, per nostra fortuna, quando e se sarà firmato, perché l’opinione pubblica in Croazia, grazie al network delle organizzazioni ambientaliste croate, è fortemente contraria alla realizzazione di questo progetto.
Quando il nostro governo ha firmato quest’appoggio politico si era scordato, per modo di dire, di spiegare al pubblico quali sono i pericoli che porta con se, cioè la possibilità di avarie che è molto grande. Dato che la Croazia non fa parte della comunità europea, non ha accettato i pacchetti ERICA 1 ed ERICA 2 sulla sicurezza, quindi il paese non ha assolutamente i mezzi d’intervento in caso di sversamenti improvvisi di petrolio in mare. Nonostante tutto si è creato un buon clima, per esempio; la IANAF, che è l’azienda che dovrebbe creare questo progetto dalla parte croata, diceva, quando noi s’insisteva per fare uno studio d’impatto ambientale, che non era necessario, dato che, l’oleodotto già esisteva. Sulla nostra insistenza, invece, l’ex ministro dell’ambiente, ha detto che invece era assolutamente necessario, perché c’è il problema piuttosto delicato delle acque di zavorra che non è molto facile da risolvere, quindi, in questo momento, siamo riusciti a ritardare la realizzazione di questo progetto, dato che, per fare uno studio d’impatto ambientale ci vorrà almeno un anno.
Uno degli argomenti più forti che noi portiamo per tentare di fermare questo progetto è che; la costa croata è ancora molto ben conservata, la nostra risorsa principale è il turismo, che si è sviluppato molto nella regione dove si dovrebbe trovare questo terminal petrolifero. Questa zona, in un anno, guadagna circa ottocento milioni di dollari , questi sono i dati ufficiali, invece, questo progetto, nella prima fase guadagnerebbe trenta milioni di dollari l’anno, nell’ultima fase, dopo quindici anni, ottanta milioni di dollari. Questo dovrebbe essere un argomento sufficiente per non entrare in un progetto con così grandi rischi. Ci vorrà ancora molto impegno da parte delle organizzazioni ambientaliste, nazionali e internazionali, infatti chiedo il vostro aiuto per portare all’attenzione di tutti la notizia di questo progetto che potrebbe avere delle conseguenze molto gravi per il nostro mare.